Sulla storia della Divisione Manutenzione
Alitalia abbiamo scritto decine di comunicati di denuncia cercando di
raccontare al mondo esterno cosa realmente stava accadendo, anno dopo anno, al
polo d’eccellenza aeronautico italiano di quella che fu la nostra compagnia di
bandiera. Di migliaia, tra ingegneri e tecnici che componevano l’equipe della
Divisione Tecnica, oggi ne rimangono in carica solo qualche centinaio e una grande
quantità di metri quadrati di infrastrutture, tra hangar e officine, sono stati
completamente dismessi ed abbandonati.
Diminuiscono
i lavoratori
ma aumentano i costi
Ad ogni chiusura di attività, tra dirigenti e
“soliti noti”, ci raccontavano sempre
la stessa storiella dei costi superiori ai benefici e che non c’era nulla di
meglio che serrare per essere poi trasferiti in altri lidi, certamente con l’aiuto
del sindacato…peccato poi che c’era sempre un hangar o un’officina da chiudere
e i lidi pian piano sono andati per
terminare ed oggi, attraverso degli approfonditi studi, dopo averlo sostenuto
per anni, scopriamo che gran parte delle perdite di Alitalia sono dovute,
guarda caso, proprio agli alti costi delle manutenzione inviate presso terzi
soprattutto dopo la privatizzazione del 2009 e il “salvataggio” dei capitani coraggiosi.
Da
anni vetrina elettorale per politici di ogni rango sistematicamente svaniti
dopo ogni votazione
Sono veramente in molti i rappresentanti
politici che si sono strappati le vesti dinnanzi il perpetuo smantellamento
della DMO, ma mai nessuno è andato oltre le dichiarazioni di rito abbandonando
poi al proprio destino un settore d’avanguardia tecnologica con i propri
lavoratori. L’ultimo esempio è senza dubbio la chiusura dell’officina motori
AMS, un gioiello di tecnologia unico per le sue caratteristiche su territorio
nazionale, ceduta in quota parte alla Lufthansa Technick nel 2003, se ne perse
il totale controllo dopo la privatizzazione del 2009, concludendo la sua
picchiata con il fallimento nel 2015. Know how e professionalità di centinaia
di colleghi buttato al macero nel quasi totale immobilismo istituzionale.
Si salvi chi può da un futuro
incerto e da salari da fame
Sono ormai decine i colleghi tra ingegneri,
tecnici di linea ed operai che hanno deciso di lasciare Alitalia per approdare
in altre compagnie o società in cui viene riconosciuto il valore della propria
professionalità a partire dalle questioni salariali, una vera e propria
emorragia a cui Alitalia non riesce a mettere un freno in quanto da anni
incapace di valorizzare i propri gioielli (in ogni categoria). Tra le cause
principali ci sono i peggioramenti contrattuali a cui pensavano di poter
sopperire mediante l’attività clientelare, attraverso la quale, si continua ad
affidare alle organizzazioni sindacale la selezione dei papabili certificati da ricercare, chiaramente,
tra le liste dei propri iscritti.
Si cercano nuovi tecnici mentre rimangono
inevase le domande di trasferimento
inevase le domande di trasferimento
Sembrerebbe che Alitalia stia cercando, attraverso bandi
esterni, nuovi tecnici per sopperire alla fuga
dei certificati di linea, tra l’altro senza riuscirci, guarda caso, per gli
stessi motivi per cui i colleghi hanno deciso di andare via: salari da
fame!!! Tutto ciò sta avvenendo mentre ci sono domande inevase di
trasferimento verso la linea tecnica, presentate da colleghi che
presumibilmente non hanno in tasca la giusta
tessera sindacale, o peggio ci sono colleghi licenziati che hanno aspettato
anni prima di essere richiamati in servizio, finalmente in questi giorni, nonostante
abbiamo ottenuto sentenze di reintegro in vari gradi di giudizio.
È GIUNTO IL MOMENTO DI IMPORRE UN
CAMBIO DI PASS0 CHE RIDIA
DIGNITA’ ALL’INTERA CATEGORIA ATTRAVERSO LA RIPRESA AL PIU’ PRESTO DELLE LOTTE!
DIGNITA’ ALL’INTERA CATEGORIA ATTRAVERSO LA RIPRESA AL PIU’ PRESTO DELLE LOTTE!
BASTA DELEGHE IN BIANCO!!!
02.04.19 CUB
TRASPORTI – AIRCREW COMMITTEE
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