Dal sito : milanoinmovimento.com
Mercoledì
scorso allo Sportello biosindacale è passato a trovarci Mario (il nome
ovviamente è di fantasia), un addetto alla vigilanza che attualmente presta
servizio all’interno del sito di Expo 2015. Abbiamo pensato di trascrivere
sotto forma di intervista la chiacchierata che abbiamo fatto sulle condizioni
di lavoro sue e di tutti i lavoratori assunti dagli istituti di vigilanza.
L’intento non è certo quello di enfatizzare la “sfiga dello sfruttamento” in
modo da cullarsi in una malinconica autocommiserazione oppure così da
autocompiacersi per la vibrata denuncia. Lo sfruttamento si combatte con la
lotta: rendere visibile il mondo sommerso delle lavoratrici e dei lavoratori di
Expo 2015, dietro la vetrina dell’Esposizione universale, è solo il primo passo
per attivare percorsi di lotta che restituiscano ai lavoratori diritti e
reddito negati.
D: Allora
Mario, andiamo con ordine. Con che contratto sei stato assunto e quali erano le
tue mansioni? Quali erano le condizioni generali di lavoro?
R: Il mio è
un contratto di 6 mesi, classe F del CCNL Vigilanza e Sicurezza, con una paga
oraria di 5 euro lordi all’ora. Netti, più o meno, fanno la miseria di 4 euro
all’ora. Facendo i calcoli, con 40 ore settimanali, al mese arriverei a 800
euro lordi: è, né più né meno, uno stipendio da fame. Ma è pur sempre meglio di
niente. Come gran parte dei dipendenti, avevo il compito di gestire gli
ingressi ai tornelli. Il contratto consiste di 40 ore settimanali, divise su 5
giorni lavorativi da 8 ore, con 2 giorni di riposo consecutivi; questo è quello
che dice il contratto, ma la realtà è ben diversa: di certo 2 giorni
consecutivi di riposo non li ho mai fatti! Il primo giorno ho lavorato dalle 18
di sera alle 7 di mattina. Sì, stiamo parlando di 13 ore, pressoché
consecutive! Nel resto della prima settimana invece ho fatto 12 ore di lavoro
al giorno, per poi passare a un turno notturno “normale” di 8 ore nella
settimana successiva. Dei primi 25 giorni ne ho lavorati 22, e dei restanti 3
solo uno era realmente “di riposo”, mentre negli altri due smontavo la mattina
dal turno della sera prima. Nel primo mese ho accumulato oltre 250 ore di
lavoro. Insomma, i turni sono massacranti e capisco benissimo i miei colleghi
che hanno mollato il colpo dopo la prima settimana. A causa di simili carichi
di lavoro, abbinati a una paga così magra, si dice che quasi 150 persone
abbiano rinunciato all’impiego.
D: Insomma,
non proprio la vetrina dell’”eccellenza italiana” cantata dalla propaganda,
quantomeno nei rapporti di lavoro..
R: O forse
sì: Expo forse è davvero specchio dell’Italia di oggi, soprattutto nei rapporti
di lavoro. Comunque guarda, la disorganizzazione all’interno del sito è davvero
totale. Il luogo di lavoro in sè, quindi Expo 2015, benchè nuovo di zecca, è
incompleto e anche per questo insicuro; le condizioni di sicurezza sono
incerte. La flessibilità di orario, invece, è totale, completamente a
discrezione dell’azienda. Occorre infatti tener presente che, con una paga così
bassa, siamo costretti a fare straordinari per poter portare a casa uno
stipendio un minimo decente. Quello della paga da fame è il ricatto peggiore.
L’azienda ovviamente ne approfitta. So di alcuni lavoratori che fanno turni
totalmente casuali: a volte di 6 ore, a volte di 18, e ad alcuni è stato
proposto uno spezzato con 3 ore di pausa. A proposito di pause, su questo
aspetto non c’è nessuna regolamentazione: vengono decise in loco dai
supervisori in maniera più o meno sensata. Mi è capitato di dover pranzare in
15 minuti così come di non pranzare affatto. In questa situazione di
arbitrarietà, a volte la pausa è stata concessa solo dopo lamentele. Inoltre,
alcuni hanno iniziato a lavorare direttamente in Expo senza fare i corsi di
formazione e sicurezza che ho fatto io nelle settimane precedenti all’apertura,
o senza portare tutta la documentazione necessaria per fare il contratto. Si
fanno tanti discorsi sulla sicurezza, e noi stessi siamo videosorvegliati per
tutto l’orario di lavoro, ma almeno per tutto il periodo di prova sono entrato
nel sito Expo senza pass: all’ingresso, anche se avrei potuto essere chiunque,
bastava la divisa per essere riconosciuto come addetto ai tornelli ed esser
fatto entrare in un “Sito di interesse strategico nazionale”.
Come sempre
invitiamo le lavoratrici e i lavoratori di Expo a contattarci e a condividere
le loro esperienze così da volgerle al conflitto.
Al Punto San
Precario di Rho-Fiera da anni offriamo assistenza legale gratuita e una
consulenza integrata – creativa, legale, politica, sindacale, comunicativa,
sociale – capace di definire al meglio la strategia per far valere i propri
diritti e gli strumenti per metterla in pratica. Puoi contattarci per chiedere
un parere, per fare una vertenza, per leggere la busta paga, per raccontarci la
tua storia.Per trattare con un’azienda, a volte, basta trattarla male
http://lavoroexpo2015.com/2015/05/28/hello-world
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