Articolo di
Francesco Ruggeri
La “Carta di
Milano” è fuffa. Così dicono intellettuali di sinistra milanesi e no a
proposito di quella che viene presentata come l’eredità che EXPO lascia al
mondo. La Carta, infatti, verrà consegnata a fine Expo, il 31 ottobre 2015, al
segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon e sarà il contributo
italiano alle riflessioni che si terranno a novembre di quest’anno presso le
stesse Nazioni Unite sui Millennium Goals, gli obiettivi di sviluppo che i 191
stati membri si sono impegnati a raggiungere entro il 2015 tra cui l’eliminazione
della povertà e del problema della fame nel mondo, la diffusione mondiale
dell’istruzione a livello primario, tutte cose che sono al centro dei pensieri
di Renzi, Maroni e delle cosche mafiose che hanno gestito gli appalti di Expo.
Questo documento è stato scritto durante gli appuntamenti di “Expo delle Idee”,
cioè incontri tra esperti e cittadini in cui i partecipanti si sono divisi in
vari “tavoli” tematici per approfondire tutti i temi di Expo, in particolare
quello sullo sviluppo equo, sulla sostenibilità nel futuro, sulla cultura del
cibo, sull’agricoltura per un futuro sostenibile e sulla città del futuro.
Hanno poi contribuito anche personaggi come papa Francesco, l’ex presidente del
Brasile Luiz Inacio Lula da Silva, il segretario generale delle Nazioni Unite
Ban Ki-Moon, la politica birmana premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, il
celebre oncologo Umberto Veronesi e le solite organizzazioni concertative da
Legambiente al Wwf alla Cgil.
“E’ una
grande operazione mediatica, che si limita a dichiarazioni generiche senza
andare alle cause e alle responsabilità della situazione attuale”. I toni critici giungono da esponenti del
mondo della cultura e della politica della sinistra come Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Vittorio
Agnoletto, Franco Calamida, Emilio Molinari, Basilio Rizzo, Erica Rodari, Anita
Sonego e molti altri. “La Carta di Milano scivolerà nella storia senza incidere
alcunché, legittimando ancora il modello agroalimentare che ha prodotto
insostenibilità, disastri ambientali e le terribili iniquità che vive il nostro
mondo e che la stessa Carta denuncia ma ignorando lo strapotere politico delle
multinazionali, che stanno dentro ad Expo e che sottoscrivono la Carta. Il
presidente Sala ebbe a dire a suo tempo che in Expo dovevano coniugarsi il
diavolo e l’acqua santa: pensiamo intendesse Coca Cola, Monsanto e
l’agricoltura familiare e di villaggio, i Gas, il biologico ecc… Il risultato è
che nella Carta si sentono il linguaggio, le difficoltà, le mediazioni e i
contributi di tanti docenti, personalità e realtà associative che hanno cercato
di migliorarla, ma purtroppo il loro onesto sforzo si è tradotto unicamente in
un saccheggio del linguaggio dei movimenti dei contadini e di coloro che si
battono per la difesa dell’acqua come bene comune e in favore delle energie
alternative al petrolio.
Non una
parola sui sussidi che la Commissione Europea regala alle multinazionali
europee agroalimentari permettendo loro una concorrenza sleale verso i
produttori locali; non una parola sugli accordi commerciali tra l’Europa e
l’Africa (gli EPA) che distruggono l’agricoltura africana; né si parla del
water e land grabbing; né degli OGM che espropriano dal controllo sui semi i
contadini e che condizionano l’agricoltura e l’economia di grandi paesi come il
Brasile e l’Argentina; né si accenna alle volontà di privatizzare tutta l’acqua
potabile e di monetizzare l’intero patrimonio idrico mondiale, né si fanno i
conti con i combustibili fossili e il fracking.
Nella
«Carta» si parla di diritto al cibo equo, sano e sostenibile, si accenna
persino alla sovranità alimentare, si ricorda che il cibo oggi disponibile
sarebbe sufficiente a sfamare in modo corretto tutta la popolazione mondiale,
si sprecano parole nate e vissute nella carne dei movimenti, ma poi? La responsabilità
di tutto questo sarebbe solo dei singoli cittadini: dello spreco familiare (che
è invece surplus di produzione) che andrebbe orientato verso i poveri e verso
le opere caritatevoli, sta nella loro mancanza di educazione ad una corretta
alimentazione, al risparmio di cibo e di acqua, ad una vita sana e sportiva. Le
responsabilità pubbliche e private sono ignorate. Manca la concretizzazione del
diritto umano all’acqua potabile come indicato dalla risoluzione dell’ONU del
2010 e mancano gli impegni per impedirne la privatizzazione. Mancano le misure
da intraprendere contro l’iniquità di un mercato e delle sue leggi, che
strangolano i contadini del sud ma anche del nord del mondo. Mancano
riferimenti a bloccare gli OGM su cui oggi si gioca concretamente la sovranità
alimentare. Mancano i vincoli altrettanto concreti all’uso dei diserbanti e dei
pesticidi che inquinano ormai le acque di tutto il mondo e avvelenano il nostro
cibo. Ne prenda atto Sala da buon cattolico: il diavolo scappa se l’acqua è veramente
santa. Ma qui di acqua santa non c’è traccia, mentre i diavoli, sotto mentite
spoglie, affollano la nostra vita quotidiana e i padiglioni di EXPO”.
Purtroppo,
mai come in questo momento, le voci critiche, le rare energie contro il modello
di sviluppo sono accerchiate tra gli atteggiamenti concertativi delle grandi
associazioni, il macabro carnevale del riot e la pietà civica per i cocci di
vetro infranti. Il pianeta ha fame, anche di conflitto.
Dal sito : popoffquotidiano.it
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