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mercoledì 10 febbraio 2021

C'era una volta una terribile categoria della Cgil rossa che faceva cadere i governi, erano i meccanici!

 

Riceviamo questo interessante contributo dal compagno Pino di Spazio marxista di Lecco e volentieri pubblichiamo.



Fino a 20 anni fa la vertenza economico-normativa più temuta dai padroni era quella dei metalmeccanici, c’era una piattaforma rivendicativa, c’erano delle linee congressuali, scontri tra le varie mozioni e le varie correnti, opposizioni interne che costringevano a tenere un profilo alto, a non cedere mai su alcuni valori fondanti (privatizzazioni, premi legati alla presenza, mobilitazioni spontanee in caso di infortuni gravi, aumenti automatizzati, rispetto delle regole d’ingaggio e soprattutto pratiche volte al conflitto), nelle ultime ore di serrate trattative ai ministeri, la pressione sociale saliva forte, in tutta Italia produzioni ferme, blocchi stradali e ferrovie interrotte da cortei di metalmeccanici che chiedevano sicurezza, condizioni, riduzioni d’orario ed aumenti salariali, poi se qualcuno firmava porcherie subiva l’assalto e le offese nelle proprie sedi, poi c’era il passaggio dell’approvazione di quell’ipotesi d’accordo, che poteva non essere scontata, in molte grandi fabbriche sindacalizzate l’ipotesi d’accordo andava sotto e veniva rispedita al mittente, e così nascevano correnti, dissensi, fino a fuoriuscite di massa.

Oggi, dopo 20 anni di “morfina” distribuita da abili funzionari (parolai) ammaestrati a pane & concertazione si raccolgono le macerie.

Nell’indifferenza più totale, la Fiom firma accordi per tutti i metalmeccanici, senza che gli stessi ne siano a conoscenza, pochissime assemblee, piattaforma sconosciuta alla stragrande maggioranza, trattativa mai nota, nessun vero sciopero in grado di bloccare almeno una fabbrica, intesa lampo, baci, abbracci, strette di mano, con tanto di inginocchiata all’ultimo governo non ancora insediato, siamo passati dal “nessun governo amico” al “tutti i governi sono nostri amici”, siamo ormai alla rappresentazione della rassegnazione.

Le Camere del Lavoro molto più impegnate a fare conciliazioni e servizi, nemmeno si accorgono del continuo arretramento, si forniscono di reception modello Hotel, palmare, giacca e cravatta, auricolare e prenotazioni (andate a vedere a Milano) si preoccupano di essere solo accoglienti e moderni, anche perché in queste sedi sindacali ormai entrano più avvocati, conciliatori, commercialisti, funzionari di patronati, consulenti del lavoro, mediatori, segretari, apparati, industriali, burocrati, che non operai in carne ed ossa, eh sì un tempo le delegazioni operaie irrompevano nelle Camere del Lavoro, si riunivano, si organizzavano, oggi sono stati buttati fuori.

Per chi ha lo stomaco forte, in elenco le ultime “grandi conquiste” ottenute con la firma della Fiom del CCNL:

 Chi ha percepito superminimi dal gennaio 2017, non vedrà aumenti economici (assorbimento).

 Con l’introduzione delle nuove categorie, certezza di declassamenti professionali, in base alle nuove declaratorie stringenti (scritte in nome della flessibilità chiamata oggi: polivalenza e polifunzionalità).

 Il CCNL è di tutti e non solo di chi aderisce alla previdenza complementare del fondo Cometa, ma ciò nonostante si persiste a sottrarre denaro della trattativa collettiva per direzionarlo su pochi (siamo arrivati anno dopo anno al 2,2% di quota contributiva del datore di lavoro).

 Introduzione dell’ennesimo carrozzone autoreferenziale di accredito a danno del sindacalismo di base, nasce OBN l’Organismo Bilaterale Nazionale, dove si sancisce nero su bianco l’assoluta condivisione con gli industriali rispetto alle relazioni, mai conflittuali ad esclusione di altri, con tanto di ulteriore osservatorio paritetico nazionale.

 Per confermare coopartecipazione alle scelte strategiche aziendali (scritto così), si istituiscono i Comitati Consultivi, volti a blindarsi tra confederali ed anticamera di un imminente ingresso ai tavoli Consigli d’Amministrazione su modello tedesco.

 Commissioni Aziendali sempre con un minimo di 3 (per blindarsi tra confederali) che detengano la scelta della formazione da mettere in campo sul personale a loro piacimento.

 In nome di un amore congiunto, si passa dalle denunce in ASL ai RSPP, a? Udite udite: formazione congiunta tra RSPP e RLS …altro che RLS di classe, consulenza e sottomissione totale.

 Attivazione di canali di finanziamento per la formazione in capo a Fondimpresa.

 Concessione di un RSU come referente/consulente per promuovere congiuntamente al il datore di lavoro piani aziendali finanziabili da Fondimpresa.

 Nessuna introduzione migliorativa rispetto allo sfruttamento rappresentato dall’Alternanza Scuola Lavoro.

 Un capitolo intero per spiegare come il futuro tra sindacato e padrone debba ormai essere di condivisione completa e pacifica, il titolo dice tutto: “iniziative di coinvolgimento e partecipazione dei lavoratori nell’impresa”.

 L’intero capitolone sulla sicurezza, è il vero passaggio dalla rassegnazione alla sottomissione, è inutile riportare dettagli e compiti di un RLS ormai ridotto a pupazzo di gestione padronale.

 Percorsi formativi dal titolo: negoziazione e gestione dei conflitti, non hanno bisogno di commento.

 E per finire, senza vergogna, il rituale “pizzo” di 35 euro in busta paga da versare ai confederali per il “buon lavoro” eseguito.

Per concludere, si può dire che la Fiom abbandona completamente la lotta, preferendo reggersi e finanziarsi con: Fondo di Previdenza Complementare di categoria Cometa, Organismo Bilaterale Nazionale, Osservatore Paritetico Nazionale, Fondo Meta Salute, Accordi Interconfederali, Gruppi di Lavoro di Monitoraggio, Comitati Consultivi, Commissioni Aziendali Paritetiche, Commissione Nazionale su Salute e Sicurezza, Fondimpresa, Commissioni Paritetiche Territoriali, Commissioni Nazionali per l’Inquadramento Professionale, Comitati Covid, RSU, Servizi per la Formazione, Protocolli specifici tra le parti ed Enti Bilaterali.

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