chi le
scrive è uno dei circa 6000 agenti di Polizia municipale di Roma, non
sindacalista. La ringrazio se attraverso il suo blog è possibile far sapere
qualcosa di più su quanto avviene e avvenuto a Roma.
Il
contesto.
È in atto a
Roma un braccio di ferro tra il Comune e i propri 24.000 dipendenti. Oggetto
della vertenza, il nuovo contratto decentrato che il Comune ha voluto imporre e
che porterà tra le tante cose a perdite medie sugli stipendi comprese tra i
100-200 e i 400-500 euro. Parliamo di stipendi mediamente da 1200-1600 euro.
Questa
rivoluzione contrattuale è stata ispirata alla legge Brunetta del 2009, che
prima era rimasta inapplicata.Le proteste dei dipendenti, tra cui il primo
sciopero unitario della loro storia, ne hanno solo rallentato l’iter ma alla
fine il piano è partito. A dicembre il livello dello scontro sui tavoli
sindacali è diventato durissimo, ed è stato vissuto con trepidazione sui posti
di lavoro: il Comune vuole, in sintesi, modificare le norme contrattuali in
modo da imporre maggior flessibilità e disponibilità oraria, pagandola però
molto meno. La controproposta dei sindacati, per una volta tutti uniti tra
loro, è rimasta del tutto inascoltata. Sui posti di lavoro l’assenza di una
reale trattativa ha generato un crescente malcontento.
I
vigili.
Per portare
a termine il suo fine ultimo, il Comune ha dovuto prendere saldamente in pugno
la situazione soprattutto per quel che concerne i vigili, il contingente più
numeroso e significativo (anche economicamente, sia in entrata che in uscita)
tra i suoi dipendenti. La nostra battaglia è diventata il vero fulcro di tutta
la questione contrattuale romana, che è poi in realtà nazionale (si noti a tal
proposito i continui interventi di Renzi e della Madia).
Marino ha
tra l’altro imposto il controllo politico totale del Corpo portando da subito
alle dimissioni l’ex comandante Buttarelli, esponente interno della Polizia
Municipale, per sostituirlo con il carabiniere Liporace (candidatura poi
saltata per
assenza dei
requisiti) ed infine con l’ex Polizia di Stato Raffaele Clemente, che costa
circa 170 mila euro.
La Polizia
Locale a Roma dovrebbe avere 9.400 dipendenti e siamo meno di 6000. E alle
proposte di diminuire gli stipendi sono state affiancate l’eliminazione delle
indennità di disagio notturno e festivo; dunque lavorare di più e peggio per
guadagnare meno.
Capodanno.
Nessuno ha
sufficientemente spiegato come funziona normalmente il servizio di Capodanno
per la Polizia Locale: necessitano infatti circa 700 unità, che di solito
vengono reperite in forma esclusivamente straordinaria (comunque ben pagata,
tant’è che mai simili problemi si erano verificati).
Il recente
innalzarsi dei toni sui tavoli sindacali ha avuto come risultato da parte dei
sindacati la decisione, quest’anno, di non iscriversi agli straordinari nel
periodo compreso tra il 20 dicembre e il 15 gennaio: così quasi nessun vigile
ha dato la propria disponibilità a lavorare in quel periodo al di fuori dei
propri turni ordinari, con conseguente rinuncia ad una buona remunerazione
aggiuntiva.È un risultato del tutto nuovo: mai in passato i sindacati sono
stati così uniti, e mai una forma di protesta di questo tipo (che incidesse
cioè sul salario del dipendente, come la rinuncia ai turni straordinari) ha
avuto adesioni così massicce.Ad ogni modo, non garantire del lavoro
straordinario è un diritto garantito da tutti i contratti collettivi.
In questa
tesissima partita a scacchi è parso fin da subito evidente che fulcro decisivo
sarebbe stato rappresentato dalla notte di Capodanno, in quanto reperire il
numero di vigili necessario a garantire gli eventi organizzati dal Comune
sarebbe stato impossibile in assenza del lavoro straordinario, date le carenze
d’organico del Corpo.La contromossa del Comune/Comando al rifiuto degli
straordinari è stata su due binari: per via mediatica (cercando di far ricadere
sull’irresponsabilità degli addetti al Corpo un eventuale disorganizzazione in
qualche evento festivo), con articoli su tutta la stampa locale e nazionale,
dai toni duri e talvolta apocalittici; e sui posti di lavoro, sabotando la
corretta informazione sull’organizzazione dei servizi e facendo terrorismo
psicologico sull’ipotetico utilizzo/abuso di chi fosse stato in servizio nei
giorni clou.I sindacati hanno tentato di scardinare tale meccanismo indicendo
un’assemblea per il giorno 31 dicembre, con orario 21.00/03.00 e sperando in
un’adesione massiccia: l’intento, palese, era di mettere in luce in una
delle
situazioni logisticamente più delicate per la città quanto i vigili fossero
necessari al Comune, al contrario di quanto dimostrato dall’ente in sede di
trattativa. Era una minaccia, forse un bluff, per costringere il Comune a
recedere per primo almeno in parte dalle proprie posizioni.
Gli ultimi
giorni di dicembre hanno visto così procedere senza sosta due treni messi l’uno
di fronte all’altro sul medesimo binario: sui posti di lavoro era dura
comprendere chi avrebbe frenato prima, e se qualcuno lo avrebbe poi realmente
fatto o se si sarebbe realmente arrivati al violento scontro frontale.Il
Comando, anziché fare mezzo passo indietro, ha lavorato coi propri giuristi per
rintracciare ogni limite contrattuale e di legge e obbligarci a fare in
ordinario ciò che in straordinario non sarebbe stato coperto. Sono arrivate
diffide dalla Prefettura (con forti richiami all’ordine pubblico da garantire);
una lettera della commissione di Garanzia per gli scioperi, stimolata dal
Comune; e altri interventi intimidatori per farci fare lo straordinario,
sebbene questa non sia una prestazione dovuta.Così alla fine i sindacati hanno
rinunciato all’assemblea, anche in seguito a una minacciosa circolare del
Comando in cui, citando le porzioni di legge a proprio favore, se ne chiedeva
uno spostamento e si minacciavano sanzioni disciplinari pesanti a chi vi avesse
aderito: sebbene legalmente non fosse chiaro quanto e se fosse davvero nel
giusto, i sindacati hanno deciso di non fare l’assemblea, insomma hanno
“frenato per primi”.A quel punto, senza assemblea, i vigili sono rimasti fermi
a capire come il Comune volesse comunque organizzare le cose, a Capodanno,
viste le scarsissime adesioni allo straordinario.
La risposta
è stata questa: oltre il 50 per cento di chi era di turno il giorno 31 o il
giorno 1, anche se come propria turnazione era previsto di mattina o di
pomeriggio (e in base a questo avesse organizzato la propria esistenza), si è
ritrovato improvvisamente spostato in orario 17-24, 18-01 o 23-06. Un abuso?
Probabilmente sì, specie perché accompagnato da telefonate intimidatorie al
personale poche ore prima (del tipo: “Se non ti presenti sarai punito
disciplinarmente, anche i malati saranno denunciati” ecc).
Il risultato
è stato che, in maniera del tutto spontanea e slegata da qualsiasi proposta
sindacale, molti vigili hanno iniziato per conto proprio a studiare il proprio
contratto e hanno scoperto di aver diritto da contratto, per esempio, a donare
sangue in un giorno di lavoro o ad assistere il proprio parente infermo o a
effettuare
una visita
medica: tutti istituti contrattuali regolari, previsti, ovviamente da
esercitarsi con giustificativo a norma di legge.
Dunque,
quale che sia la motivazione con cui questi diritti sono stati usufruiti (fosse
anche vero l’intento di voler smascherare il Re Nudo), essi rappresentano un
legale esercizio delle proprie facoltà, proprio quelle norme opposte impugnate
a proprio favore dal Comando sulla base del medesimo dettato contrattuale per
impedire l’assemblea e per spostare i turni.
E i malati?
Ammalarsi falsamente, è chiaro, è invece reato (reato anche per il medico che
scrive il falso, s’intende); dunque chi ha fatto esercizio di un simile
pretesto per non andare a lavorare lo ha fatto non usufruendo di un proprio
diritto ma “delinquendo”.Aggiungo tuttavia che la maggior parte dei malati ha
ricevuto regolare visita del medico fiscale.E, soprattutto, veniamo ora ai
numeri reali, quelli non detti dal Comune.I vigili a Roma sono circa 6000, di
questi la stragrande maggioranza (oltre 4000, forse quasi 5000) erano già
assenti il 31 dicembre perché in precedenza regolarmente autorizzati (si fa
perlopiù riferimento ai piani ferie e riposi che ogni dirigente vaglia,
modifica e sottoscrive come in ogni posto di lavoro); io stesso ero in ferie e
dunque assente giustificato.
Dei circa
1000 e spiccioli rimanenti, con cui il Comune/Comando sperava di fare “le nozze
coi fichi secchi”, circa 800 erano gli assenti per altre ragioni al di fuori
dalle ferie di cui sopra: il dato del cosiddetto «83% di assenteismo» deriva
quindi da questo calcolo.
Di questi
800 circa, i dati circolati parlano di meno della metà di malati (tutti gli
altri hanno usufruito di diritti contrattuali di altra natura), e più d’uno da
ben prima che il 31 dicembre venisse imposto il “servizio coatto” in centro: il
numero degli ipotetici fannulloni quindi scende in modo vertiginoso. Tra
l’altro, se invece di limitarsi al dato del 31 dicembre ci si sposta a
verificare il lavoro del primo gennaio, si scopre che degli oltre 300 previsti
a lavorare nella fascia oraria fino alle 6 di mattina solo 115 sono venuti a
mancare per le ragioni già spiegate (siamo intorno al 30-35% del totale, e
circa la metà significa una cifra tra il 10 e il 20% di malati, cifra in linea
con la stagione e con la situazione meteorologica cui sono stati costretti gli
agenti a fine dicembre).Un ultimo dato significativo a cui è stato dato
pochissimo risalto: il ricorso all’istituto della reperibilità dal Comando per
coprire i servizi del 31 dicembre.Si tratta di un istituto per cui i
dipendenti, suddivisi in squadre lavorative, devono farsi eventualmente trovare
pronti ad intervenire quanto prima in caso di estrema necessità. Il dipendente
riceve un’indennità a tal proposito, e viene poi pagato (ad ore, diciamo con le
stesse modalità dello straordinario) nel caso in cui venga chiamato
effettivamente a prestare servizio. E’ un istituto da usarsi solo per estreme
emergenze, molto costoso una volta attivato per il Comune, e utilizzato in
tempi recenti solo per una delle nevicate romane degli ultimi anni con Alemanno
(ma non, per esempio, per l’alluvione del 31 gennaio 2014). E’ corretto averne
fatto uso per un evento ampiamente programmabile e meglio gestibile, non di
certo una calamità, come un concerto in piazza? O è stato costosamente
utilizzato per far fronte alla disorganizzazione per cui si era fatto
affidamento su lavoro non dovuto dei dipendenti, si erano sbagliati i piani
ferie, il personale è sotto organico ecc?
Comico, poi,
il fatto che siano stati erroneamente contattati anche dipendenti in pensione,
trasferiti in altro Comune o addirittura deceduti: si è perso tempo che sarebbe
stato prezioso nel caso di un’emergenza vera a causa di elenchi mal aggiornati,
responsabilità imputabile a chi dirige il Corpo.
Cordiali
saluti.
Ciò che mi lascia perplesso in chi vuol spiegare "onestamente" i fatti è l'utilizzo del linguaggio "politichese" e l'infilarsi negli anfratti contorti dei dettagli per far apparire iniqua la parte avversa. Far parte di un corpo al servizio di un pubblico, sicuramente faticoso, dovrebbe avere la sua valenza, e non farsi solo il proprio interesse, approfittano degli anfratti delle regole. L'amministrazione pubblica non ha sicuramente la verità in tasca ed è per questo che un servizio pubblico può solo migliorare ponendo una scala dei valori onesta e corretta: obiettivi da raggiungere nel servizio e rispettoso adeguamento del personale ai fabbisogni. Certo la persona innanzitutto: ma solo dopo aver correttamente salvaguardato il servizio pubblico riducendo al minimo sprechi e raccomandazioni.
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