E'
il maggior balzo dell'Eurozona. Occupati in calo di 55mila unità tra settembre
e ottobre, mentre sono stabili su anno e in crescita nel complesso del
trimestre. Renzi: "Con noi 100mila in più". Le persone senza lavoro
sono cresciute di 286mila nell'arco di dodici mesi. I disoccupati tra i 15 e i
24 anni sono 708 mila
MILANO -
Mentre il Ministero del Lavoro rilascia dati improntati all'ottimismo, con la
progressione dei contratti a tempo indeterminato che a detta del dicastero
indica la bontà dei provvedimenti fin qui presi, dall'Istat arrivano nuovi
segnali allarmanti sul tasso di disoccupazione, che a ottobre è stimato al
13,2%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,0
punti nei dodici mesi. Un risultato frutto da una parte dell'incremento seppur
lieve della forza lavoro e dall'altra del calo delle persone occupate.
Rilevazioni alle quali il premier Renzi reagisce così da Catania: "Il
tasso di disoccupazione ci preoccupa, ma guardando i numeri, gli occupati
stanno crescendo. Da quando ci siamo noi ci sono più di 100 mila posti di
lavoro in più".
Il
riferimento ai 'posti di lavoro' è ambiguo, perché a guardare le serie storiche
dell'Istat sugli 'occupati' il conto è diverso. A febbraio del 2014 c'erano 22
milioni e 323 mila occupati, passati poi a 22 milioni e 405 mila a marzo (il
governo è incarica da fine febbraio). Ora siamo a quota 22 milioni e 374 mila.
In valore assoluto, l'Istat rileva che gli occupati di ottobre sono scesi
rispetto a settembre di 55 mila unità (stabili su base annua). In aumento i
disoccupati, pari a 3 milioni e 410 mila persone, che fanno in un mese 90 mila
unità in più (+2,7%) in un mese, mentre rispetto a ottobre 2013 sono incrementati
di 286 mila unità. L'incremento sensibile e positivo è quello della forza
lavoro, salita di oltre 200mila unità sul febbraio scorso: significa che più
gente è attiva e in cerca, segnale di "risveglio" per il premier.
I
miglioramenti sono sensibili e verificati dall'Istat se si guardano i dati sul
terzo trimestre, durante il quale torna a crescere il numero di occupati
(+0,5%, pari a 122.000 unità in un anno), dovuto ad un nuovo aumento nel Nord
(+0,4%, pari a 47.000 unità) e nel Centro (+2,1%, pari a 98.000 occupati) e al
rallentamento della caduta nel Mezzogiorno (-0,4%, pari a -23.000 unità).
Tornando al
tasso di senza lavoro, si tratta del massimo storico: il valore più alto sia
dall'inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, ovvero
dal 1977 (ben 37 anni fa). Una notizia che coglie di sorpresa gli analisti: in
mattinata da Intesa Sanpaolo, per esempio, si aspettavano che "dopo aver
oscillato tra 12,3% e 12,6% da maggio a settembre", il tasso sarebbe
tornato "a calare a ottobre, al 12,5%. L'indagine del mese scorso
segnalava un incoraggiante aumento di occupati, ma il rischio sulla previsione
è aumentato dall'accentuata volatilità nelle variazioni mensili delle forze di
lavoro".
Per quanto
riguarda il tasso di disoccupazione giovanile, questo è salito al 43,3%, in
aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,9 punti nel
confronto tendenziale. Si tratta - spiega l'Istituto di statistica - della
quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro. I
disoccupati tra i 15 e i 24 anni sono 708 mila. Se si guarda l'intera
popolazione nella fascia giovanile, l'incidenza dei senza lavoro è dell'11,9%,
in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,7 punti
su base annua.
Il dato
dell'Italia di ottobre, secondo Eurostat, è il maggior balzo dell'Eurozona a 18
membri: nella media dell'area della moneta unica e dell'Ue la disoccupazione a
ottobre è rimasta invece sostanzialmente stabile all'11,5% e al 10%.
L'allarme
occupazionale - detto per inciso - ha contagiato pure l'Istituto di statistica,
dove non si è tenuta la consueta presentazione dei dati per lo sciopero dei
precari in attesa di conferma dei loro contratti.
La buona
notizia viene dal numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni, che
diminuisce dello 0,2% rispetto al mese precedente (-32 mila) e del 2,5%
rispetto a dodici mesi prima (-365 mila). Il tasso di inattività si attesta al
35,7%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,8
punti su base annua.
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