domenica 6 settembre 2015

Dimissionari sindacalisti USB Emilia

contro firma Testo unico rappresentanza: a Vicenza e in Veneto divisa Unione Sindacale di Base


Dall'abbandono dei dirigenti emiliani fino all'appello degli iscritti all'esecutivo nazionale per ritirare la firma sul famoso "Testo Unico sulla Rappresentanza", che definisce regole sindacali comuni e inizialmente avversato dagli autonomi. Non è un bel momento per l'USB, dal sindacato continuano a levarsi venti di malumore e accuse reciproche in quella che sembra una guerra intestina destinata a ridefinire gli assetti.
I primi segnali sismici del terremoto che sta avvenendo all'interno del Sindacato Unitario di Base sono arrivati qualche settimana fa con una lettera indirizzata all'Esecutivo Confederazione Nazionale, al Coordinamento Nazionale Confederale e ai Delegati USB Emilia Romagna. Attraverso questa missiva, 15 dirigenti degli organismi regionali dell'Emilia Romagna hanno annunciato le loro dimissioni dal sindacato. Una scelta risultante da numerosi mal di pancia sia interni alla struttura emiliana sia nei rapporti con la direzione nazionale e culminati in un dossier dell'esecutivo confederale nazionale, appoggiato da un documento firmato da 20 iscritti emiliani. "Hanno messo in discussione il funzionamento dell'intera struttura dirigente emiliana che in questi anni ha gestito il piano confederale e categoriale - si legge nella lettera dei dirigenti dimissionari - ci accusano di non avere fatto una discussione approfondita del voto Rsu in Emilia, mentre è vero il contrario. L'accusa che più pesa è però quella di una nostra presunta rivendicazione di autonomia dalle scelte nazionali in contrasto con il progetto di piena confederalità discussa all'interno della conferenza d'organizzazione nazionale".
L'oggetto della diatriba sarebbe quindi la critica alla struttura regionale di avere troppa autonomia, anche se, secondo i fuoriusciti, sussisterebbero di fondo degli aspetti politici per la gestione del sindacato. "Sono tesi false che nascondono la volontà di una area politica precisa di ricondurre a se la gestione diretta del sindacato in Emilia - sostengono i dimissionari - le proposte di regolamento interno vorrebbero accentrare tutto il potere in pochissime mani restringendo in modo inverosimile la vita democratica interna all'organizzazione".
Il malessere verso la dirigenza nazionale sembra estendersi anche in altre regioni, compreso il Veneto. Ad alcuni dirigenti e sindacalisti non è infatti affatto piaciuto dover ingoiare il "boccone amaro" del 23 maggio 2015, quando il Consiglio Nazionale Confederale di USB ha deciso di aderire al Testo Unico sulla Rappresentanza, firmato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria il 10 gennaio 2014. "Molti delegati ma anche intere federazioni, tra le quali il Veneto hanno espresso la loro contrarietà sia alla decisione di firmare sia nel metodo, cioè sottoscrivere il Testo unico all'insaputa della grandissima maggioranza degli iscritti e dei militanti", sottolinea Orietta Torri di USB Padova. Tanto che, all'interno del sindacato, circola un appello con il quale si chiede, alla direzione nazionale di USB, il ritiro della firma e la convocazione di una assemblea generale nazionale dei delegati e degli iscritti per il 3 ottobre.
"Il Testo Unico sulla Rappresentanza - scrivono i primi firmatari dell'appello - è l'accordo sindacale più corporativo del secondo dopoguerra. Con esso la minoranza di ogni RSU deve sottomettersi alle decisioni della maggioranza, a pena di sanzioni, anche economiche". Per i dissidenti, "aderire all'Accordo del 10 gennaio 2014 significherà legare USB mani e piedi al carro del sindacalismo di regime e perdere un'altra fetta di iscritti".
C'è però chi la pensa diversamente come, a livello locale, Luc Thibault dell'USB RSU/Alto Vicentino Ambiente. "Siamo stati costretti a firmare questo vergognoso accordo voluto da Confindustria e Confederali e da più di un anno abbiamo dichiarato guerra a questo accordo con una causa in tribunale che purtroppo ci ha dato torto - ha commentato il sindacalista con una nota al nostro direttore - tutti noi di USB continuiamo a pensare che si tratta di un pessimo accordo, ma non firmarlo adesso vorrebbe dire essere fuori da tutte le elezioni Rsu". Dopo il Cobas e l'Orsa, anche l'USB ha quindi mollato la presa sul patto con Confindustria e resta quindi solo il CUB come unico sindacato "autonomo"? Oppure, come conclude Thibault, è stato un'atto obbligato e ci sono delle influenza politiche anche da parte di chi protesta?  "Siamo costretti ad accettare le regole del più forte, ma siamo sicuri che all'interno delle nuove Rsu saremo in grado di ribaltare la situazione...e in più la petizione contro l'accordo - conclude il sindacalista - ha una regia ben precisa". Questioni che di sicuro avranno degli esiti e che non mancheremo di approfondire.

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