martedì 29 novembre 2016

No Nobel? No party







...keep a clean nose / watch the plain clothes / you dont't need a weatherman / to know which way the wind blows” (1)
(subterranean homesick blues)

NO NOBEL? NO PARTY
di Gianni Sartori

Alla fine sembra che Robert Zimmerman (nato nel 1941 e diventato Bob Dylan, in onore del poeta Dylan Thomas, solo nel 1962 ) questo premio Nobel andrà a prenderselo, magari l'anno prossimo in occasione di un concerto a Stoccolma.
Legittimi, per quanto scontati, gli “atroci dubbi”  alla Nanni Moretti: per farsi maggiormente notare è meglio presenziare a qualche cerimoniale o evitare di andarci?
Scarterei invece il paragone con gli illustri precedenti di Jean-Paul Sartre (nel 1964) e di George Bernard Shaw (nel 1925) ( 2).
Anche perché Sartre avrebbe comunque ritirato il premio in denaro in un secondo tempo, forse per devolverlo a qualche nobile causa o per rimediare ad un periodo di ristrettezze finanziarie. Quanto allo scrittore irlandese, alla fine si lasciò convincere ad accettare il premio, ma volle che il denaro venisse utilizzato per la traduzione dallo svedese dell'opera di Strindberg.
Del resto quello di Bob Dylan non sarebbe stato il primo caso di Nobel accettato ma non ritirato. Qualcosa del genere era accaduto con Harold Pinter e con Doris Lessing (forse per ragioni di salute).
Un possibile segno premonitore del mezzo rifiuto di Bob Dylan andrebbe cercato scandagliando i fondali di qualche sua vita precedente…  Nel 1963 il Comitato di Emergenza delle Libertà Civili gli aveva attribuito il premio Tom Paine come riconoscimento del suo impegno a favore dei diritti, della pace e della libertà. E' lo stesso Dylan a raccontare quanto accadde all'Hotel Americana dove si svolgeva la cerimonia: “Appena arrivato lì, mi sono sentito male. Prima di tutto non hanno lasciato entrare quelli che erano con me: non erano vestiti bene, o cose del genere. Allora ho cominciato a bere, ho guardato giù dalla pedana e ho visto un mucchio di gente che non aveva niente a che fare col mio tipo di politica. Li ho guardati e mi sono spaventato. Erano quelli che si erano mescolati con la Sinistra negli anni Trenta e che ora stavano sostenendo gli sforzi per i Diritti Civili. Questo era bello da parte loro, ma avevano anche visoni e gioielli e pareva che dessero i loro soldi per un senso di colpa. Mi sono alzato per andarmene, ma mi hanno seguito e ripreso dicendomi che ero costretto (forse la “parola chiave” nda) ad accettare il premio. Quando mi alzai per fare il mio discorso stavano parlando dell'uccisione di Kennedy e dei monaci buddisti in Vietnam...io parlai di Lee Oswald..e loro hanno cominciato a fischiare. Mi guardavano come fossi un animale “.
Certo, in questo frangente si trattava di un parterre di radical-chic (o se preferite gauche-cavial) ante litteram, mentre alla consegna del Nobel presenziano autorevoli accademici, ma qualche analogia non manca.
Forse Dylan temeva di sentirsi “fuori posto”. A modo suo resta pur sempre un “disadattato”. per quanto di successo (da adolescente scappò di casa almeno sette volte...”e l'ultima fu la volta buona”).
Oppure davvero non sapeva come reagire al premio, presumibilmente inaspettato. Non stava quindi facendo le bizze, i capricci, e nemmeno ha voluto “rovesciare il sistema”.
A questa eventualità non ha mai pensato seriamente; anche all'epoca eroica dei suoi esordi (song to woody, blowing in the wind, master of war, a hard rain's gonna fall, the time they are a-changin'...) NON è mai stato un secondo Woody Guthrie (3), tantomeno un altro Joe Hill (4).
Li imitava, semplicemente.
E se l'avesse fatto solamente per tutelare la propria persona? Per non restare inchiodato al simbolo (“qualcosa di più di un idolo” sentenziava Bertoncelli ancora nel 1973) che lui stesso ha contribuito ampiamente a creare. Ricordo che l'immagine di se stesso come una farfalla trafitta dallo spillo da entomologo è stata una sua ossessione ricorrente. Dylan è solito rifiutare i bis, in qualche occasione si è alzato a metà concerto andandosene via non sopportando fischi o contestazioni (soprattutto all'epoca dei suoi improvvisi cambi di stile: dal folk al rock, dalla chitarra acustica a quella elettrica, dalla protesta all'intimismo bucolico, stile Nashville...passando per qualche crisi mistica). Come disse una volta ai fans sovraeccitati: “non sono il vostro juke-box”.


1) Da questi versi (“pulisciti il naso / e stai attento agli agenti in borghese / non hai bisogno di un meteorologo /  per sapere da che parte soffia il vento”) presero ispirazione i giovani contestatori delusi dalla politica dei gruppi studenteschi pacifisti (come SDS) giudicata sterile e inconcludente.
Il movimento dei “ Weatherman”, costituito principalmente da militanti radicali bianchi, si oppose con sabotaggi e azioni dirette alla guerra in Vietnam colpendo  centri di reclutamento, aziende legate alla produzione bellica, stazioni di polizia, centrali della CIA.
Tra gli obiettivi maggiormente danneggiati: IBM, Mobil Oil, General Motors, Chase Manhattan Bank di New York, Bank of America e, perfino, una sede segreta della CIA di Ann Arbor che in seguito venne chiusa. Non risulta che Bob Dylan abbia mai espresso interesse per questo “esproprio” dei versi di una sua lirica, tanto meno che abbia dedicato canzoni ai ribelli di allora.
A parte quella per un suo sfortunato coetaneo afroamericano, George Jackson (militante Black Panther assassinato in prigione nel 1971, la sua morte innescò la grande rivolta nel carcere di Attica), scritta fuori tempo massimo, a due anni ormai dall'inversione di rotta epocale e irreversibile di Nashville Skyline (1969). Niente più che un momentaneo “ritorno al passato” prontamente rimosso e dimenticato.
Un'ultima citazione per l'organizzazione che dei Weatherman può essere considerata la versione britannica, l'Angry Brigade (Brigata arrabbiata). Del resto anche Londra aveva il suo, per quanto modesto, Vietnam: l'Irlanda del Nord.

2) Nella circostanza Shaw fu particolarmente caustico verso la prestigiosa Accademia svedese: “Posso perdonare Alfred Nobel per aver inventato la dinamite, ma solo un demone con sembianze umane può aver inventato il Premio Nobel".
Altra coincidenza: Shaw e Dylan hanno vinto entrambi sia il Nobel che l'Oscar.


3)Woodrow Wilson Guthrie (1912 – 1967),  uno dei padri nobili della canzone di protesta. Seppe coniugare abilmente il blues dei Neri con il folk di matrice bianca e, oltre a Dylan, con la sua musica influenzò Joan Baez, Bruce Springsteen, Phil Ochs...
Censurato alla radio, pesantemente controllato dal FBI e, durante il maccartismo, dalla Commissione per le attività antiamericane in quanto comunista, girava gli Stati Uniti con una chitarra su cui stava scritto “This machine kills fascists”. Nel 1961 Bob Dylan si recò in autostop al Greystone Hospital, un misero sanatorio del New Jersey dove Woody, ammalato da tempo del morbo di Huntington, si allenava a tirare le cuoia, trascorrendo una mezza giornata con lui. “This land is your land” rimane la canzone più nota e universalmente riproposta di Guthrie.

4)Joe Hill (1879 – 1915), figlio di un ferroviere svedese (come Nobel, coincidenza) si chiamava in realtà Joel Emmanuel Hagglund. Minatore, boscaiolo, facchino, hobo e attivo militante sindacale, viene considerato il precursore della canzone proletaria statunitense, quella legata alle lotte dei Wobblies (IWW, Industrial Workers of the World). Le sue canzoni (Rebel Girl, The preacher and the slave, Casey Jones...) vennero raccolte nel “IWW Little Red Songbook” diffondendosi tra i lavoratori in lotta di ogni angolo degli Stati Uniti e anche all'estero. Accusato su base indiziaria di omicidio, vittima presumibilmente dei “boss del rame” dell'Utah (all'epoca lavorava in una miniera di Salt Lake City e si era opposto al loro dominio incondizionato), Joe Hill venne condannato a morte. Sarà fucilato il 19 novembre 1915 nonostante una vasta campagna internazionale che proclamava la sua innocenza, una mobilitazione analoga a quella di qualche anno dopo per altri due lavoratori immigrati condannati alla sedia elettrica, Sacco e Vanzetti. In sua memoria vennero scritte molte canzoni: La più nota è sicuramente “I dreamed i save Joe Hill last Night” (di cui si ricorda l'emozionante esibizione di Joan Baez a Woodstock nel 1969), colonna sonora di un film sul militante rivoluzionario assassinato.
Su quella stessa musica, con precisi riferimenti al ritornello di «I dreamed i save Joe Hill last Night» anche nel testo, Pino Masi (cantautore di riferimento per Lotta Continua) scrisse «Quello che mai potranno fermare» – conosciuta anche come «Ho fatto un sogno questa notte» dedicandola a Franco Serantini; una canzone che talvolta viene confusa con altre due, scritte per Serantini da Piero Nissim e Ivan Della Mea.

novembre 2016

ALCUNE CANZONI DI BOB DYLAN
(traduzione di Stefano Rizzo – Newton Compton Editori - 1972)


song to woody    (1962)

I'm out here
a thousand miles from home
walking a road
other men have gone down
I'm seeing a new world
of people and things
hear paupers and peasants
and princes and kings

hey hey woody guthrie
I wrote you a song
about the funny old world
that's coming along
seems sick and it's torn
it looks like it's dying
and it's hardly been born

hey woody guthrie
but I know that you know
all the things I'm a singing
and a many time more
I'm singing you this song
but i can't sing enough
'cause there's not many men
that've done the things you've done

here's to cisco and sonny
and leadbelly too
and to all the good people
that travelled with you
here's to the hearts
and the hands of the men
that come with the dust
and are gone with the wind

I'm leaving tomorrow
but I could leave today
somewhere down the road
someday
the very last thing
that I'd want to do
is to say
I've been hitting some hard travelling too


canzone per woody   

sono quaggiù all'aperto
mille miglia da casa
cammino per una strada
che altri uomini hanno percorso
vedo un mondo nuovo
di gente e di cose
ascolto poveri e contadini
principi e re

ehi ehi woody guthrie
ti ho scritto una canzone
su questo vecchio buffo mondo
che va per la sua strada
sembra malato ed è affamato
è stanco ed è lacerato
sembra che stia per morire
ed è appena nato

ehi woody guthrie
ma io so che tu sai
tutte le cose che canto
e molte altre di più
ti canto questa canzone
ma non posso cantare abbastanza
perché non sono molti gli uomini
che hanno fatto quello che hai fatto tu

e la dedico a cisco e a sonny
e anche a leadbelly
e a tutti gli uomini buoni
che hanno viaggiato con te
la dedico al cuore
e alle mani degli uomini
che vengono con la polvere
e se ne vanno col vento

me ne vado domani
ma potrei partire oggi
da qualche parte lungo la strada
un giorno
proprio l'ultima cosa
che vorrei fare
è poter dire
ho fatto anche io molta strada


blowing in the wind    (1963)

how many roads must a man walk down
before you can call him a man
yes 'n how many seas must a white dove sail
before she sleeps in the sand
yes and how many times must the cannonballs fly
before they're forever banned
the answer my friend is blowing in the wind
the answer is blowing in the wind


yes and how many years can a mountain exist
before it is washed to the sea
yes and how many years can some people exist
before they're allowed to be free
yes and how many times can a man turn his head
and pretend that he just doesn't see
the answer my friend is blowing in the wind
the answer blowing in the wind


yes and how many times must a man look up
before he can see the sky
yes and how many ears must one man have
before he can hear people cry
yes and how many deaths will it take till he knows
that too many people have died
the answer my friend is blowing in the wind
the answer is blowing in the wind


soffia nel vento


quante strade deve percorrere un uomo
prima di poterlo chiamare uomo
e quanti mari deve navigare una bianca colomba
prima di dormire sulla sabbia
e quante volte debbono volare le palle di cannone
prima di essere proibite per sempre
la risposta amico soffia nel vento
la risposta soffia nel vento

e quanti anni può una montagna esistere
prima di essere spazzata verso il mare
e quanti anni possono gli uomini esistere
prima di essere lasciati liberi
e quante volte può un uomo volgere il capo
e fare finta di non vedere
la risposta amico soffia nel vento
la risposta soffia nel vento

e quante volte deve un uomo guardare in alto
prima di poter vedere il cielo
e quanti orecchi deve un uomo avere
prima di poter sentire gli altri che piangono
e quanti morti ci vorranno prima che lui sappia
che troppi sono morti
la risposta amico soffia nel vento
la risposta soffia nel vento

masters of war      (1963)

come you masters of war
you that build the big guns
you that build the death planes
you that build all the bombs
you that hide behind walls
you that hide behind desks
I just want you to know
I can see through your mask

you that never done nothing
but build to destroy
you play with my world
like it's your little toy
you put a gun in my hand
and you hide from my eyes
and you turn and run farther
when the fast bullets fly

like judas of old
you lie and deceive
a world war can be won
you want me to believe
but I see through your eyes
and I see trough your brain
like I see trough the water
that runs down my drain

you fasten all the triggers
for the others to fire
and then you set back and watch
when the death count gets higher
you that hide in your mansion
as young people's blood
flows out of their bodies
and is buried in the mud

you've thrown the worst fear
that can ever be hurled
fear to bring children
into the world
for threatening my baby
unborn and unnamed
you ain't worth the blood
that runs in your veins

how much do I know
to talk out of turn
you might say that I'm unlearned
but there's one thing I know
though I'm younger than you
that even Jesus would never forgive
what you do

let me ask you one question
is your money that good
will it buy you forgiveness
do you think that it could
I think you will find
when your death takes its toll
all the money you made
will never buy back your soul

and I hope that you die
and your death will come soon
I'll Follow your casket
on a pale afternoon
and I'll watch while you're lowered
down to your deathbed
and I'll stand over your grave
till I'm sure that you're dead


padroni della guerra

venite padroni della guerra
voi che costruite i grossi cannoni
voi che costruite gli aeroplani di morte
voi che costruite tutte le bombe
voi che vi nascondete dietro i muri
voi che vi nascondete dietro le scrivanie
voglio solo che sappiate
che posso vedere attraverso le vostre maschere

voi che non avete mai fatto nulla
se non costruire per distruggere
voi giocate con il mio mondo
come se fosse il vostro piccolo giocattolo
voi mettete un fucile nella mia mano
e vi nascondete dai miei occhi
e vi voltate e correte lontano
quando volano le veloci pallottole
come giuda dei tempi antichi
voi mentite e ingannate
una guerra mondiale può essere vinta
voi volete che io creda
ma io vedo attraverso i vostri occhi
e vedo attraverso il vostro cervello
come vedo attraverso l'acqua
che scorre giù nella fogna

voi caricate le armi
che altri dovranno sparare
e poi vi sedete e guardate
mentre il conto dei morti sale
voi vi nascondete nei vostri palazzi
mentre il sangue dei giovani
scorre dai loro corpi
e viene sepolto nel fango

avete causato la peggior paura
che mai possa spargersi
paura di portare figli
in questo mondo
poiché minacciate il mio bambino
non nato e senza nome
voi non valete il sangue
che scorre nelle vostre venerdì

che cosa so io
per parlare quando non è il mio turno
direte che sono giovane
direte che non so abbastanza
ma c'è una cosa che so
anche se sono più giovane di voi
che perfino Gesù non perdonerebbe
quello che fate

voglio farvi una domanda
il vostro denaro vale così tanto
vi comprerà il perdono
pensate che potrebbe
io penso che scoprirete
quando la morte esigerà il pedaggio
che tutti i soldi che avete accumulato
non serviranno a ricomprarvi l'anima

e spero che moriate
e che la vostra morte venga presto
seguirò la vostra bara
un pallido pomeriggio
e guarderò mentre vi calano
giù nella fossa
e starò sulla vostra tomba
finché non sarò sicuro che siete morti


Modena, chiusura scuole per referendum: la Cub Scuola diffida i Dirigenti scolastici per irregolarità

Comunicato della Cub Scuola di Modena

La Cub Scuola di Modena ha diffidato diversi Dirigenti scolastici della provincia di Modena per irregolarità nella chiusura degli istituti in vista del referendum del 4 dicembre. In alcuni istituti, infatti, i Dirigenti hanno predisposto per il 2 dicembre chiusure anticipate imponendo arbitrariamente ai docenti una riduzione dell’orario di lavoro con obbligo di recupero delle ore. Sono numerose le segnalazioni che ci stanno arrivando in queste ore: una vera e propria violazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro, che all'articolo 28 comma 4 prevede esplicitamente che il piano di lavoro dei docenti sia deliberato “dal collegio dei docenti nel quadro della programmazione dell’azione didattico-educativa” e che  “con la stessa procedura” sia modificato nel corso dell’anno scolastico “per far fronte a nuove esigenze”.

Questi Dirigenti hanno deciso, invece, di scavalcare il collegio docenti e modificare il piano orario tramite imposizione arbitraria. Non solo: viene anche imposto il recupero delle ore nonostante sia il Contratto nazionale che il Codice civile su questo punto siano chiari: nessun obbligo di recupero delle ore può essere in posto nel caso di chiusura degli istituti per cause di forza maggiore, tra cui gli eventi elettorali (si veda l’art. 1256 del Codice civile). Invitiamo i lavoratori che hanno riscontrato simili irregolarità nei propri istituti a segnalarceli tempestivamente a questo indirizzo: cubmodena@tiscali.it. Auspichiamo un pronto intervento dell’Ufficio scolastico provinciale e regionale per sanare queste irregolarità.

Probabilmente è questo uno degli effetti della cosiddetta Buona scuola: i Dirigenti scolastici si sentono liberi di scavalcare il Contratto collettivo nazionale di lavoro. A rimetterci sono i lavoratori e le lavoratrici della scuola, ma anche la qualità della didattica. L’anno scolastico è cominciato nel peggiore dei modi: carenza di insegnanti di numerose discipline (a causa delle deportazioni di massa in altre provincie), mancanza di insegnanti di sostegno, docenti del potenziamento in soprannumero inutilizzati (o utilizzati solo come tappabuchi, come insegnanti di serie C, e persino senza un orario di lavoro fisso). Sono solo alcuni dei tanti motivi per continuare a lottare contro questa “cattiva scuola”.

CUB SCUOLA MODENA

lunedì 28 novembre 2016

Intervista a Ivan Maddaluni a cura di Fabiana Stefanoni per PROGETTO COMUNISTA*

Ferrovieri e lavoratori dei trasporti: scioperi in corso!
La lotta contro le privatizzazioni e contro gli attacchi al diritto di sciopero




Intervista a Ivan Maddaluni, a cura di Fabiana Stefanoni


Intervistiamo in questo numero di Progetto Comunista Ivan Maddaluni, ferroviere, attivista della Cub Trasporti e militante del Fronte di Lotta No Austerity.


Ivan, tu sei un ferroviere, per questo rappresenti una delle categorie di lavoratori più colpite dagli attacchi padronali e governativi. Come sono oggi le condizioni di vita e di lavoro dei ferrovieri in Italia e, più in generale, quelle dei lavoratori dei trasporti?

Come ferrovieri veniamo da due CCNL (Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro; NdR) consecutivi fortemente al ribasso, con i quali Cgil, Cisl, Uil, Ugl e anche Orsa, nell'ultimo contratto, hanno concesso alla azienda l'aumento da 36 ore settimanali a 38, la riduzione degli intervalli tra turno e turno, l'aumento pesante del fuori residenza e dei ritmi lavorativi, lo spacchettamento dell'azienda, la privatizzazione e l'esternalizzazione di servizi e lavorazioni, l'appesantimento del clima repressivo, che ha portato anche a licenziamenti di ferrovieri impegnati in battaglie per la sicurezza. A tutto ciò si aggiunge che la categoria è stata tra le più colpite dalla legge Fornero con un aumento per alcune figure professionali di 9 anni dell'età pensionabile, oltre l'età media di vita di queste categorie.
Se estendiamo lo sguardo ad altre categorie dei trasporti la situazione è ancora più drammatica; in Alitalia la privatizzazione ha causato una mattanza di migliaia di posti di lavoro, spesso falciando sistematicamente le realtà più combattive, come successo negli Aeroporti Romani, dove i compagni della Cub Trasporti sono lasciati a casa, persino dopo aver vinto la causa per essere stati ingiustamente licenziati.
Nel TPL (Trasporto Pubblico Locale) invece la privatizzazione selvaggia degli ultimi anni ha cancellato diritti e tutele dei lavoratori, che hanno perso diverse centinaia di euro sugli stipendi, nonostante l'aumento dei ritmi lavorativi e parchi mezzi vetusti e poco sicuri.
Peggio ancora la realtà degli appalti: una giungla senza regole dove lo sfruttamento regna sovrano e dove, con il nuovo codice degli appalti, sono state anche cancellate le clausole sociali, che garantivano la riassunzione dei lavoratori in caso di cambio di appalto.
Di fronte a tutto ciò però i lavoratori non sono stati inermi e in molti settori sono iniziate lotte dure e determinate; come ferrovieri ad esempio siamo al 14° sciopero nazionale unitario di tutti i sindacati di base presenti, una mobilitazione che ha fermato, almeno per ora, ulteriori peggioramenti già prospettati da azienda e sindacati collusi.


Tra gli ostacoli che incontrate quotidianamente, quando rivendicate i vostri diritti, ci sono anche le leggi antisciopero, che sono particolarmente dure nel vostro settore (e si inaspriscono sempre più). Puoi parlarcene?

La legge 146 che regolamenta lo sciopero nei cosiddetti servizi essenziali, dicitura molto labile usata da Renzi persino per fermare le mobilitazioni dei lavoratori del Colosseo, è particolarmente restrittiva nei trasporti, dove per dichiarare sciopero sono obbligatori 20 giorni di preavviso (10 di avviso e 10 per proclamazione), non si può inoltre scioperare se vi sono altri scioperi già proclamati (spesso strumentalmente) nel settore per stesso ambito territoriale nell'arco di 10 giorni, né in corrispondenza di festività o eventi (per Expo siamo stati precettati due volte). Inoltre la legge non consente scioperi per più di 24 ore consecutive.
Il mancato rispetto delle regole comporta non solo multe micidiali per le OOSS (le organizzazioni sindacali; NdR) ma anche sanzioni pesanti per i lavoratori che possono rischiare anche il licenziamento; si tratta in effetti di una regolamentazione degli scioperi fra le più restrittive del mondo, eppure Renzi e sindacati concertativi vogliono ulteriormente appesantirla! Un attacco al diritto di dissenso che dobbiamo respingere compatti e decisi.


Il sindacato di cui fai parte, la Cub Trasporti, è tra quelli che più di tutti si è attivato nella costruzione di scioperi e iniziative unitarie del sindacalismo di base e conflittuale. Ci racconti come sono andate le ultime iniziative di sciopero e di coordinamento nel settore dei trasporti?

Gli scioperi hanno riscontrato una partecipazione maggioritaria della categoria. Va detto che sono stati scioperi costruiti dal basso nelle assemblee dei lavoratori che hanno elaborato una piattaforma di rivendicazioni contrattuali alternativa a quella concordata da azienda e sigle complici respingendo, ad oggi, il percorso verso il baratro che si prospettava. Una mobilitazione unitaria di tutto il sindacalismo di base in FS (l'azienda delle Ferrovie dello Stato, in via di totale privatizzazione; NdR), che i lavoratori hanno dettato e imposto dalla base.


Come ferrovieri della Cub Trasporti avete sempre prestato la massima attenzione alle lotte dei ferrovieri di altri Paesi (come la Francia e il Belgio, ad esempio). A ottobre a Firenze avete organizzato, insieme con altre realtà della Cub, un convegno internazionale di due giorni sul sindacalismo di base. Quali pensi siano i principali pregi e i principali limiti del sindacalismo conflittuale in Italia? Pensi sia importante la solidarietà internazionale?

La speculazione capitalista è organizzata a livello internazionale e globale, per questo dobbiamo lavorare in rete per fronteggiarla, del resto le dinamiche di privatizzazione che colpiscono il settore trasporti, i servizi essenziali, i beni comuni, sono le stesse in tutto il mondo. Inoltre, anche nei trasporti sono ormai attive multinazionali che speculano sul costo del lavoro e che è possibile fronteggiare solo organizzandoci a livello internazionale; si tratta però al momento soprattutto di una rete informativa e solidale, che deve lavorare ancora molto per costituire lotte internazionali unitarie.
Del resto, e qui vengo ai limiti del sindacalismo di base italiano, oggi l'unità dei lavoratori langue anche da noi ed è osteggiata non solo dalle manovre gattopardesche e interessate dei sindacati confederali maggioritari ma anche dalla tendenza egemonica e autoreferenziale che attraversa, seppur con accenti diversi, tutto il sindacalismo di base.
La due giorni di Firenze servirà per ribadire il nostro percorso di lotta e questi concetti, anche dentro la Cub.


Tu e altri ferrovieri della Cub siete in prima linea nella costruzione del Fronte di Lotta No Austerity, che in queste settimane ha promosso una campagna per uno sciopero generale unitario. Quali pensi dovranno essere le priorità del Fronte di Lotta nella prossima fase?

Il Fronte di Lotta No Austerity ha dimostrato efficacia nella ricerca dell'unità delle lotte e dei lavoratori a prescindere dalla appartenenza di sigla, uno strumento prezioso che a nostro avviso ha ancora molto da dare alle lotte di questo Paese.
Penso che una battaglia urgente e unificante sia proprio quella per la difesa del diritto di sciopero, su questa sicuramente ci concentreremo nei prossimi mesi.


Infine, una domanda più personale. Cosa significa per te l'attività sindacale? Pensi sia uno strumento per costruire un mondo migliore?

L'attività sindacale è in verità uno strumento di difesa contro lo sfruttamento dei padroni, se la intendiamo in senso più politico certamente l'obiettivo deve essere quello di un mondo giusto, estraneo allo sfruttamento capitalista; un riscatto delle masse popolari che può avvenire solo riconquistando la coscienza di lotta di chi è sfruttato ed emarginato, lottando contro razzismo, maschilismo ed egoismo individualista, riscoprendo la volontà e il coraggio della mobilitazione, come esigenza di classe.
Una lotta che per essere vittoriosa deve trovare unità e solidarietà sia sindacale che politica, delle forze antisistemiche e marxiste di questo Paese; per questo continueremo a lavorare.


*Mensile del Partito d'Alternativa Comunista



(13/10/2016)