domenica 17 gennaio 2016

Nell’anniversario dell’assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht


Articolo ricevuto dai compagni del Circolo di iniziativa proletaria Giancarlo Landonio
Busto Arsizio - VA


Il 15 gennaio 1919 Rosa Luxemburg veniva assassinata
a Berlino – insieme a Karl Liebknecht – dalle squadracce
paramilitari dei c.d. Freikorps, esecutrici degli
ordini del governo socialdemocratico tedesco guidato da
F. Ebert e G. Noske, terrorizzati dalla rivoluzione bolscevica
e dal tentativo insurrezionale – la rivolta di gennaio
che dal 6 al 15 gennaio 1919, su impulso della Lega di
Spartaco, aveva infiammato le speranze del proletariato
tedesco. Il suo assassinio, e le brutali modalità dello stesso,
rimasero impresse nella memoria degli operai e dei
proletari che in quegli anni cruciali avevano trovato nella
rivoluzionaria polacca una indomita guida.
Per lei, come per pochi altri rivoluzionari, la prima
guerra mondiale aveva segnato lo spartiacque definitivo,
la rottura insanabile, il punto di non ritorno, con la
socialdemocrazia, responsabile del massacro – socialdemocrazia
in precedenza già fermamente criticata, dalla
Luxemburg, nella denuncia del revisionismo di Bernstein
e dell’attendismo di Kautski – tanto che già nel
1915, insieme a Liebknecht aveva fondato il Gruppo Internazionale,
che sarebbe poi diventato la Lega di Spartaco,
e dal dicembre 1918 aveva contribuito alla costituzione
del Partito Comunista di Germania.
Dopo il periodo delle calunnie staliniane – intellettuale
piccolo-borghese, la definì il piccolo padre dei popoli
– le è toccato l’oblio e – ancor peggio – per un certo
periodo di tempo, le è toccato assurgere ad idolo di
tutti gli antileninisti di turno, che ad ogni piè sospinto
hanno rammentato le sue critiche al bolscevismo, pur di
dar fiato alle trombe antipartito e contro la dittatura del
proletariato.
Non è questo il luogo per ricostruire il suo apporto
critico alle modalità dello sviluppo della rivoluzione russa
né il suo contributo alla analisi economica marxista.
Ciò che in questa sede ci preme rammentare è che Rosa
Luxemburg è stata - prima di tutto – una comunista che
ha individuato nell’organizzazione politica partito – e lo
dimostra la sua vita - non solo lo strumento necessario
per l’effettiva emancipazione del proletariato bensì l’unico
strumento idoneo a risolvere concretamente i problemi
che nascono dalla rivoluzione proletaria, prima,
durante e dopo la stessa.
Nel pieno della dinamica rivoluzionaria russa scriveva
che il partito di Lenin : è il solo che abbia capito
la legge e il dovere di un partito veramente rivoluzionario
e che attraverso la parola d’ordine : tutto il potere
nelle mani dei proletari e dei contadini, ha risolto
la famosa questione della maggioranza della popolazione
che, da sempre, pesa come un incubo sul petto
dei socialisti tedeschi. Ed ancora, in ordine alla dittatura
socialista, scriveva che la stessa : non può indietreggiare
davanti a nessun impiego dell’autorità per prendere
o impedire delle misure nell’interesse della collettività,
rispondendo agli interessati critici del leninismo,
nella consapevolezza dei limiti delle possibilità
storiche, che : sarebbe una cosa sovrumana esigere da
Lenin e compagni, in simili circostanze, di dare quasi
per incanto la migliore democrazia, la dittatura modello
del proletariato ed una fiorente società socialista
(…) In Russia il problema poteva solo essere posto ma
non risolto. E’ in tal senso che l’avvenire appartiene
ovunque al bolscevismo.
Nel quadro della presentazione – rivolta in particolare
alla gioventù – di articoli e documenti storici pubblichiamo,
di seguito, un articolo apparso sul Soviet – settimanale
della sezione napoletana del Partito Socialista
Italiano – nel numero del 26 gennaio 1919 – dal titolo:
Nella rossa luce del sacrificio – apparso nella immediatezza
dei fatti, sulla morte di Rosa Luxemburg e Karl
Liebknecht. 

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