articolo di
Giorgio Cremaschi dal sito contropiano.org
Il
quotidiano Il Sole 24 Ore anticipa i contenuti del decreto sul demansionamento,
che il governo si prepara a varare. Già questo è un fatto significativo, ma non
è una notizia perché è oramai scontato che gli esperti ministeriali di Renzi e
Poletti operino sotto la dettatura dei tecnici della Confindustria. Il cui
quotidiano ci comunica la gioia delle imprese e dei loro uffici legali per il
fatto di poter finalmente fare tutto ciò che era proibito dall'articolo 13
dello Statuto dei Lavoratori; senza dover incorrere in costose e spesso
perdenti azioni legali. Un regalo ai profitti d'impresa ai danni dei diritti e
del salario dei lavoratori, una sanatoria per tutti gli abusi ai danni della
professionalità delle persone, la licenza di mobbizzarre e ricattare , questa
l'infamia di un provvedimento che realizza un altro sogno della Confindustria e
produrrà incubi per chi deve subire il potere dell'impresa.
Si potrà
degradare il lavoratore per ragioni tecniche e organizzative, cioè quando al
padrone serve, di una qualifica, ma con deroghe anche di due. Il salario
teoricamente dovrebbe rimanere lo stesso, ma senza le indennità. Ad esempio un
operaio montatore, che fa i turni o va in trasferta, può essere degradato a
facchino nei magazzini e si vedrà ridotta la paga del 30%.
I lavoratori
licenziati per ragioni economiche potranno conciliare con l'azienda se
accettano di riprendere a lavorare a mansione inferiore. Questo è proprio il
corollario che mancava al contratto senza articolo 18. Una misura che farà
risparmiare alle imprese sull'indennità di licenziamento, rispondendo
chiaramente ad un calcolo preciso degli uffici studi confindustriali. Come si
sa gli incentivi di 8.000 euro all'anno che sono alla base delle assunzioni
secondo il jobsact finiranno. A quel punto le imprese si troveranno lavoratori
licenziabili sì, ma pagando una indennità. Se però quei lavoratori verranno
licenziati e poi riassunti con il demansionamento, l'indennità la pagherà il
lavoratore con la qualifica più bassa e per l'impresa sarà come se gli
incentivi continuassero.
Infine se il
padrone può degradare quando vuole, il lavoratore non può rivendicare la
promozione. Con l'articolo 13 dello statuto, se si operava per 3 mesi in
mansioni superiori, si aveva diritto alla qualifica corrispondente. Con il
demansionamento bisognerà aspettare il doppio del tempo, salvo accordi peggiorativi
nei contratti .
Insomma dopo
il diritto alla tutela contro il licenziamento ingiusto salta anche quello alla
qualifica e in ogni azienda le direzioni potranno fare di tutto ai propri
sottoposti . E questo è il risultato più importante per i padroni: la licenza
di mobbing. Le minacce di licenziamento o degradazione in molti caso saranno
sufficienti per imporre di lavorare di più e peggio senza chiedere nulla. Il
sadismo di certi capi e capetti avrà piena possibilità di dispiegarsi .
Quando si
dice che quello di Renzi e del suo sponsor Marchionne è fascismo, per ora,
aziendale, non si esagera, si descrive semplicemente quello che si sta
giuridicamente realizzando misura dopo misura con il Jobsact.
http://contropiano.org/interventi/item/31270-il-demansionamento-nuovo-atto-del-fascismo-aziendale?utm_source=dlvr.it
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