Giordano Spoltore, operaio Sevel e attivista Slai-Cobas |
Giordano, prima di tutto ti chiediamo di
raccontarci da cosa è nata l'idea di avviare in Sevel un lavoro di inchiesta.
L'idea
dell'inchiesta è nata a seguito di un confronto tra gli iscritti dello Slai
Cobas e i militanti del collettivo autonomo Zona22 sull'impossibilità di
rappresentare adeguatamente gli interessi e i bisogni dei cittadini/e
lavoratori/ci di una grande fabbrica e comunità quale Sevel con i suoi 6200
dipendenti, per tentare di ristabilire opportuni contatti con i colleghi di
lavoro, verificarne le necessità e aspettative sociali e di lavoro in fabbrica.
La Sevel è una grande industria del settore
automobilistico che impiega più di 6000 operai. Quali sono a tuo avviso i dati
più significativi che si ricavano dai risultati dell'inchiesta?
I dati
emersi denotano i limiti dell'agire sindacale concertativo nel contrastare i
ritmi di lavoro esasperanti, la sfiducia nelle forme tradizionali della
rappresentanza sindacale per i pregressi tradimenti delle aspettative salariali
e delle condizioni lavorative. Altro punto da non sottovalutare l'insorgere di
patologie e sintomatologie psicosomatiche, oltre a quelli fisiologici-biomeccanici
per attività ripetitive ed usuranti, riconducibili ad atteggiamenti autoritari
e intimidatori dei responsabili gerarchici aziendali.
Il 5 novembre avete organizzato a Lanciano
(in collaborazione con il centro sociale Zona22, con lo Slai Cobas nazionale e
con alcuni sociologi) un'iniziativa pubblica di presentazione dell'inchiesta.
Puoi raccontarci come è andata l'iniziativa?
La presentazione
ufficiale si è svolta in una libreria del centro MU gestita da giovani ragazzi
disponibili ed entusiasti di ospitare l'originale iniziativa sindacale. Hanno
partecipato oltre agli ospiti estensori i sociologi Roberto Latella, Franco
Violante e Massimo Taddia dell'ass. Il Laboratorio, la coordinatrice nazionale
Slai Cobas Mara Malavenda, colleghi di altri stabilimenti Fca quali Termoli e
Pomigliano, operai/e Sevel e cittadini frentani interessati a conoscere le
reali condizioni di lavoro degli operai dello stabilimento abruzzese spesso
enfatizzate sui media locali.
In occasione dell'iniziativa di Lanciano,
nel tuo intervento introduttivo, hai detto che questa inchiesta nasce anche
dall'esigenza di superare gli ostacoli posti dall'azienda all'attività sindacale
in fabbrica. In particolare hai ricordato la limitazione delle pause
giornaliere. Come Slai Cobas avete organizzato numerosi scioperi, sia contro la
limitazione delle pause sia contro lo straordinario comandato. Puoi parlarcene?
In Sevel i
turni straordinari sono rituali mensili che contrastiamo con lo sciopero,
richiedendo la prioritaria redistribuzione dei notevoli profitti prodotti
attraverso nuove assunzioni, stabilizzazione dei precari presenti e
riconoscimenti retributivi strutturali in paga base per gli obiettivi
produttivi eguagliati. Dal dicembre 2015 ad oggi insieme agli iscritti dell'Usb
abbiamo indetto scioperi con modalità diverse, dapprima 10' quotidiani per tre
mesi consecutivi, proseguiti con modalità orarie diverse, sempre concordate con
gli aderenti, nel corso dei mesi per riconquistare il diritto scippatoci al
riposo fisiologico funzionale ad interrompere la monotona ripetizione dei
numerosi quanto identici movimenti giornalieri, a seguito della riduzione della
pausa quotidiana del 25%, clausola contrattuale prevista per aumentare la
produttività, condivisa dai confaziendali firmatari Fim, Uilm, Fismic, Ugl e
Acq.
La Sevel fa parte del gruppo Fca e quindi,
come in tutto il gruppo, i sindacati conflittuali sono esclusi dalla rappresentanza
sindacale. Pensi che questa esclusione faccia parte di una precisa strategia
padronale?
Si
l'esclusione dei sindacati conflittuali è una strategia politico-sindacale
purtroppo in atto da anni per evitare la partecipazione e il protagonismo rivendicativo
diretto delle maestranze. L'obiettivo principale per i vertici Fca attraverso i
confaziendali firmatari negli ultimi anni è di colonizzare l'immaginario e i
bisogni collettivi delle maestranze, coinvolgendole nella richiesta di servizi
cogestiti quali fondo sanitario integrativo (fasif) o pensionistico (cometa),
attraverso la realizzazione di vacanze estive per i figli o la possibilità a
partecipare gratuitamente ad eventi sportivi calcistici o motoristici (Juventus
stadium-autodromo di Monza), al fine di impedire la maturazione di una
coscienza di classe operaia utile a capire l'origine dei profitti e dello
sfruttamento intensivo.
Come operai Sevel dello Slai Cobas avete
sempre cercato di favorire un coordinamento tra gli attivisti sindacali combattivi
indipendentemente dalla specifica appartenenza sindacale. Siete stati tra i
promotori del Coordinamento lavoratori Fca, che ha tentato di raggruppare tutti
i delegati e gli attivisti sindacali combattivi degli stabilimenti Fiat del
centro-sud. Ora partecipate attivamente alla costruzione del Fronte di lotta No
austerity. Pensi che l'unità di classe sia importante? A partire da quali
discriminanti?
Siamo
consapevoli della necessaria e fondamentale aggregazione dei militanti
conflittuali nei luoghi di lavoro e nella società civile, altresì rifiutiamo
diktat e accordi che privilegiano gli esclusivi interessi delle istituzioni
sindacali riducendo l'esigibilità dei diritti per i lavoratori/ci quale ad
esempio l'accordo interconfederale sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro
del 10/1/2014. Le altre discriminanti sono l'antifascismo e antirazzismo che
tornano a galla in forme diverse nella società e nei luoghi di lavoro grazie
alle politiche governative, amministrative e aziendali premianti l'individualismo
e la competizione tra gli appartenenti alle classi sociali deboli sempre più
povere.
Siete stati in prima fila anche nella lotta
contro l'accordo della vergogna sulla rappresentanza. Cosa pensi di questo
accordo?
Tale accordo
riflette quello contrattuale introdotto in Fca nel 2011 a Pomigliano, bocciato
dal 40% delle maestranze ed esteso in tutti gli stabilimenti italiani e modello
delle future relazioni sindacali nel nostro Paese.
La casta
sindacale al pari di quella politica con tale accordo interconfederale si
autolegittima evitando le modifiche restrittive dei privilegi paventate
dall'attuale illegittimo e anticostituzionale governo.
Le clausole
contenute nell'accordo impediscono ai lavoratori eletti di esercitare in pieno
il mandato ricevuto dai colleghi di lavoro pena il rischio di sostituzione. Lo
sciopero non è più considerato un diritto dei lavoratori da esercitare per la
rivendicazione bensì uno strumento delle organizzazioni sindacali.
Infine, una domanda più generale: lo
strumento dell'inchiesta operaia come credi ci possa aiutare per elaborare
nuove strategie nell'interesse dei lavoratori e delle lavoratrici?
L'inchiesta
è da sempre un utile dispositivo del movimento operaio per l'elaborazione di
strategie adeguate ai tempi e alle necessità reali ed aspettative di vita dei
lavoratori.
Da quella
appena conclusa emerge la necessità di trovare soluzioni per ridurre
l'intensificazione dello sfruttamento, derivante dal sistema ergo-uas, evitando
l'insorgenza di patologie croniche con aumento dei costi per la sanità
pubblica.
L'altro
aspetto dirimente riuscire a conciliare la riduzione dell'orario di lavoro a
parità di salario per ridurre la disoccupazione e consentire un tenore di vita
dignitoso.
* Mensile del Partito d'Alternativa Comunista
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