sabato 31 dicembre 2022

Contromessaggio di fine anno 2022

50 sfumature di grigio

di Giacomo Biancofiore






Care lettrici e cari lettori di Cublog,


questo contromessaggio rappresenta per me e sicuramente per molti di voi un appuntamento con la tradizione, quella bella, con cui vogliamo riconciliarci e che irride quella insopportabile dei retorici e ipocriti messaggi istituzionali di fine anno.

Se per certi versi è un onore per me raccogliere il testimone del contromessaggio da un compagno straordinario come Diego, per altri è una vera e propria tortura, una di quelle prove che battezziamo come “insuperabili” prima ancora di cominciare.

Negli anni passati le parole di Diego hanno commosso e contemporaneamente hanno dato una carica incredibile e vi assicuro che non è facile, non lo è più da troppi anni e, ahimè, non è sufficiente la condizione di salariato né quella di militante ad agevolare l’arduo compito. Come Diego mi sono barricato nella cucina proletaria per trovare l’ispirazione tra gli avanzi delle grandi mangiate natalizie che qui a sud provano a resistere all’inflazione.

Ma niente! 

Cerco di colorare il 2023, di farvi arrivare un sorriso incoraggiante come quello che sfoggerà Mattarella il 31 alle 20 e più ci provo più le sfumature di grigio tendono al nero.

Forse il segreto sta nel rimuovere i quasi mille Giacomo, Diego, ecc. che non c’erano ai cenoni da Bari a Milano perché sono morti nel 2022 mentre lavoravano per un salario che è sempre più impalpabile. O forse basta non pensare che la cucina proletaria da cui sto scrivendo con il termosifone caldo e la luce accesa, pur nella sua semplicità, oggi sarebbe una reggia per il Giacomo o il Diego che in Ucraina stanno combattendo e che ad ogni rumore girano gli occhi sgranati su quei figli a cui vorrebbero regalare un futuro di pace, di vita.

E poi le bollette che si accumulano sui comò, sotto il peso di quell’orologio della bisnonna che non le fa mischiare e tiene in alto le scadenze più vicine.

E poi ancora la cassa integrazione, i libri, l’apparecchio per i denti e gli occhiali nuovi per i figli di 5, 10 o 25 anni poco cambia perché dicono che lavoro non ce n’è.

E le donne?

Anni di piccole e faticose conquiste gettati alle ortiche, alla faccia dell’ipocrita narrazione del “signor presidente” donna.

È fine anno e nonostante non abbia voluto concedere nessuna ipocrita bonarietà a questo contromessaggio, gli auguri sono importanti.

E allora tanti auguri, con le stesse insopportabili sfumature di grigio, ai dirigenti sindacali, quelli sempre pronti ad accomodarsi ai tavoli e firmare accordi in cui le lacrime e il sangue dei lavoratori sono un perfetto surrogato dell’inchiostro, quegli stessi che provano a soffocare ogni sussulto della lotta di classe attraverso la frammentazione e la “concorrenza” tra sigle e siglette… per un pugno di tessere.

Gli auguri veri, invece, voglio farli a chi, anche nel 2023, sfiderà il grigio e completerà questo contromessaggio con i colori della lotta, senza paura, senza compromessi. 

Non faccio nomi, perché ometterei tutte quelle proletarie e tutti quei proletari di cui possiamo solo immaginare l’esistenza, ma non la straordinaria resistenza; quelli che, mentre sono impegnati a fronteggiare le lacune di una sanità che si fa nemica per sé o per un proprio caro, affrontano padroni sguaiati, capi arroganti e burocrati vigliacchi con la rabbia che solo la lotta di classe riesce a colorare.

Con voi, compagne e compagni, chiudo il pugno e lo alzo al cielo!


Giacomo  


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