Una cosa ci teniamo a chiarire: questo blog non si è mai limitato alla mera pubblicazione come alibi per esimersi da responsabilità politiche.
CUBlog ha sempre fatto delle scelte chiare e con chiarezza le ha spiegate alle proprie lettrici e ai propri lettori: prendere una posizione ed esporsi per noi è un atto di onestà irrinunciabile.
Non sarà questo caso a fare da eccezione. Questo contributo del compagno Carucci, il documento critico curato dal compagno Scarinzi e tutto il dissenso per QUANTO E COME avvenuto nel corso della IV assemblea nazionale della CUB, ci vede protagonisti attivi e megafono della critica, unendoci in forza e con forza alle compagne e ai compagni che dalla sanità ai trasporti, dal Piemonte al Lazio passando per la Lombardia e la Toscana, hanno a cuore la democrazia partecipativa della base e l'autonomia dalle ingerenze del potere centrale.
La redazione di CUBlog
Ai compagni e alle compagne della CUB, vi giro l’intervento che non ho potuto fare all’assemblea nazionale di Milano. Non avevo la delega e, come era scritto nel regolamento congressuale, come coordinatore nazionale uscente, avrei potuto prendere la parola solo dopo l’effettuazione di tutti gli altri interventi.
Per dignità e per non dare modo di godere, nell’esercizio del ruolo di pretoriani, ai vari Traini, Fiorito, ecc., non ho fatto richiesta di parola ed ora scrivo ciò che avrei detto.
Porre problemi sulle modifiche statutarie non significava condannare all’immobilismo la CUB, come è stato rappresentato dai sedicenti fautori del rinnovamento, che, da un lato nei loro interventi hanno descritto scenari apocalittici, nel caso le modifiche statutarie non fossero state approvate, mentre dall’altro hanno sostenuto un documento congressuale che, alla prima pagina afferma “ la CUB è il più importante sindacato di base italiano”….. capace “di reggere e crescere in situazioni difficili ma addirittura di diventare punto di riferimento”.
Se il vecchio statuto era una camicia di forza , da scrollarci di dosso, come siamo riusciti a compier quelle gloriose imprese descritte nel documento ? Ed ora, con il nuovo statuto, diventeremo il primo sindacato della galassia ?
Chi si opponeva alle modifiche statutarie, molto più semplicemente, poneva elementari motivi di metodo e di merito:
- di metodo, perché va contro ogni regola di democrazia e di buon senso pretendere di avere il consenso alle modifiche statutarie, alla carta, senza che i delegati/e e le federazioni di categoria abbiano avuto il tempo per le considerazioni e gli approfondimenti;
- di merito perché, alcune modifiche, se proposte nei tempi e con le modalità opportune, avrebbero potuto essere approvate senza forzature, ma ciò che contrasta con la storia e la pratica della CUB è dato dal nuovo ruolo dei coordinatori;
- con i 21 coordinatori si passa ad un organismo che da esecutivo, come lo erano i coordinatori, 6, diventa a tutti gli effetti esecutivo e direttivo. Quindi saranno i 21 coordinatori a dirigere la CUB futura: dai 45 previsti dal precedente statuto, si passa a 21, con buona pace della pretesa estensione della partecipazione.
- Inoltre i restanti 24 dei 45, che fanno parte anch’essi del coordinamento nazionale della CUB, cosa saranno: coordinatori nazionali di serie B ? E se i 21 volessero fare blocco, gli basterà aggiungere solo 2 dei coordinatori nazionali di serie B per avere la maggioranza all’interno del coordinamento nazionale. Come salta agli occhi, si tratta di un pasticcio, privo di logica e di buon senso, difficile da spiegare. Non sarebbe più sensato, se si vuole veramente estendere la partecipazione, lasciare i 45 coordinatori o, qualora fosse necessario, ridurne il numero a 30/35, lasciando, però, a tutti loro pari funzione e ruolo, e nominare, al loro interno, il portavoce, a rotazione ?
In realtà, a mio avviso, la soluzione imposta si muove nella direzione del tutto cambi affinché tutto resti come prima: Tiboni continuerà a fare il Grillo in sedicesimo, e lo scontro in atto all’interno della CUB Lombardia, così ben evidenziato dall’iper agitato Fiorito, trova una tregua e un momentaneo equilibrio . Solo in questo senso può trovare una spiegazione l’ignobile ingerenza operata nei confronti della CUB Trasporti e del suo congresso.
La CUB, però, non è e non deve essere proprietà di pochi, che ricompongono sulle sue spoglie i propri conflitti e/o desideri. E’ indispensabile, perciò, lavorare perché l’assemblea organizzativa si possa effettuare anche prima dei due anni previsti e che si arrivi a ricambiare lo statuto nella parti che diminuiscono gli spazi di democrazia e partecipazione. Non so, e non m’interessa, se nell’ auspicare questo posso essere qualificato quale germe negativo per la vita della CUB e che, pertanto, debba essere estirpato, come ha dichiarato nel suo intervento Tiboni.
Io mi auguro, se non altro per i 24 anni spesi all’interno di questa organizzazione, che questi germi divengano tanti e che si possa impedire ogni progetto di involuzione nella vita della CUB.
Sul documento politico - l’insufficienza delle analisi e delle proposte è stata evidenziata da tanti; come è emerso in numerosi interventi, significativo quello dell’Unione Inquilini che, pur confermando la sua volontà di permanenza nella CUB, rilevandone l’inadeguatezza, ha rinunciato a partecipare all’assemblea nazionale ed ha mandato una nota, e su questo aspetto non mi ripeterò. Vorrei soffermarmi su un’ affermazione del documento, precedentemente menzionata, “la CUB è il più importante sindacato di base italiano”.
Ebbene questo assunto, se anche risultasse vero alla prova dei fatti e non rappresentasse una sorta di autoconvincimento, più che renderci orgogliosi, ci dovrebbe preoccupare seriamente. Perché se la sponda principale, se non unica, contro ciò che sta avvenendo in Italia e in Europa, nel mondo del lavoro, nel sociale e nei diritti, fosse rappresentata dalla sola CUB, credo che, allora, le speranze di cambiamento sarebbero molto poche. Perciò, al di là del legittimo riconoscimento dello sforzo e del lavoro delle nostre compagne e dei compagni, dobbiamo sempre aver ben presente che non siamo l’ombelico del mondo e che la nostra attenzione deve essere tutta concentrata a studiare per capire cosa succede nella società, nell’intercettare i nuovi soggetti sociali e nell’allargare la condivisione e il confronto sul nostro progetto e sulle lotte per il cambiamento. E’ difficile, complicato, più facile da enunciare che da realizzare, ma smettiamola di pensare che tutto ruoti attorno a noi.
Infine, una doverosa precisazione, per sgomberare il campo dalle insinuazioni e mistificazioni di Tiboni e sodali che, per evitare il confronto nel merito dei problemi delle modifiche alla statuto e dell’assetto che si prefigura per la CUB, hanno imbarbarito il confronto, utilizzando gli stessi argomenti di Renzi e Governo sul referendum costituzionale (chi si oppone lo fa perché è attaccato alla poltrona) o quelli del conflitto generazionale per togliere diritti, salario e pensioni (i vecchi, che per mantenere i propri privilegi, non lasciano spazio ai giovani ), voglio precisare che :
sono tra i fondatori della FLMUniti di Roma (14 febbraio 1992), non ho mai usufruito di distacchi sindacali dalla FLMUniti o dalla CUB, da due anni ho lasciato volontariamente gli incarichi provinciali e nazionali di federazione, e per questa mia volontaria scelta non sono stato eletto tra i delegati dell’assemblea nazionale. Sempre per mia scelta, ho comunicato alle compagne e i compagni di Roma che non mi sarei ripresentato per entrare nel coordinamento nazionale, nel quale ero presente da tanti anni. Quelli che “non sono attaccati alla poltrona”, i Traini, i Maestroni e compagnia, si sono tutti reinseriti nelle segreterie nazionali di federazione (FLMUniti, Pensionati, ecc.), malgrado non siano in produzione da decenni. Persino il prode Fiorito, per evitare rischi, non ha effettuato il congresso nazionale della CUB Informazione, l’ultimo, straordinario, risale al 25-26 giugno 2010.
Perciò non c’è, nelle ragioni del mio intervento, nessun attaccamento alla poltrona e/o aspettativa personale. C’è solo il desiderio di riportare il ragionamento sui problemi e di portare il mio contributo perché questa organizzazione possa sviluppare al meglio il confronto democratico, indispensabile per portare avanti il conflitto e il confronto nell’azione quotidiana.
Mario Carucci
Se Cub è o sta diventando il maggiore sindacato non-collaborazionista, appare sinistro il fatto che sia preda e ostaggio di un pugno di persone che ne impediscono lo sviluppo delle connotazioni di classe da cui è percorso. "Cui prodest?"
RispondiElimina