Si
Cobas Lavoratori Autorganizzati
Il testo
unico sulla rappresentanza, giunto a compimento nel gennaio 2014, con il pieno
appoggio delle segreterie confederali di CGIL-CISL-UIL, rappresenta un
ulteriore passaggio politico del fronte capitalista che mira ad arginare gli
spazi di espressione della classe lavoratrice sul terreno sindacale e politico
all'interno dei luoghi di lavoro
L'accordo
sancisce infatti un monopolio pressoché assoluto dei sindacati maggiormente
rappresentativi sia rispetto al "diritto di contrattazione", sia
rispetto alla "conformazione di rappresentanze sindacali" interne ai
luoghi di lavoro e soprattutto impedisce a chi lo accetta di portare avanti
iniziative se non si ha la maggioranza dei lavoratori pena l'essere messi fuori
gioco con conseguenze anche dal punto di vista disciplinare e pecunario.
A fronte di
una crisi economica che si approfondisce sempre di più , la Confindustria, con
l'inerposta persona dei sindacati confederali,riesce così a imporre, da un
punto di vista legale e borghese, un maggior controllo del movimento operaio e
della sua capacità di contrapporsi ai piani di austerità richiesti dai
capitalisti su scala internazionale, per salvaguardare cosi' le residue
possibilità di rilanciare l'accumulazione capitalista assicurarandosi il
"silenzio" dei proletari attraverso un controllo stretto delle loro
forme indipendenti di espressione sindacale e politica.
La
costruzione del SI.Cobas e la questione dei delegati operai:
Il Si.Cobas
nasce come rottura nei confronti dell'atteggiamento e posizioni opportuniste
che erano maturate nello SLAI Cobas e sulla spinta dei settori più sfruttati
della classe operaia ( settore della logistica) per cercare un'alternativa allo
sfruttamento incondizionato a cui sono stati sottoposti, in particolare
attraverso un regime di neo-caporalato rappresentato dalle (finte) cooperative.
L'azione
sindacale condotta negli ultimi 5 anni non ha avuto bisogno del riconoscimento
formale del nemico di classe per esrimersi ed essere riconosciuta ma,
piuttosto, ha imposto con la lotta condizioni migliori economiche e normative a
partire dal rispetto del CCNL di categoria, (al di là della sua sostanziale
inadeguatezza economica rispetto al fabbisogno medio operaio) fino ad imporre
ai maggior committenti della logistica un accordo che ha stravolto le posizioni
espresse da CGIL, CISL e UIL negli accordi del settore. Definendo, in tal modo,
degli elementi che sono un baluardo di difesa economica collettiva, e di
organizzazione di massa.
Un'azione
diretta e indipendente della classe lavoratrice, che non è passata in alcun
modo, attraverso il ricatto del riconoscimento formale dei padroni e che, in
alternativa, ha imposto il ruolo dei delegati a livello aziendale come
necessari e insostituibili punti di riferimento in quanto elementi più decisi e
riconosciuti dagli operai per attuare contrattazione aziendale e nazionale.
In altre
parole, la nostra esperienza diretta non ha mai fatto perno sulla costituzione
delle cosiddette RSU (di per sé affermatesi attraverso un meccanismo elettorale
mutuato dalle logiche degli accordi confederali espressione delle politiche
borghesi) per puntare, in alternativa, a designare delegati rappresentativi
della lotta concreta, possibilmente andando oltre il livello aziendale, facendo
riferimento ad una dimensione più complessiva e generale della lotta di classe
Nonostante
questo nostro DNA, non abbiamo mai rifiutato di misurarci sul terreno della
rappresentanza (qualora questa permetteva, tra mille ostacoli, ad esprimere
un'attivita' piu' larga tra i lavoratori) così come si è venuto a determinare,
anche da un punto di vista normativo e giuridico. Ma l'accordo sul TU ha
eliminato qualsiasi spazio di agibilità sindacale, chi accetta la blindatura
imposta da padroni, governo e sindacati confederali ha meno spazio di chi non
aderisce per indire scioperi e rappresentare altro che la cogestione con gli
interessi borghesi. Lo dimostrano gli ultimi scioperi indetti all'ATM di Milano
dalla CUB e da noi stessi. Con il TU non si tratta solo di avere un progressivo
adattamento delle logiche sindacali (confederali) ai piani di assoggettamento
messi in atto dalla controparte , ma di una rinuncia ad aprire nei fatti
un'azione dei lavoratori contro le politiche aziendali e nazionali dei padroni
e dei loro governi.
Conclusioni
L'agibilità
sindacale utile agli operai, in una prospettiva di trasformazione dei rapporti
di forza tra le classi, non passa quindi dal riconoscimento che viene fatto
dalla controparte ma è frutto di una propria iniziativa indipendente.
L'agibilità sindacale non è determinata dai permessi che vengono riconosciuti
ai militanti sindacali, a maggior ragione se questi sono strettamente collegati
al ricatto di "non disturbare il manovratore". Pertanto l'adesione al
testo sulla rappresentanza, non farebbe altro che eliminare spazi reali di
agibilità a chi intende opporsi radicalmente alle politiche padronali e alle
istituzioni borghesi, finendo per accettare, al contrario, di essere blindato
e, ancor di più, di farsi veicolo di una cultura politica di sottomissione alle
forze borghesi.
Laddove si
esprimerà una forza operaia, rappresentata da settori operai(eventualmente
aderenti anche ai Confederali) istintivamente contrari ad una rappresentanza
formale senza potere di agire autonomamente, ci batteremo come SI Cobas per
imporre l'elezione di Rsu senza accettare la mutilazione del loro agire autonomo
(in una prospettiva che superi una rappresentanza di comodo per i padroni per
sancire, al contrario, che il consiglio operaio é un' espressione autentica
della volontà di lotta in una prospettiva anticapitalistica).
CHI
AL CONTRARIO, HA SOTTOSCRITTO IL TESTO UNICO SULLA RAPPRESENTANZA DI FATTO
PERSEGUE UNA POLITICA OPPORTUNISTA CHE MIRA AD UNA RAPPRESENTANZA FORMALE CHE
HA COME UNICO SCOPO QUELLO DI PRESERVARE IL PROPRIO ORTICELLO E VIVACCHIARE CON
QUALCHE BRICIOLA CADUTA DAL PIATTO DI CGIL-CISL-UIL-UGL.
IL
FATTO CHE TALE ADESIONE VENGA PRESENTATA COME UNA SCELTA OBBLIGATA NON FA ALTRO
CHE DIMOSTRARE COME DIETRO LA RETORICA ROBOANTE E BARRICADERA DI ALCUNE SIGLE
"DI BASE" SI CELA UNA POLITICA RIFORMISTA E IN REALTA' UNA SFIDUCIA
TOTALE NELLA CAPACITA' DEI LAVORATORI DI FAR SALTARE LE REGOLE DEL GIOCO DEI
PADRONI CON LA LOTTA E L'AUTORGANIZZAZIONE.
PER
NOI IL COMPITO PRINCIPALE DI UN SINDACATO DI BASE È E RESTA QUELLO DI LAVORARE
AFFINCHÉ I LAVORATORI ALLARGHINO LA LORO INIZIATIVA A SOSTEGNO DI UNA POLITICA
DI CLASSE, NON CERTO QUELLO DI GUADAGNARE QUALCHE PERMESSO SINDACALE, COMANDO O
ADDIRITTURA ESSERE RICONOSCIUTO NEL CNEL.
SI
Cobas Nazionale
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