lunedì 30 gennaio 2017

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO ARTICOLO DA : BLOG DI ADCUBERTINELLI

                               LA SOLITUDINE DEI LAVORATORI


Il Lavoro… quale misterioso anagramma più rappresentativo dei giorni nostrani – nazionali. L’occupazione è stata fonte di ispirazione – nascita e diffusione per circolari,  leggi, decreti legge, manovre economiche, riviste, quotidiani, periodici, enti, movimenti sindacali  e numerosi libri. Apparentemente, la somma di questi elementi, della nostra società contemporanea, farebbe pensare alla circostanza sistemica che quando un individuo o gruppi di persone restano senza occupazione entrano in meccanismo di tutela attraverso il quale non si resta da soli. Nulla di piu’ errato! Certo è innegabile che qualche piccolo ammortizzatore sociale esista ma crediamo senza dubbio di smentita che sia sola una goccia d’acqua in un arido e vasto deserto. Ma come trovarlo suddetto miracoloso miraggio – oasi  lavorativa !? Partiamo, per esempio, dai centri per l’impiego ubicati sulla nostra Penisola: alcune statistiche ci dicono che gli operatori che vi lavorano siano circa 10.000 e che i soggetti che riescono attraverso questo apparato istituzionale a ricollocarsi nel mondo del lavoro sia di poco superiore al 2% degli iscritti totali che hanno dato, come da prassi, dichiarazione di immediata disponibilità all’attività lavorativa. Indubitabilmente l’introduzione del lavoro temporaneo, disciplinata dalle legge M.Biagi 2003 ha nel corso del tempo fatto venire meno la funzione – sociale  dei Centri  per l’impiego. Il lavoro ad interim fù auspicato anche come forma di liberarizzazione del mercato del lavoro in regime di libera concorrenza, circostanza che ci  veniva indotta anche da norme statutarie europee (art.82-86) del trattato della comunità economica. Malgrado ciò e nonostante il numero dei ricollocati nel mondo lavorativo – attivo attraverso l’indotto interinale sia di poco superiore al doppio dei ricollocati tramite tradizionale centro impiego, rimane pertanto una quota insufficiente a far fronte alle legittime e bibliche aspettative degli inoccupati di lungo e breve periodo. Appare pacifico, del resto, che anche l’attuale contesto sociale abinato alla poca valenza sindacale non sia fonte di aiuto e di riferimento  per chi si trova senza occupazione e soprattutto per tutti quei soggetti che si trovano a dover affrontare vertenze collettive magari di delocalizzazione o motivate da presunte o  reali spending review aziendali – statali. Ma come si è arrivati alla crisi di rappresentanza del movimento sindacale? Parafrasando la più classica delle domande è indubitabilmente quella da un milione di dollari e le risposte potrebbero risultare esteriormente frutto di scontata retorica, non per noi di Adcu Bertinelli evidentemente.

Appare chiaramente innegabile che i tempi del boom economico italiano intervallati dal ventennio (anni 50 – 70) è lontano milioni di anni luce ma è  proprio alla fine di predetto arco temporale che negli anni 70/80  si collocano le più rilevanti lotte operaie dello scorso secolo nella maggiori città industrializzate del Nord Italia, Milano,Genova e Torino furono laboratori che fecero da volano per molte altre città del bel Paese. In suddetto contesto si misero in luce i consigli di fabbrica, luogo ideale per confrontarsi su salario,orario di lavoro e punto di riferimento per le organizzazioni sindacali. Il rispetto per il diritto e la dignità personale furono rivendicati con forza e determinazione dagli stessi lavoratori con scioperi massicci, molto spesso ad oltranza.Oggi tuttò ciò per certi versi appare arcano, illusionistico e utopistico anche anche per evidenti responsabilità sindacali che hanno perso, tranne rare eccezioni,  i geni della conflittualità e rivendicazione un tempo intrinsechi, base e nucleo del loro stesso DNA. La solitudine dei lavoratori, titolo anche di un libro del 2012, si fà poi fitta come un banco di nebbia quando è espressione di iniziativa di lotta al sistema ricatto – paura singola o di  iniziativa di pochi singoli o gruppi di  persone. I datori di lavoro, ma anche taluni comparti  dei sindacati confederali,non di rado complici, hanno puntato tutto il loro sistema verticistico sulla sottile linea della paura: o si fà così o si rimane a casa senza un euro in tasca.E c’e’ poi chi, nonostante tutto ciò, con coraggio e determinazione và avanti contro tutto e tutti per la propria dignità, per lo stesso rispetto di se stessi e dei propri principi e ideali.Ebbene se tale condizione avversa al sistema potere si verifica le conseguenze per il singolo sono spesso devastanti, si viene colpiti,isolati e molto spesso ammoniti dagli stessi sindacati che dovrebbero tutelarti e rappresentare le tue istanze e i tuoi naturali diritti personali.Si viene, inevitabilmente, ostacolati e combattuti per farne un esempio da significare agli altri: colpisci chi si ribella per educare tutti gli altri e indurli al silenzio e alla condizione della  rinuncia.

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