Di
Mariopaolo Sami
CHI
SAPEVA CHE IL NOSTRO SINDACATO (USB) AVEVA ADERITO AL PROTOCOLLO D'INTESA DEL
31 MAGGIO 2013 ?
La firma al
Testo Unico sulla Rappresentanza, decisa il 23 maggio dal Consiglio Nazionale
Confederale, eseguita il 3 luglio, accettata da Confindustria il 30 luglio, ha
scatenato una REAZIONE MOLTO POSITIVA in seno a USB, in difesa del sindacalismo
di classe, contro la deriva concertativa conclamata.
Una reazione
che per vigore è stata superiore a quelle passate, che non sono mancate, alla
linea politica della dirigenza e ai suoi metodi di gestione del sindacato (il
primo congresso di USB fu a MOZIONE UNICA, cosa nemmeno in CGIL mai successa!).
Il merito
non va tanto a noi stessi, promotori della battaglia per il RITIRO DELLA FIRMA
DI USB DAL TU, ma proprio alla dirigenza, sia per il merito della sua scelta –
che come scritto nero su bianco da Sabatini e Palmieri comporta la VIOLAZIONE
DELLO STATUTO e la DEMOLIZIONE DELLA LINEA POLITICA di USB – sia per
l'inqualificabile METODO con cui si è giunti ad essa, pienamente degno dei
sindacati di regime.
Ma nel corso
di questa nostra cruciale battaglia – che da giugno ad oggi ci ha visto
intervenire, per diffondere e sostenere il nostro documento, in varie riunioni
locali (Bologna, Milano, Genova, Firenze, Napoli, Venezia, Lecco, Perugia), al
coordinamento nazionale dei lavoratori del Ministero dei Beni Culturali (che ha
preso una posizione contraria, purtroppo tiepidamente, all’adesione di USB al
TU), nelle manifestazioni di USB scuola a Bologna e Roma, e ci ha visti
organizzare due riunioni interne del nostro coordinamento di lotta a Milano e
Roma – siamo giunti a scoprire un fatto ancora più grave.
USB,
infatti, aveva già aderito al PROTOCOLLO D'INTESA DEL 31 MAGGIO 2013, di cui,
insieme all'Accordo Interconfederale del 28 giugno 2011, il TU sulla
Rappresentanza è il completamento e compimento, per unanime affermazione di
Confindustria, sindacati confederali e... dirigenza USB.
L'adesione
al protocollo del 31 maggio 2013 è stata confermata da Sabatini, durante la
Conferenza Organizzativa della Liguria di sabato 27 giugno. Ma era già stata
segnalata dal comunicato del 27 maggio con cui la Confederazione Cobas, il
primo dei sindacati di base ad aver compiuto questo autentico tradimento del
sindacalismo di classe, annunciava l'adesione di USB sbeffeggiando la linea di
condotta fino ad allora tenuta dal nostro sindacato: “Le nuove regole su
contrattazione collettiva, rappresentanza sindacale ed elezioni delle RSU
contenute nei tre accordi interconfederali del 28 giugno 2011, 31 maggio 2013 e
10 gennaio 2014, i primi due peraltro sottoscritti da USB già da luglio
2013...”.
Secondo la
Conf. Cobas quindi USB aveva già aderito anche all'Accordo del 28 giugno 2011!
Di ciò non abbiamo ancora avuto conferma.
CHI SAPEVA
NEL NOSTRO SINDACATO DI QUESTA ADESIONE/I? QUASI NESSUNO!
DA CIÒ SI
TRAGGONO LE SEGUENTI CONCLUSIONI:
- il metodo
utilizzato per approvare il TU, in fretta e furia, violando lo statuto (in
quanto l'adesione al TU comporta il cambiamento della linea politica del
sindacato e perciò poteva essere decisa solo da un congresso straordinario, non
dal Consiglio Nazionale Confederale), non è stato un ERRORE ECCEZIONALE,
dettato dalle circostanze, ma è una PRASSI REITERATA, in quanto nel luglio 2013
si è fatto ancora di peggio, firmando senza che nessuno ne sapesse nulla.
- tutta la
lotta contro il TU sulla Rappresentanza, dalla sua firma il 10 gennaio 2014
fino a maggio 2015, era condotta da una dirigenza evidentemente pronta fin
dall'inizio a tradirla per saltare sul carro del sindacalismo concertativo,
viste le firme dei due accordi precedenti.
-
l'affermazione contenuta nel ricorso alla magistratura civile di USB del 19
marzo 2014 contro il TU Rappresentanza - “ADERIRE ALLE PARTI III, IV E ALLE
CLAUSOLE FINALI [del Testo Unico sulla Rappresentanza] COMPORTEREBBE LA
VIOLAZIONE DELLO STATUTO E IL CROLLO DELLA PROPRIA LINEA DI POLITICA SINDACALE”
- è stata fatta sapendo di aver già consumato questo tradimento del sindacato
firmando il Protocollo d'Intesa del 31 maggio e, probabilmente, l'Accordo
Interconfederale del 28 giugno 2011.
Evidentemente
si tratta di una condotta che non ammette né giustificazioni né comprensione,
al punto che la reazione o meno contro di essa battendosi nel nostro sindacato
si pone come discriminante fra chi è in grado di difendere il sindacalismo di
classe e chi può solo servire, volente o nolente, alla sua svendita.
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