martedì 31 dicembre 2019

CONTROMESSAGGIO DI FINE ANNO 2019

di Diego Bossi (Alternativa comunista)



Care lettrici e cari lettori di CUBlog,

tra poche ore, come di consueto, il capo di uno Stato che non ci appartiene, utile solo a un sistema economico e sociale che ci sfrutta per arricchire una sparuta minoranza di capitalisti in una popolazione mondiale di oltre 7 miliardi di persone, disporrà di tutte le principali reti televisive nazionali per pronunciare un discorso finalizzato a nascondere un'evidenza che le masse popolari vivono quotidianamente sulla propria pelle e che Marx ed Engels già annunciavano nel Manifesto del Partito comunista: "La storia di ogni società è storia di lotte di classi".

Ed è questa lotta di classe che il capo dello Stato dei padroni dovrà nascondere! Noi non potremo certo prevedere le parole del suo discorso, ma conosciamo bene gli assi teorici su cui si baserà: quelli del "siamo tutti sulla stessa barca", dove ognuno deve contribuire a fare la sua parte per salvare il sistema Paese; quelli della sacralità dell'Unione europea e dell'Italia Paese fondatore di questa Unione; quelli dell'elogio ai valori di accoglienza e solidarietà, dell'elogio al volontariato, degli auguri a Sua Santità, della Costituzione e dell'unità nazionale e così via...

Eppure basterebbe poco. Basterebbe, ad esempio, chiedere alle lavoratrici e ai lavoratori, produttori di una ricchezza che non godranno in quanto espropriata a loro dai padroni, se in questo sistema marcio e putrefatto si possano conciliare le esigenze del proletariato a quelle della borghesia, se questo Stato sia il loro Stato o quello di coloro che li sfruttano: esiste veramente una barca che ci ospita tutti? oppure qualcuno è su uno yacht e tutti gli altri su una zattera? questa Europa è utile ai lavoratori o alla borghesia industriale e finanziaria e alle banche? questo Stato manda la Celere a manganellare i padroni che sfruttano gli operai violando le sue stesse leggi o gli operai che picchettano i cancelli delle fabbriche rivendicando i loro diritti basilari? le galere sono piene di proletari o di borghesi? 
Le risposte a queste semplici domande le ha ogni proletario che le vive sulla sua pelle.

C'è una cosa che sta nelle nelle profondità del nostro stomaco, una cosa che ha le sembianze di una sensazione inespressa che tenta di gridare al nostro cuore la sua esistenza, una cosa fatta di rabbia, dolore, gioia, sconfitte, vittorie, lacrime e sorrisi; una cosa più forte di tutto e di tutti, che unisce inesorabilmente una donna africana che ha perso la famiglia nel Mediterraneo per sbarcare sulle nostre coste a una lavoratrice in "esubero" di Auchan rimasta disoccupata; un operaio cileno che sventola la bandiera della rivoluzione sul carro armato di un esercito arreso a una famiglia sfrattata e sgomberata con la forza dalla polizia borghese; una maestra scartata dopo anni di servizio da uno Stato che deve fare cassa a un facchino della logistica; le lacrime del figlio di uno dei 1300 morti sul lavoro l'anno denunciati all'Inail a quelle del figlio di un bracciante in nero morto nei campi del meridione che non verrà mai contato in nessuna statistica.
Questa meravigliosa cosa è la lotta di classe ed è più forte di ogni tentativo, compreso quello che farà il Presidente stasera, di nasconderla. Più forte dei confini nazionali, più forte di ogni razza, etnia, genere, religione e orientamento sessuale; più forte dei sindacati complici che hanno consegnato ai padroni democrazia e rappresentanza dei lavoratori e dei sindacati diretti all'autoreferenzialità e al settarismo da burocrati che non lavorano da anni e che galleggiano sulle spalle dei lavoratori.

Il mio augurio a tutti voi è quello di riconoscere la lotta di classe e ad esprimerla praticandola.
La lotta di classe dipanerà la nebbia del riformismo e delle burocrazie sindacali, del populismo e delle destre razziste; renderà chiaro che chi minacciava di occupare le fabbriche non è nemmeno in grado di occupare il cesso quando va a cagare, e che per questo a cagare ci deve rimanere; che uno sciopero generale non è una sfilata autunnale di poche migliaia di unità proclamata a metà luglio per fare avere due minuti di celebrità al burocrate di turno; che il nostro nemico non è l'immigrato più sfruttato di noi che scappa dal suo Paese e che anzi esso è nostro alleato contro chi sfrutta entrambi; che ogni volta che un uomo opprime e accetta l'oppressione di una donna fa il gioco di chi vuole dividerci e che non esistono ruoli delle donne e degli uomini, ma un'unica guerra di classe per una società libera dallo sfruttamento e dalla barbarie del capitalismo: un governo dei lavoratori per i lavoratori, fino alla libertà nell'uguaglianza!

Trentuno dicembre o primo gennaio; 2019 o 2020: non ha alcuna importanza, per noi. 
Ogni giorno è il giorno della lotta di classe!
Alzo il braccio al cielo e chiudo il pugno. E auguro a ognuno di voi un futuro di lotte e conquiste!