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mercoledì 3 aprile 2019

MANUTENZIONE ALITALIA Un colosso di esperienza e professionalità razziato sull’altare di interessi personali, incapacità gestionale e clientelismo


Sulla storia della Divisione Manutenzione Alitalia abbiamo scritto decine di comunicati di denuncia cercando di raccontare al mondo esterno cosa realmente stava accadendo, anno dopo anno, al polo d’eccellenza aeronautico italiano di quella che fu la nostra compagnia di bandiera. Di migliaia, tra ingegneri e tecnici che componevano l’equipe della Divisione Tecnica, oggi ne rimangono in carica solo qualche centinaio e una grande quantità di metri quadrati di infrastrutture, tra hangar e officine, sono stati completamente dismessi ed abbandonati.

Diminuiscono i lavoratori
ma aumentano i costi

Ad ogni chiusura di attività, tra dirigenti e “soliti noti”, ci raccontavano sempre la stessa storiella dei costi superiori ai benefici e che non c’era nulla di meglio che serrare per essere poi trasferiti in altri lidi, certamente con l’aiuto del sindacato…peccato poi che c’era sempre un hangar o un’officina da chiudere e i lidi pian piano sono andati per terminare ed oggi, attraverso degli approfonditi studi, dopo averlo sostenuto per anni, scopriamo che gran parte delle perdite di Alitalia sono dovute, guarda caso, proprio agli alti costi delle manutenzione inviate presso terzi soprattutto dopo la privatizzazione del 2009 e il “salvataggio” dei capitani coraggiosi.

Da anni vetrina elettorale per politici di ogni rango sistematicamente svaniti dopo ogni votazione

Sono veramente in molti i rappresentanti politici che si sono strappati le vesti dinnanzi il perpetuo smantellamento della DMO, ma mai nessuno è andato oltre le dichiarazioni di rito abbandonando poi al proprio destino un settore d’avanguardia tecnologica con i propri lavoratori. L’ultimo esempio è senza dubbio la chiusura dell’officina motori AMS, un gioiello di tecnologia unico per le sue caratteristiche su territorio nazionale, ceduta in quota parte alla Lufthansa Technick nel 2003, se ne perse il totale controllo dopo la privatizzazione del 2009, concludendo la sua picchiata con il fallimento nel 2015. Know how e professionalità di centinaia di colleghi buttato al macero nel quasi totale immobilismo istituzionale.

Si salvi chi può da un futuro
incerto e da salari da fame

Sono ormai decine i colleghi tra ingegneri, tecnici di linea ed operai che hanno deciso di lasciare Alitalia per approdare in altre compagnie o società in cui viene riconosciuto il valore della propria professionalità a partire dalle questioni salariali, una vera e propria emorragia a cui Alitalia non riesce a mettere un freno in quanto da anni incapace di valorizzare i propri gioielli (in ogni categoria). Tra le cause principali ci sono i peggioramenti contrattuali a cui pensavano di poter sopperire mediante l’attività clientelare, attraverso la quale, si continua ad affidare alle organizzazioni sindacale la selezione dei papabili certificati da ricercare, chiaramente, tra le liste dei propri iscritti.

Si cercano nuovi tecnici mentre rimangono
 inevase le domande di trasferimento

Sembrerebbe che Alitalia stia cercando, attraverso bandi esterni, nuovi tecnici per sopperire alla fuga dei certificati di linea, tra l’altro senza riuscirci, guarda caso, per gli stessi motivi per cui i colleghi hanno deciso di andare via: salari da fame!!! Tutto ciò sta avvenendo mentre ci sono domande inevase di trasferimento verso la linea tecnica, presentate da colleghi che presumibilmente non hanno in tasca la giusta tessera sindacale, o peggio ci sono colleghi licenziati che hanno aspettato anni prima di essere richiamati in servizio, finalmente in questi giorni, nonostante abbiamo ottenuto sentenze di reintegro in vari gradi di giudizio.

È GIUNTO IL MOMENTO DI IMPORRE UN CAMBIO DI PASS0 CHE RIDIA
DIGNITA’ ALL’INTERA CATEGORIA ATTRAVERSO LA RIPRESA AL PIU’ PRESTO DELLE LOTTE!

BASTA DELEGHE IN BIANCO!!!

02.04.19                                                      CUB TRASPORTI – AIRCREW COMMITTEE

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