sabato 22 agosto 2020

Trasporto aereo: allarme rosso Covid-19

Sono state tante le lettere, gli esposti ed i comunicati che Cub Trasporti ed AirCrewCommittee hanno prodotto a sostegno della tutela della salute dei lavoratori dal contagio del coronavirus: la prima risale al gennaio 2020, quando il pericoloso Covid-19 era solo un lontano pericolo che riguardava la Cina. Oggi, mentre all’orizzonte si fa concreta la recrudescenza della pandemia, è opportuno lanciare l’allarme e pretendere la massima tutela per i lavoratori.

IL VIRUS CORRE MOLTO PIÙ VELOCE DELLE TURBINE…

Quando sono i profitti a comandare, la memoria è facile a perdersi, eppure sono passati solo pochi mesi dall’arrivo perentorio del Covid-19, in Italia come in Europa, soprattutto per mezzo del trasporto aereo, creando una crisi sanitaria ed economica che i lavoratori difficilmente dimenticheranno. Come è stato inammissibile continuare a volare senza nessuna precauzione tra gennaio e febbraio 2020, allo stesso modo è stata inaccettabile la riapertura dei voli senza rigidissime prescrizioni e la massima tutela per i lavoratori e per i passeggeri a giugno/luglio. Inaccettabile e vergognoso, ad esempio, il mancato distanziamento sugli aerei: di nuovo è necessario rincorrere i positivi (molto più veloci degli aerei) con chiusure, quarantene e tamponi rapidi, provenienti dai Paesi a “rischio”.

I LAVORATORI NON POSSONO CONTINUARE AD ESSERE CARNE DA MACELLO

Nell’incertezza e nell’indeterminatezza delle misure adottate sono stati i lavoratori di terra e di volo a subire la maldestra e spregiudicata gestione del traffico aereo, ove a prevalere è sempre valida la “ragion di Stato” del profitto privato sul buonsenso della tutela della salute pubblica (…non si spiega altrimenti la mancata chiusura dei voli da/per gli USA, il Paese con più contagi e morti!). La decisione di revocare l’obbligo del distanziamento sugli aeromobili, procedendo in deroga a specifiche normative a tema, è emblematica: una misura pericolosa ed insensata, assunta anche dal Governo italiano per ubbidire alle pressioni delle compagnie, soprattutto delle Low Cost, che hanno, più di altre, la necessità di riempire i voli per far tornare i conti (…alcune compagnie stanno rivedendo tale misura, accorgendosi che i passeggeri non si fidano delle storielle sui filtri Hepa…!). Ridicola la scusa dei filtri Hepa, che renderebbero l’aria della cabina assimilabile a quella di una sala operatoria (sic!): imbarazzante metafora del livello raggiunto da alcuni scienziati “embended”, al servizio del potere del denaro. Tra l’altro sono stati redatti studi internazionali che smentiscono tale tesi, a cui hanno fatto seguito dichiarazione di alcuni dei membri del comitato tecnico scientifico considerandola una corbelleria. Si pensi cosa possano fare i filtri Hepa su un volo di lungo raggio, in cui i passeggeri si tolgono la mascherina per mangiare e girano per l’aeromobile per sgranchirsi le gambe. In tutto ciò si pensi che al personale di volo (sono circa 500 i colleghi di volo posti fino ad oggi in isolamento fiduciario, senza notizie chiare su eventuali positivi…alla faccia dei potenti filtri!!!) sono state consegnate solo alcune mascherine di carta, invece di dotarli di maschere FP2-3, di guanti e occhiali/visiere protettivi, dotazioni che devono diventare stringenti in questa fase, insieme al distanziamento sugli aeromobili. Stessa identica situazione la ritroviamo a terra negli aeroporti: gli addetti al check-in, imbarco come anche le rampe, devono affrontare centinaia di passeggeri, di cui molti senza mascherine chirurgiche o con mascherine con filtri, non garantendo protezione ai lavoratori (…giungono in aeroporto come una armata Brancaleone), senza rispettare la regola del distanziamento sociale, con infrastrutture non idonee a tale emergenza, a diretto contatto con documenti, carte d’imbarco e smartphone dei passeggeri. Come per i colleghi di volo, è ora che la mascherina di carta prenda il posto a presidi più sicuri e a dotazioni più adeguate (…il personale di terra non viene informato se è entrato in contatto con passeggeri positivi al Covid). A tale proposito appare risibile ed indegna la misura adottata dalle aziende per rendere più “agile” il lavoro ai colleghi: ha tolto loro le sedie alle uscite d’imbarco al molo E, costringendoli a lavorare turni interi, oltre che con dispositivi di protezione inadeguati, anche in piedi per ore.

 NON È COSÌ CHE RIPRENDEREMO IL VOLO

È evidente che se si vuole davvero contenere la pandemia è necessario, a partire dagli aeroporti e dai porti, assicurare la salvaguardia e la salute dei lavoratori e dei passeggeri: solo garantendo la sicurezza si potrà riacquisire la fiducia dei passeggeri, tornando più velocemente ad una situazione di normalità senza rischi per tutta la collettività. La Cub Trasporti ed Acc hanno inviato una prima lettera il 14 agosto, pronti ad adoperarsi da subito con ulteriori iniziative a tutela di tutti i lavoratori dell’aeroporto di Fiumicino di Alitalia, delle società di Handling e di tutto l’indotto.

LA TUTELA DELLA SALUTE PRIMA DEI PROFITTI

Roma – Fco 22.08.20                        

CUB TRASPORTI / AIRCREW COMMITTEE 

domenica 9 agosto 2020

Solidarietà a Paolo!

Nonostante ci troviamo immersi nell’ennesima vertenza Alitalia, oltretutto in piena pandemia mondiale da Covid-19, non riesco a restare indifferente di fronte ad un fatto accaduto ad un collega Alitalia e attivista sindacale e dirigente della Filt-Cgil. Vorrei indirizzare questa lettera non solo a Paolo, ma anche alle colleghe e ai colleghi che hanno tentato di farsi una propria idea indipendente sull’accaduto. Per arrivare al dunque, tramite una lettera indirizzata da Paolo alla dirigenza della Cgil e resa pubblica, siamo venuti a conoscenza che dopo 16 anni di attività il collega è stato di fatto epurato dal suo ruolo sindacale attraverso una comunicazione telefonica da parte di Alitalia in cui, in data 16 luglio, lo avvisava che dal 1° luglio non era più coperto da permessi sindacali concernenti il suo distacco sindacale.  Ergo, Paolo è stato rimosso dal suo ruolo di dirigente sindacale dalla Cgil con una comunicazione retroattiva fattagli giungere da un ente terzo, Alitalia. Se non ci fossero da difendere decenni di lotte che hanno fatto la storia del nostro movimento operaio, ci sarebbe da ridere!

Da lavoratore e attivista sindacale (Cub trasporti) da 15 anni, mi sento di inviare la solidarietà a Paolo di fronte questo gesto vigliacco e meschino ma che non è nuovo, anzi conferma la deriva e la debolezza che rappresentano ormai determinate cricche sindacali (piccole e grandi), che arroccandosi dentro i loro fortini, a difesa di strutture burocratiche, hanno dimostrato di essere in grado di svendere qualsiasi diritto conquistato dalle lotte dei lavoratori pur di difendere il proprio apparato.

Paolo è un collega, un compagno che stimo personalmente, al quale non ho mai lesinato nessuna critica sulle tante scelte (firme) con cui la sua organizzazione, da anni, si sta rendendo responsabile di licenziamenti, precarietà diffusa, perdita di diritti e salari, il tutto in funzione di padroni e padroncini che continuano ad arricchirsi attraverso lo sfruttamento estremo dei lavoratori.

Questa vicenda ci sembra che dimostri una volta di più la vera natura dell’apparato burocratico Cgil, che ha totalmente tradito decenni di lotte operarie insieme alle direzioni di altre organizzazioni sindacali che, a braccetto con Confindustria, hanno azzerato la democrazia sindacale sui luoghi di lavoro destrutturando lo Statuto dei lavoratori, in ultimo con la firma del Testo unico sulla rappresentanza (1) del 2014, con cui di fatto è stato annullato il dissenso e la partecipazione attiva dei lavoratori nelle scelte che interessano loro stessi, anche attraverso un forte indebolimento del ruolo delle Rsu.

Quello che la direzione Cgil sta facendo a Paolo è grave, a lui va tutta la mia solidarietà: ma è, ahinoi una piccola cosa rispetto a quello che ha fatto ai lavoratori Alitalia, e non solo, in questi anni. Rimanendo nella storia Alitalia basta solo ricordare alcuni fatti: nel 2009 ha sottoscritto uno dei più grandi licenziamenti di massa mai avvenuti (10 mila licenziamenti); nel 2014 (Etihad) nonostante la Filt-Cgil non abbia firmato il licenziamento di 2200 lavoratori, ha epurato dall’alto verso il basso prima la struttura regionale e a seguire quella territoriale e in parte quella aziendale, le quali avevano sostenuto questa posizione, gestendo però poi  la fase clientelare delle uscite (Paolo fu gentilmente spostato dal ruolo sindacale in Alitalia verso altre aziende aeroportuali);  nel 2017 la Filt-Cgil sostenne il Si al referendum, firmando poi la cassa integrazione nonostante il palese dissenso della maggioranza dei lavoratori  (Paolo votò No rendendo pubblico il suo voto). Ed ora, dopo 3 anni di commissariamento, questa Filt-Cgil ha dato, di fatto, il consenso allo smembramento di ciò che rimane della compagnia di bandiera: che sia Holding o più società sta avallando un destino nefasto per tutta la categoria, facendo terra bruciata al suo interno pur di difendere questo piano miliardario…  Ognuno si faccia la propria idea, io a modo mio mi sento di inviare la mia solidarietà a Paolo, esprimendo contestualmente il mio sdegno contro ogni apparato burocratico che pone come sua principale prerogativa la difesa dei propri interessi di bottega, calpestando diritti, rispetto e dignità di ogni singolo lavoratore.

Facendone attivamente parte, ne approfitto infine per invitare tutte le colleghe e i colleghi iscritti a sindacati diversi dal mio, a confrontarsi anche con il Fronte di Lotta No Austerity, che da anni è impegnato nel tentativo di creare un’unità d’azione tra la base di diversi sindacati, al fine di contrastare gli attacchi dei governi e dei padroni, nonché dei burocrati sindacali loro complici.

Daniele Cofani – lavoratore Alitalia

Dirigente Cub -Trasporti

Attivista Fronte di Lotta No Austerity

  1. http://old.frontedilottanoausterity.org/index.php?mod=none_News_bkp&action=viewnews&news=top_1401708982


lunedì 3 agosto 2020

AEROPORTO DI MILANO LINATE

Alitalia non approfitti della crisi da Covid-19 per licenziare e precarizzare i lavoratori‼️

Come attivisti sindacali e lavoratori Alitalia, che da anni subiscono sulla propria pelle le conseguenze nefaste delle politiche industriali di Az, ci poniamo oggi al fianco dei lavoratori di Airport Handling che, in piena pandemia, rischiano anch’essi di perdere il posto di lavoro a causa della decisione, da parte della futura compagnia di bandiera pubblica, di internalizzare le attività di Handling di Linate, svolgendole in autoproduzione.

Parlando di Airport Handling ci riferiamo ad una società di servizi aeroportuali operante negli scali milanesi di Linate e Malpensa, le cui attività furono scorporate (terziarizzate) da Sea (gestore aeroportuale) nel 2014 attraverso la creazione di una società a maggioranza pubblica (55%) e per il restante privata. Sembrerebbe proprio lo stesso “pacchetto” che stanno proponendo per i lavoratori dell’Handling Alitalia, peccato che nel giro di pochi anni Airport Handling ha perso il controllo pubblico mediante una scalata azionaria di Dnata (società in capo ad Emirates) e ora con la mossa di Alitalia di internalizzare le attività, centinaia di colleghi potrebbero perdere il posto di lavoro.

Prima dell’inizio della crisi del settore indotta dal coronavirus, per anni i lavoratori di Airport H. hanno svolto il 75% delle attività di assistenza per Alitalia presso lo scalo di Linate ed ora, con la riapertura dei voli dal 1° agosto, è impensabile ed ingannevole credere che Alitalia possa svolgere i servizi di terra solamente con il suo organico, senza che faccia ricorso ad altro personale precario. Come è impensabile che Airport H. non si adoperi per smantellare le attività di pista attraverso l’uso delle cooperative.

Ci stiamo trovando di fronte ad un’azienda commissariata da 3 anni con soldi pubblici che, oltre a produrre l’ennesimo piano di licenziamenti in casa propria, vuole lasciare a terra anche i colleghi di Airport H., pretendendo poi di sfruttare personale a più basso costo e con diritti assolutamente inferiori, rispetto a quelli previsti per i dipendenti stabili. Come se non gli bastasse la vergognosa fabbrica di precariato che ha creato allo scalo di Fiumicino.

TUTTO CIÒ È INACCETTABILE ANCORA DI PIÙ SE PRODOTTO DA UNA SOCIETÀ PUBBLICA!

Bisogna imporre ad Alitalia l’applicazione della clausola sociale, ovvero assumere il personale che effettua le attività che verranno internalizzare, al fine di garantire loro la continuità di reddito e di occupazione. Non bisogna permettere che venga scaricato sui lavoratori e sulla collettività il costo di operazioni a dir poco opache che, se lasciate passare, potrebbero mettere a repentaglio non solo i lavoratori di Airport H. ma anche i lavoratori Az di Fco come di Lin, nel caso in cui andrà in porto la societarizzazione dell’Handling, seguita dalla probabile esternalizzazione delle attività...

Per questo e non solo, sosteniamo e inviamo solidarietà ai colleghi di Airport H. vittime anch'essi di accordi sindacali e tradimenti che in questa fase critica li sta esponendo ad una situazione di grave difficoltà. Se non fosse del tutto chiaro, questa vicenda sta mettendo ancora di più in evidenza il perverso tentativo, anche di qualche solerte rappresentante politico, di mettere uno contro gli altri i lavoratori, dividendoli per aziende, settori e tipologie contrattuali per poi attaccarli separatamente. 

È sempre più urgente mettere in campo una mobilitazione di tutti i lavoratori del settore aereo ed aeroportuale, come anche dell’indotto, che si opponga a questi continui attacchi che continuiamo a subire fin prima della pandemia: Alitalia negli ultimi 15 anni ha continuato a generare licenziamenti e precarietà nonostante il traffico aereo continuava a crescere a doppia cifra percentuale ogni anno!

BASTA ACCORDI A PERDERE - I LAVORATORI RIPRENDANO LA PAROLA - UNITI SI VINCE!

Roma Fco 02.08.20                                  CUB TRASPORTI / AIRCREW COMMITTEE – ALITALIA