La
minoranza interna denuncia: «Atto autoritario e dispotico di Landini. La Fiom
chiede l’espulsione di diversi delegati Fca». Nel mirino un delegato di Melfi
di
Giulio AF Buratti
Landini e la
segreteria Fiom hanno chiesto al comitato centrale dei metalmeccanici della
Cgil di non eleggere, su 17 proposte di sostituzione di membri del comitato
centrale, un delegato RSA della Fca di Melfi in quanto oggetto di un ricorso
alla commissione di garanzia interna da parte di due burocrati Fiom della
Basilicata, Molise e nazionale. «Così facendo si è proposto di violare
clamorosamente le regole dello statuto che garantiscono pienezza di diritti
sino alla condanna in via definitiva nel secondo grado di giudizio – spiegano i
componenti del CC dell’opposizione interna, “Il sindacato è un’altra cosa” –
quanto accaduto al comitato centrale della fiom di venerdì 8 gennaio «è di una
gravità senza precedenti nella storia dei metalmeccanici e dell’intera Cgil».
La colpa del
delegato Domenico Destradis che oltretutto era all’oscuro di questo ricorso,
come quasi tutto il CC, sarebbe quella di aver organizzato nei mesi scorsi un
comitato intersindacale di lavoratori e delegati Fca (ex Fiat) del centro-sud
contro il modello Marchionne. «Ma la sua vera colpa è aver continuato a
scioperare in fabbrica contro lavoro straordinario e ritmi assurdi e di non
essersi piegato alla linea della maggioranza della Fiom – sottolineano Sergio
Bellavita, coordinatore dell’area sindacale, Eliana Como, Paolo Brini, Sasha
Colautti, Giuseppe Corrado, Christian De Nicola, Francesco Doro, Pasquale
Loiacono, Giuliana Righi, Antonio Santorelli e Antonella Stasi -Landini e la
segreteria nazionale hanno compiuto quindi un atto autoritario e dispotico
estraneo ai valori dell’organizzazione e avverso alla cultura della
partecipazione, del protagonismo, della solidarietà, dei diritti che la
sinistra politica e sociale declamano. Chiediamo pertanto l’immediata
cancellazione della delibera che ha escluso Destradis, la convocazione di un
nuovo comitato centrale per eleggerlo in ottemperanza a quanto sancito dalla
statuto della Cgil sui diritti della minoranza. Facciamo appello a tutte le
delegate e i delegati elette/i nei luoghi di lavoro. Denunciamo e combattiamo
insieme la deriva autoritaria in cui sta precipitando il sindacato. Si vuole
cancellare ogni voce critica, ogni opposizione interna di chi chiede di
rimettere al centro i bisogni di chi lavora, la ripresa del conflitto».
La torsione
autoritaria è l’altra faccia della sconfitta del sindacato nella battaglia mai
combattuta in difesa delle pensioni, del salario, dell’art.18 e della libertà
di contrattazione.
La vicenda
segue i fatti di novembre quando, da Termoli, un gruppo di delegati Fiom
denunciò che, a chi fa sindacato in fabbrica «manca sempre più il sostegno
della Fiom, troppo spesso impegnata a tentare di ricucire rapporti con la
direzione Fca piuttosto che lavorare a riaprire una vertenza generale sulle
condizioni di lavoro e contro il ccsl. La Fiom così facendo si muove in modo a dir
poco suicida, esponendo i propri delegati e iscritti a rischi enormi». A
Termoli, mentre la Rsa Fiom, la
maggioranza dei delegati e delle delegate Fiom di stabilimento, proclamavano lo
sciopero sugli straordinari comandati, il Segretario Tarantino affiggeva nelle
bacheche sindacali aziendali un comunicato in cui si dissociava
dall’iniziativa. I delegati non avrebbero considerato la volontà dei lavoratori
interessati allo straordinario. «A nome di chi scrive la Fiom Molise se la
maggioranza della sua rappresentanza di fabbrica sostiene uno sciopero?», si
chidevano i delegati ribelli. «Crediamo che a Termoli come in ogni stabilimento
siano i delegati, gli iscritti, i lavoratori a vivere in prima persona la
condizione lavorativa e che spetti a loro decidere non a chi non vive la
fabbrica».
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