GOOD
BYE DEMOCRAZIA!
La CUB esclusa dal governo nella trattativa sulla
vertenza Electrolux
di
Diego Bossi (Coordinamento Cub Pirelli Bollate)
Sono le
00.12 della notte tra il 6 e il 7 aprile 2014, quando il
pullman con a bordo 60
lavoratori della Electrolux di Solaro, iscritti e simpatizzanti FLMU-CUB, parte
alla volta di Roma: destinazione Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), in
occasione della trattativa che si terrà l’indomani alle 16.30.
Con loro,
siamo presenti in due del Coordinamento Cub Pirelli di Bollate.
Sono i
numeri di questa missione a svelarci la determinazione dei lavoratori. Delle 28
ore totali che separano l’inizio e la fine di questa trasferta capitolina, 17
ore se le è portate via il viaggio, per un totale di 1200 kilometri con solo
quattro soste; un’ora solo per arrivare davanti al MISE e depositare bandiere,
striscioni e impianto audio che utilizzeremo nel pomeriggio; 4 ore di libertà
comprensive del pranzo; 2 ore per sistemare bandiere, striscione, amplificatore
e attendere l’afflusso di tutti gli altri lavoratori dei quattro siti che
Electrolux conta in Italia. Infine 3 ore di protesta pura, di rabbia, di
frustrazione. Le tre ore che hanno segnato un altro – l’ennesimo – colpo
durissimo alla democrazia sindacale di questo Paese.
Sono le
16.00 di lunedì 7 aprile 2014, una data che tutti dovremmo ricordare, la data
in cui lo Stato dice che no, i lavoratori non possono scegliersi liberamente il
loro sindacato, se vogliono essere considerati dal sistema devono scegliersi il
sindacato che il sistema accetta. Punto.
Ed è così
che all’ingresso del ministero, i delegati RSU della FLMU-CUB, vengono fermati:
“Ci dispiace, non figurate nella lista delle persone accreditate ad entrare”.
Nulla
importa se la FLMU-CUB è il primo sindacato tra gli operai dello stabilimento
Electrolux di Solaro. Nulla importa se i suoi delegati sono stati regolarmente
eletti come tutti gli altri delegati. L’imperativo è uno solo: vietato entrare!
Questo
avrebbero dovuto riportare i giornali. Questa è l’unica vera notizia. Invece
no! Telecamere, interviste, taccuini e notebook hanno prodotto il medesimo
risultato: una serie di articoli fotocopia, dove sono riportate le
dichiarazioni di politici, politicanti e dirigenti (industriali e sindacali).
Signori, va
in scena la glorificazione degli eroi all’italiana, dove tutti vincono meno che
i lavoratori. Vince la Electrolux che, bontà sua, crede ancora nel nostro Paese,
sospende gli esuberi e mantiene la produzione in Italia fino al 2017; vincono i
sindacati confederali che sono riusciti a frenare la valanga padronale sui
lavoratori inermi; vince il Governo che mette sul piatto 15 milioni di euro di
decontribuzione sui contratti di solidarietà.
E i
lavoratori? Che cosa hanno vinto i lavoratori? Un triennio nel braccio della
morte prima dell’esecuzione? Un contratto di solidarietà che permette di
lasciare a casa a zero ore chi ha problemi di salute? È questo il lavoro su cui
si fonda la nostra Repubblica?
Sia chiaro:
la vera storia di questa vertenza non la troverete sui giornali, nemmeno nelle
dichiarazioni dei VIP della crisi.
Questa
storia si legge nella rabbia di quei lavoratori che non ci stanno a farsi
massacrare, nella loro frustrazione ad essere esclusi dallo Stato che pagano,
nella loro voglia di lottare, nei loro sguardi. Ma cosa si vuole far credere,
che sono dei delinquenti? Dei sovversivi? A molti piacerebbe, almeno avrebbero
l’alibi per escluderli; ma purtroppo per loro, sono delle brave persone, che
lavorano onestamente, che portano in manifestazione i loro figli, che
protestano nei limiti del quadro costituzionale per difendere quella Costituzione violata e offesa dai poteri forti.
Ma è
possibile che nessuno abbia niente da dire?! Come abbiamo potuto arrivare a un tale
livello di mediocrità e di menefreghismo?! Dove sono finiti i lavoratori?!
Attenzione: non parlo dei lavoratori dell’Electrolux, della FIAT o della
Pirelli; della CGIL, della CUB o della UIL. Parlo semplicemente dei lavoratori
in quanto tali, perché è e deve essere quella la condizione preminente rispetto
ad appartenenze sindacali e aziendali.
Commette un
gravissimo errore di valutazione chi pensa che la battaglia per la democrazia
sia una battaglia per la CUB. La democrazia è il cordone ombelicale che lega un’istituzione
alla base che la esprime, se questo cordone viene reciso verrà meno la
sovranità popolare: si inizia dalle fabbriche e si arriverà alla società. Partiti,
sindacati, istituzioni e padroni esisteranno sempre, cambieranno nome e forma,
ma continueranno ad esistere. I diritti una volta perduti non esistono più.
Allora
perché non dare una svolta, perché, con un atto di coraggio e di onestà
intellettuale, non diciamo tutti insieme: “BASTA!
Le regole del gioco devono essere uguali per tutti, ogni sindacato eletto deve
avere gli stessi diritti di rappresentanza e le stesse agibilità sindacali degli
altri, i nostri avversari li vogliamo battere politicamente sul campo, non
vogliamo vincere la partita lasciandoli fuori dallo stadio”.
Sono le
02.50 della notte tra il 7 e l’8 aprile, quando il pullman con a bordo 60
lavoratori della Electrolux di Solaro si ferma davanti ai cancelli della
fabbrica da dove era partito 28 ore prima. Il morale non è dei migliori, gli
sguardi stanchi e delusi, ma bisogna andare avanti. Sempre. Comunque.
Appena
scesi dal pullman ci chiedono: “Ci vediamo sabato al presidio? Così ci portate
l’impianto audio…”. Doriano, Giovanna, Cristina, Carlo, Alberto… e tutti loro,
sono dei guerrieri, e la loro è una battaglia di civiltà! E allora
rispondiamoli tutti insieme: “Si ragazzi, ci vediamo sabato al picchetto, ci
vediamo anche domenica, lunedì, tutti i giorni, in tutti i luoghi, dovunque ci
sia da lottare per il posto di lavoro, i diritti, la dignità, la democrazia, la
salute…”.
Vi lascio
con queste bellissime parole di Bertolt Brecht. Meditate gente. Meditate.
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare.
Diego i miei complimenti... riassunto della giornata completo ed esaustivo
RispondiEliminaCarlo