LA
SOLITUDINE DEI LAVORATORI
Il Lavoro…
quale misterioso anagramma più rappresentativo dei giorni nostrani – nazionali.
L’occupazione è stata fonte di ispirazione – nascita e diffusione per
circolari, leggi, decreti legge, manovre
economiche, riviste, quotidiani, periodici, enti, movimenti sindacali e numerosi libri. Apparentemente, la somma di
questi elementi, della nostra società contemporanea, farebbe pensare alla
circostanza sistemica che quando un individuo o gruppi di persone restano senza
occupazione entrano in meccanismo di tutela attraverso il quale non si resta da
soli. Nulla di piu’ errato! Certo è innegabile che qualche piccolo
ammortizzatore sociale esista ma crediamo senza dubbio di smentita che sia sola
una goccia d’acqua in un arido e vasto deserto. Ma come trovarlo suddetto
miracoloso miraggio – oasi lavorativa !?
Partiamo, per esempio, dai centri per l’impiego ubicati sulla nostra Penisola:
alcune statistiche ci dicono che gli operatori che vi lavorano siano circa
10.000 e che i soggetti che riescono attraverso questo apparato istituzionale a
ricollocarsi nel mondo del lavoro sia di poco superiore al 2% degli iscritti totali
che hanno dato, come da prassi, dichiarazione di immediata disponibilità
all’attività lavorativa. Indubitabilmente l’introduzione del lavoro temporaneo,
disciplinata dalle legge M.Biagi 2003 ha nel corso del tempo fatto venire meno
la funzione – sociale dei Centri per l’impiego. Il lavoro ad interim fù
auspicato anche come forma di liberarizzazione del mercato del lavoro in regime
di libera concorrenza, circostanza che ci
veniva indotta anche da norme statutarie europee (art.82-86) del
trattato della comunità economica. Malgrado ciò e nonostante il numero dei
ricollocati nel mondo lavorativo – attivo attraverso l’indotto interinale sia
di poco superiore al doppio dei ricollocati tramite tradizionale centro
impiego, rimane pertanto una quota insufficiente a far fronte alle legittime e
bibliche aspettative degli inoccupati di lungo e breve periodo. Appare
pacifico, del resto, che anche l’attuale contesto sociale abinato alla poca
valenza sindacale non sia fonte di aiuto e di riferimento per chi si trova senza occupazione e
soprattutto per tutti quei soggetti che si trovano a dover affrontare vertenze
collettive magari di delocalizzazione o motivate da presunte o reali spending review aziendali – statali. Ma
come si è arrivati alla crisi di rappresentanza del movimento sindacale?
Parafrasando la più classica delle domande è indubitabilmente quella da un
milione di dollari e le risposte potrebbero risultare esteriormente frutto di
scontata retorica, non per noi di Adcu Bertinelli evidentemente.
Appare chiaramente
innegabile che i tempi del boom economico italiano intervallati dal ventennio
(anni 50 – 70) è lontano milioni di anni luce ma è proprio alla fine di predetto arco temporale
che negli anni 70/80 si collocano le più
rilevanti lotte operaie dello scorso secolo nella maggiori città
industrializzate del Nord Italia, Milano,Genova e Torino furono laboratori che
fecero da volano per molte altre città del bel Paese. In suddetto contesto si
misero in luce i consigli di fabbrica, luogo ideale per confrontarsi su
salario,orario di lavoro e punto di riferimento per le organizzazioni
sindacali. Il rispetto per il diritto e la dignità personale furono rivendicati
con forza e determinazione dagli stessi lavoratori con scioperi massicci, molto
spesso ad oltranza.Oggi tuttò ciò per certi versi appare arcano, illusionistico
e utopistico anche anche per evidenti responsabilità sindacali che hanno perso,
tranne rare eccezioni, i geni della
conflittualità e rivendicazione un tempo intrinsechi, base e nucleo del loro stesso
DNA. La solitudine dei lavoratori, titolo anche di un libro del 2012, si fà poi
fitta come un banco di nebbia quando è espressione di iniziativa di lotta al
sistema ricatto – paura singola o di
iniziativa di pochi singoli o gruppi di
persone. I datori di lavoro, ma anche taluni comparti dei sindacati confederali,non di rado
complici, hanno puntato tutto il loro sistema verticistico sulla sottile linea
della paura: o si fà così o si rimane a casa senza un euro in tasca.E c’e’ poi
chi, nonostante tutto ciò, con coraggio e determinazione và avanti contro tutto
e tutti per la propria dignità, per lo stesso rispetto di se stessi e dei
propri principi e ideali.Ebbene se tale condizione avversa al sistema potere si
verifica le conseguenze per il singolo sono spesso devastanti, si viene
colpiti,isolati e molto spesso ammoniti dagli stessi sindacati che dovrebbero
tutelarti e rappresentare le tue istanze e i tuoi naturali diritti personali.Si
viene, inevitabilmente, ostacolati e combattuti per farne un esempio da
significare agli altri: colpisci chi si ribella per educare tutti gli altri e
indurli al silenzio e alla condizione della
rinuncia.
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