sabato 20 giugno 2015

La verità sul Nuovo ordine mondiale

ECCO COME LA LOBBY DEI SUPERMERCATI CI HA IMPOVERITO (e ci tiene in pugno)


Chi oggi ha 20 anni o giù di lì, è nato nell’epoca dei supermercati, della grande distribuzione, ma chi come me è già negli ‘anta‘, non potrà che confermare quanto voglio scrivere, in particolare per farlo sapere ai giovani che non hanno vissuto queste vicende. Ma anche molti che le hanno vissute, non ‘razionalizzano’ come sono andate le cose, una regia occulta perfetta.
Fino agli anni 80′ non esistevano i supermercati, e tutte le famiglie italiane facevano la spesa nei negozi di generi alimentari, dal fruttivendolo, dal macellaio e nelle pescherie, dal panettiere, fino a qualche anno prima anche nelle latterie, che vendevano latte prodotto nel territorio… che nostalgia amici.
Una mia parente stretta ha avuto un alimentari, pertanto so abbastanza bene come funzionavano le cose.
Lei si approvvigionava dei prodotti che vendeva prevalentemente in 3 modi:
Passavano i “viaggiatori”, ovvero il camioncino dell’azienda casearia, oppure del salumificio, etc. che forniva i negozianti della zona. L’ordine della merce veniva concordato, anche al telefono, via fax ma certo non email, oppure consegnato di volta in volta al rappresentante, ma alcuni prodotti potevi decidere anche sul momento di acquistarli, in base alla disponibilità presente sul camioncino. Alcuni fornitori passavano quasi quotidianamente, altri ogni due, tre settimane in base ai prodotti. Quello dei latticini passava spesso, quello che portava i prosciutti ogni due settimane era sufficiente. Dovevi stare attento a comprare prodotti che non rimanessero li a muffire, ma nemmeno troppo poco, o restavi sprovvisto alcuni giorni e perdevi vendite. Ma bene o male i clienti erano sempre gli stessi, salvo qualcuno di passaggio, e quindi conoscevi le abitudini delle persone, sapevi cosa comprare e cosa non comprare, anche il pane molti se lo facevano “mettere da parte”, lo prenotavano e il commerciante annotava il nome sul sacchetto. Quante volte sono andato a prendere il pane della mamma, da bambino!
C’erano i distributori della zona: le aziende più grandi e organizzate hanno dei distributori di zona, con giacenze in magazzino di merce. Potevi andare a caricarla con il Fiorino (Fiorino il mezzo commerciale fiat) oppure concordavi la consegna. La mia parente si approvvigionava così di prodotti quali pasta, crackers, fette biscottate, cibi in scatola etc.
Andavi dal produttore direttamente! In alcune zone d’Italia, molti commercianti, e persino alcuni cittadini, andavano dai produttori della zona, acquistavi direttamente. In alcune regioni questa tradizione, seppure molto meno, resiste ancora oggi, nei centri urbani grandi era più difficoltoso.
LA FRUTTA:
C’erano i fruttivendoli, ed i grossisti che li rifornivano. A parte i prodotti non producibili in Italia, come le banane e pochi altri, le merci provenivano dal territorio, o comunque più vicino possibile, anche per limitare costi di consegna, etc. Le insalate, i pomodori, e molti altri prodotti erano di zona, “nostrali” come dicevano gli anziani commercianti. Le mele del trentino, i kiwi dell’agropontino e altre produzioni caratteristiche di alcune zone venivano spedite nelle altre regioni ai grossisti. I nostri agricoltori stavano bene, facevano affari, e la differenza tra prezzo all’origine e quello al banco, era ben proporzionato. L’agricoltore vendeva al grossista, che ricaricava qualcosa, e forniva il commerciante, che a sua volta ricaricava il guadagno. ANDAVA BENE A TUTTI E TRE, e il prezzo era inferiore a quello di oggi, se paragonato e proporzionato.

Oggi invece, cari amici, le grandi lobby hanno fatto chiudere le nostre aziende agricole, oppure sopravvivono e guadagno pochissimo, in quanto la grande distribuzione impone prezzi bassissimi, o acquista dall’estero!!! Le nostre aziende hanno chiuso, ne sono rimaste poche, e oltretutto portano sulle nostre tavole prodotti avvelenati, come hanno mostrato recentemente “Le Iene” (leggete questo articolo dell’amico Alessandro Raffa di nocensura in merito) poichè in nord Africa come altrove fuori dall’Europa, è ancora consentito l’uso di pesticidi velenosissimi e cancerogeni, messi al bando dall’UE. Sono tossici i pesticidi consentiti, figuriamoci questi, che hanno una resa eccezionale, ma rovinano la salute. L’UE dovreebbe bloccare le importazioni da chi usa questi veleni, ma non avviene e c’è pochisssssimi controlli, e il 50% dei campioni analizzati dalle Iene erano avvelenati, sia da sostanze lecite ma in dosi 5 volte più alte del consentito, sia da veleni cancerogeni illegali.

Torniamo alla grande distribuzione.

Negli anni 80′ aprirono i primi supermercati, e da subito fecero crollare gli affari del “commerciante sotto casa”, poiché i supermercati, acquistando elevati quantitativi dei prodotti, direttamente dai produttori (senza far ricorso a grossisti) riuscivano a fare dei prezzi sensibilmente più bassi. Ma sopratutto, in quel periodo miravano a conquistare il mercato, e avevano margini di guadagno molto minori a quelli di oggi! Hanno messo fuori mercato gli alimentari, li hanno fatti chiudere e una volta che hanno assunto il controllo totale della distribuzione di cibo, hanno fatto “cartello” tra loro per non farsi concorrenza al ribasso, e hanno aumentato i prezzi!
I negozi di generi alimentari, dai quali tutti si approvvigionavano di cibo, hanno visto crollare il loro volume d’affari, perché ben presto solo gli anziani (che non guidano, si muovono male, hanno difficoltà a spostare buste pesanti, etc) rimasero fedeli al loro commerciante sotto casa. (Ovviamente alcuni anziani iniziarono a recarsi ai supermercati, magari aiutati dai figli, etc. ma molti rimasero fedeli all’alimentari)
La maggioranza delle famiglie modificò le proprie abitudini: anziché acquistare il cibo pressoché quotidianamente da alimentari, macellerie, pescherie, fruttivendolo etc, iniziarono a fare una grossa spesa settimanale di generi alimentari dal supermercato, acquistando dall’alimentari sotto casa solo il pane fresco e quello di cui ti veniva voglia, senza recarti a fare la fila al supermercato. Una sera un etto di prosciutto, poi una mozzarella, etc.

IL CROLLO FU TALE CHE IL 90% DEGLI ALIMENTARI HANNO CHIUSO I BATTENTI ENTRO 10 ANNI DALLA NASCITA DEI SUPERMERCATI!
Che inizialmente, proponevano solo prodotti confezionati, ma ben presto hanno allestito MACELLERIE, REPARTI PESCHERIA, REPARTO ORTOFRUTTA, etc. facendo CHIUDERE I BATTENTI ANCHE AL 90% DELLE ATTIVITA’ MENZIONATE!
MIGLIAIA DI FAMIGLIE ITALIANE HANNO PERDUTO LA PROPRIA ATTIVITA': e generalmente, erano attività redditizie, nelle quali lavorava una famiglia.  Un buon alimentari poteva guadagnare (guadagno netto) dai 3 ai 5 milioni di lire “puliti” al mese, talvolta anche di più. Al posto di questi posti di lavoro, ne sono stati creati altri, da dipendenti, con contratti oggi precari e sottopagati.

Il guadagno che entrava nelle tasche di MIGLIAIA E MIGLIAIA di famiglie italiane, a livello globale si parla di centinaia di migliaia tra alimentari, fruttivendoli, macellerie, pescherie, etc CON L’AVVENTO DEI CENTRI COMMERCIALI, ENTRA NELLE TASCHE DI POCHI LOBBISTI

E questo ha IMPOVERITO notevolmente la società. Perché le famiglie dei commercianti, se guadagnavano bene, investivano sul territorio, facevano girare l’economia… i lobbisti invece no. Hanno le sedi legali nei paradisi fiscali, e DEPREDANO IL TERRITORIO in cambio di posti di lavoro sottopagati! Soldi che finiscono alle Cayman…

DOPO ESSERSI IMPADRONITI DEL MERCATO DEL CIBO A 360° i nostri amici lobbisti hanno pensato bene di volgere il loro sguardo agli altri settori: facendo chiudere negozi di arredamento, e di molte altre categorie… quello che vendono lo sapete.

E anche qua valgono le stesse riflessioni proposte sopra, ovviamente.
MA QUESTI NON HANNO DISTRUTTO SOLO IL TESSUTO COMMERCIALE: MA ANCHE QUELLO INDUSTRIALE!!! PERCHE’ SE IL COMMERCIANTE SI RIFORNIVA DAI PRODUTTORI DI ZONA, I PIU’ VICINI, O COMUNQUE “NAZIONALI”, LA GRANDE DISTRIBUZIONE SI RIFORNISCE ALL’ESTERO, LADDOVE LE MULTINAZIONALI SFRUTTANO MANODOPERA A BASSISSIMO COSTO, MODERNI SCHIAVI LEGALIZZATI CHE ANZICHE’ AVERE LE CATENE ALLE GAMBE SONO COSTRETTI A LAVORARE 15 ORE AL GIORNO PER POCHI DOLLARI, PER SOPRAVVIVERE
Ed i nostri produttori hanno chiuso, mandando a casa milioni di persone.
Se i politici avessero voluto fare gli interessi della popolazione, avrebbero impedito tutto questo. Sarebbe stato sufficiente imporre dazi doganali: anziché produrre in Italia una scarpa al costo di 10 euro, vai a produrre nel sud-est asiatico per 1 euro? E io ti chiedo 9 euro di dazi doganali! Rendendo impossibile importare prodotti. Invece i dazi doganali sono stati inadeguati, incidevano poco e rendevano comunque conveniente la delocalizzazione o l’importazione dall’estero. Anziché chiedere i 9 euro sopracitati, chiedevano 50 centesimi, rendendo conveniente queste pratiche che hanno distrutto il mercato italiano, il nostro commercio, le piccole-medie imprese, che erano la ricchezza dell’italia, la spina dorsale dell’economia, categorie che stavano bene economicamente e facevano stare bene perché facevano girare l’economia! Con 800 euro al mese e l’affitto o il mutuo da pagare a girare sono solo le “scatole”, ed il crollo dei consumi ha fatto chiudere altre aziende, una spirale di devastazione economica. Con l’UE poi abbiamo aggiunto alla concorrenza estera anche quella interna, dell’est europeo

DIETRO ALLA GRANDE DISTRIBUZIONE OVVIAMENTE CI SONO LE POTENTI LOBBY, GRUPPI MULTINAZIONALI ALLA BASE DEI QUALI CI SONO LE BANCHE, LE POTENTISSIME BANCHE, GOLDMAN SACHS, JP MORGAN, MORGAN STANLEY E MOLTE ALTRE.
In molti casi la grande distribuzione ha iniziato anche a produrre (sempre nel sud del mondo) parte della merce in vendita.
E’ CONVENUTO AGLI ITALIANI METTERSI IN MANO A QUESTE GRANDI MULTINAZIONALI? FAR CHIUDERE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI NEGOZIANTI, ETC?
Inizialmente facendo la spesa al supermercato risparmiavi, è innegabile, in questo modo hanno conquistato il mercato, sbaragliato la concorrenza del piccolo commerciante che non poteva competere. E quando hanno conquistato il mercato, i prezzi sono iniziati a lievitare…E OGGI SPENDIAMO, IN PROPORZIONE, MOLTO DI PIU’ DI QUANTO SI SPENDEVA 30 ANNI FA PER FARE LA SPESA, PER SFAMARE UNA FAMIGLIA!!!

I produttori di arance vengono presi per il collo: “ti compriamo tutto il raccolto, ma a 5 centesimi al kg, ok? Altrimenti compro le arance tunisine che mi costano 3 centesimi al kg, prendere o lasciare?”  E SE NON VOGLIONO FAR MARCIRE I PRODOTTI LASCIANDOLI SUGLI ALBERI (raccoglierli senza venderli sarebbe solo un costo aggiuntivo) DEVONO ACCETTARE QUESTE CONDIZIONI… capite?

Poi ci meravigliamo se nei campi, a Rosarno, impiegano, per 10 euro al giorno, dei poveri disperati stranieri? Il produttore per riuscire a guadagnare qualcosa, e ben poco, con quei prezzi bassi, è COSTRETTO ad utilizzare manodopera sfruttatissima e utilizzare pesticidi per massimizzare il raccolto e aumentare il profitto.

Arance che poi arrivano sugli scaffali del supermercato a 2€ al chilogrammo!!! Se al produttore anziché arrivare 5 cent al chilo ne arrivassero 30, potrebbe certamente dare lavoro dignitoso ai lavoratori. Poi in alcuni territori c’è il problema della criminalità organizzata, ma la questione è quella.

CAPITE COSA è SUCCESSO?
Il popolo, ignaro, si è consegnato a queste lobby… e oggi se vogliamo mangiare, dobbiamo rivolgerci a loro. Almeno nel 90% del territorio italiano la situazione è questa! Immaginatevi cosa accadrebbe, nei grandi centri urbani – Roma, Milano, Torino, Napoli, etc etc – se di punto in bianco, chiudessero tutti i supermercati. Milioni di persone non saprebbero dove approvvigionarsi di cibo. Il potere che hanno queste lobby, se ci pensate, è IMMENSO!
UNA CLASSE POLITICA SERIA, CHE HA A CUORE LE SORTI DI QUESTO PAESE, AVREBBE IMPEDITO TUTTO QUESTO.
MA UNA CLASSE POLITICA DI DISONESTI INVECE PREFERIREBBE LUCRARE SU TUTTO QUESTO, INVESTENDO SOLDI PER PARTECIPARE AL BUSINESS, OPPURE INCASSANDO MAZZETTE MILIONARIE DA LOBBY CHE AVRANNO INTROITI MILIARDARI, PER SVENDERE IL PAESE.

GIUDICATE VOI QUAL è IL NOSTRO CASO…
Poi parlano di crisi, di superare la crisi, di posti di laovro…e la gente gli crede!
Ragazzi la situazione è grave, molto grave… e non potrà che peggiorare, è palese. Purtroppo però molti non lo capiscono.

Questo perché politici e mass media NON NE PARLANO, E ANZI OCCULTANO la questione, distraendo e deviando la colpa verso altre vicende, magari il barista sotto casa che non fa uno scontrino…

I grandi media si dividono in 2 categorie: quelli controllati direttamente dall’elite, e quelli controllati attraverso contratti pubblicitari: le grandi multinazionali investono ogni anno decine, se non centinaia, di milioni di euro in pubblicità, e sono gestite per lo più da poche, ma influenti agenzie. Se un giornale attacca un’azienda gestita dall’agenzia, rischia che questa non gli passi più la pubblicità… necessaria per sopravvivere. Se invece un media difende a spada tratta i loro interessi, anche a costo di mentire spudoratamente, magari ottiene maggiori investimenti… ecco spiegato il servilismo e l’intoccabilità di certi grandi marchi e/o gruppi.

Mi fermo qua, per ora, per evitare di dilungarmi ulteriormente, ma torneremo sulla questione. Collegatevi alla nostra pagina Facebook per restare aggiornati!

LA QUESTIONE DESCRITTA SOPRA è STATA UNA BELLA MAZZATA PER L’ITALIA E PER GLI ITALIANI, CHE SI SONO IMPOVERITI: il “ceto medio” che ci contraddistingueva è ormai venuto meno, ormai la divisione è sempre più tra ricchi e poveri, come nel terzo mondo. E’ ciò che stiamo diventando.

Nel corso della storia, molte nazioni e popoli ricchi e potenti, hanno avuto un declino inarrestabile fino a raggiungere la povertà. Aree che un tempo erano prospere e ricche, oggi sono lande desolate dalla miseria, così come alcune zone dove oggi c’è benessere un tempo erano poverissime. E l’Italia, sta per avere il suo declino, deciso a tavolino da qualcuno.

Per arrivare al livello di declino raggiunto ovviamente non bastava quanto descritto sopra, pur essendo una grande mazzata. Le cause della crisi sono da ricercare nel sistema monetario, bancario e finanziario, ovvero nella mancanza di sovranità monetaria e l’assoggettamento a un debito pubblico inestinguibile, che ci costa 100 miliardi all’anno solo di interessi!! Soldi che dall’economia reale vengono sottratti e condotti nei caveau delle banche! In questo articolo di nocensura ci trovate descritte tutte le cause del declino.

Veritanwo

Tratto dal sito :
http://veritanwo.altervista.org/ecco-come-la-lobby-dei-supermercati-ci-ha-impoverito-e-ci-tiene-in-pugno/#

giovedì 18 giugno 2015

Jobs Act: libertà di spiare per licenziare meglio

Di Giorgio Cremaschi


Negli Stati Uniti degli anni 30 la denuncia dell'incombere sul lavoro dell'occhio del padrone faceva parte della svolta progressista del New Deal di Roosevelt. 35 anni dopo quel film in Italia lo Statuto dei Lavoratori, nel suo articolo 4, vietava i controlli audiovisivi, salvo accordo sindacale, e ogni altra forma di controllo a distanza sul lavoratore.

Oggi il governo Renzi, che applica la controriforma sociale voluta dalla Troika e dalla finanza internazionale, legalizza lo spionaggio aziendale ai danni del lavoratore. Il controllo televisivo resta più o meno vincolato alle leggi di una volta, ma non perché si sia voluto tutelare i lavoratori. Le telecamere già oggi servono per i parcheggi, per le entrate, per le zone a rischio e per prevenire furti, non per il controllo delle attività. Nessun padrone oggi ha bisogno dicomportarsi come quello di Charlot.

I controlli sul lavoro da tempo son attuati attraverso il cablaggio e la messa in rete di tutti gli strumenti e le postazioni di lavoro. Le macchine hanno in ogni postazione una registrazione delle attività. Le catene di montaggio, le casse dei supermercati, le automobili aziendali, i treni e gli autobus, i computer negli uffici, i magazzini, le entrate e le uscite, tutti i posti di lavoro da tempo son connessi ad una rete che permette il controllodel lavoratore.

Quando i mass media parlano di tablet e cellulari aziendali come strumento di controllo, quasi fossimo entrati in virtù di questi strumenti in una nuova era, dimostrano ancora una volta di essere puri oggetti di propaganda ideologica. Il controllo a distanza nelle imprese c'è sempre stato da quando esiste l'elettronica, solo che grazie allo statuto dei lavoratori non poteva essere usato contro gli interessi e i diritti delle persone.

Nel corso della mia esperienza sindacale ho fatto o verificato tanti accordi sindacali che affrontavano la materia. Quando una macchina a controllo numerico registra il proprio avanzamento, segnala anche i tempi e le modalità dell'attività del lavoratore. Ma gli accordi sindacali stabilivano che nulla di quei dati a conoscenza del padrone potesse essere usato a danno del lavoratore. Il padrone sapeva, ma non poteva usare quanto sapevacontro il lavoro.

Ora Renzi toglie l'obbligo di accordo sindacale e soprattutto permette all'azienda di usare i controlli sul lavoro per tutto ciò che è previsto dai contratti. Cioè per gli orari, i ritmi, le pause, gli organici, le ferie, la malattia e chi più ne ha più ne metta. Ogni lavoratore avrà la sua scheda personale perfettamente legale dove sarà registrato anche quante volte si soffia il naso. La privacy, come tutto il resto, sarà questione di classe e il lavoratore senza diritti verrà schedato come qualsiasi altra merce. E sulla base di quella schedatura il padrone potrà promuovere o demansionare o, se necessario, licenziare senza reintegra, grazie alla distruzione dell'articolo 18.

La libertà di spionaggio completa quindi il quadro della controriforma del lavoro di Renzi. Ti controllo e se non dai il massimo ti degrado e se non basta ancora ti caccio. È La realizzazione del sogno degli industriali, come ha detto il presidente di Confindustria Squinzi. Ed è anche il materializzarsi dei peggiori incubi perchi lavora, a causa di un governo che si dichiara di centrosinistra, ma che contro i lavoratori sta realizzando le cose peggiori dalla sconfitta del fascismo.

lunedì 15 giugno 2015

La Cgil dice sì a Squinzi

da SINDACATOUNALTRACOSA.ORG 

 Articolo di Sergio Bellavita




La Camusso apre a confindustria, Cisl e Uil. Così la stampa ha definito l’accorato appello che la segretaria della Cgil ha rivolto dal palco della tre giorni del lavoro organizzata, non a caso, nella città dell’amico nemico Renzi, ai vertici delle tre organizzazioni. Mentre ha attaccato il governo sul Jobs Act ha proposto alle altre parti l’avvio di un percorso per un nuovo patto sociale fondato sul rinnovo dei contratti e sulla qualità del lavoro. In sostanza Camusso risponde positivamente alla richiesta di Squinzi di avviare un tavolo negoziale per un nuovo modello contrattuale che assuma fino in fondo il modello Marchionne. Un fatto grave che testimonia l’ulteriore smottamento della Cgil dopo la resa senza condizioni al Jobs Act e la smobilitazione generale. L’obbiettivo dei padroni e’ cristallino: incassare tutti i vantaggi del nuovo regime della ricattabilita’ e inglobare la Cgil tutta, compresi i metalmeccanici, nel nuovo modello corporativo e autoritario fondato sulla contrattazione di ricatto e sul sindacalismo complice. La Cgil rende omaggio cosi a organizzazioni che hanno lavorato, ognuna dalla propria collocazione, alla distruzione del sistema sociale del nostro paese. Lo fa passando da Firenze in una sorta di Leopolda sindacale a testimoniare che lo scontro e’ tutto politicista, interno al Pd e al centrosinistra. Non sappiamo se il disastroso nuovo patto sociale che si annuncia arriverà a chiudersi davvero. Sono molte le contraddizioni e le spinte diverse in un quadro che non riesce più a trovare un equilibrio. Quello che è certo è che i danni sul lavoro, di questa linea, sono e saranno sempre più devastanti. Lo testimonia bene una pratica contrattuale che ormai interviene solo a peggiorare la condizione del lavoro. Nel 2009 fu l’iniziativa della Fiom e della FP, ed in particolare lo sciopero congiunto del 13 febbraio, ad impedire la firma di Epifani sul modello contrattuale, poi separato, che accettava le deroghe e la cancellazione di ogni autonomia nelle politiche salariali del sindacato. Oggi rischia, così come è accaduto con l’accordo del 10 gennaio 2014 favorito dalla ricomposizione congressuale Landini Camusso, di essere nuovamente decisiva la Fiom, che al Comitato Centrale avvia il percorso per il rinnovo del Contratto nazionale dei metalmeccanici. Se Landini dovesse decidere l’unita di fondo con Fim e Uilm, anche se su piattaforme formalmente distinte, la Cgil avrà la strada spianata per chiudere il cerchio. Solo una lotta aperta contro il modello delle deroghe del Testo unico può impedire che venga liquidato formalmente il contratto nazionale. Sappiamo che è una battaglia difficilissima e quasi sicuramente destinata ad essere sconfitta in questa fase ma è solo sulla lotta che puoi sedimentare e consolidare zone di resistenza e di esistenza di sindacalismo di classe. Altrimenti alla fine si difende solo l’organizzazione, non i bisogni dei lavoratori. Con buona pace della coalizione sociale.

http://sindacatounaltracosa.org/2015/06/15/la-cgil-dice-si-a-squinzi/

venerdì 12 giugno 2015

IL LAVORO UCCIDE DI PIÙ, ANCHE SENZA FERIRE. LA COMPETIZIONE INDIVIDUALE AUMENTA IL BURNOUT


 “Bruciati” per troppo lavoro o per il clima di concorrenza individuale che ormai regna nei posti di lavoro: il burnout non è solo fatica, stanchezza o depressione “residuale”. Insomma, il lavoro uccide anche quando ti lascia “respirare” ancora. I numeri di una ricerca internazionale i cui risultati sono stati resi noti la scorsa settimana nel corso di un convegno della fondazione Rodolfo Debenedetti, completamente ignorato dalla stampa (escluso il caso del “Sole 24 ore”) parlano chiaro.
Lo studio ha costruiro una correlazione diretta tra aumento della concorrenza internazionale e tasso di mortalità tra i lavoratori del settore manifatturiero. I risultati sono sorprendenti e mettono in evidenza che se da una parte aumenta di un miliardo di dollari il fatturato delle importazioni in Italia o negli Stati Uniti dei prodotti cinesi, dall’altro la mortalità tra i lavoratori della filiera di prodotti di “bassa qualità” subisce un incremento del 7% (campione di 500mila persone), in Italia, e del 2% (campione di 130mila persone) negli Usa. Secondo i due studiosi Adda e Fawaz, le cause di morte sono le più varie: aumento dei suicidi, dei casi di cirrosi epatica e delle patologie respiratorie. Veneto, Lombardia e Piemonte sono le regioni più interessate dal fenomeno.
Secondo altre fonti, il “burnout” colpisce in Europa il 22% di chi ha un impiego. E ora la Francia ha intenzione di varare una normativa che tutela chi ne è vittima. In due ospedali romani su 242 infermieri il 38% ha manifestato sintomi di esaurimento: ma a rischio ci sono anche gli insegnanti.

Che la “sindrome” derivi dal comando sul lavoro, dalla concorrenza e dallo stress di non sentirsi all’altezza nell’ambito del lavoro dipendente, lo dimonstra un rapporto congiunto dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) e della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound).
Secondo gli esperti, la fonte principale di stress sul lavoro non è tanto l’intensità delle proprie mansioni quanto la mancanza di autonomia nell’organizzare la propria attività. Ecco che i Paesi scandinavi e i Paesi Bassi, dove i lavoratori godono mediamente di una maggior autonomia, registrano meno casi di stress lavorativo, che, nei casi più estremi, può condurre “burnout”, ovvero “ad una manifestazione patologica, anche di grave entità, dovuta da condizioni lavorative sfavorevoli”.
Julia Flintrop della EU-OSHA, spiega che “lo stress da lavoro nasce soprattutto in situazioni in cui le pretese dei datori di lavoro eccedono le reali capacità dei lavoratori” e pertanto “una maggior autonomia organizzativa può prevenire eventuali conseguenze psicologiche”.


da HTTP://WWW.CONTROLACRISI.ORG/

giovedì 11 giugno 2015

il demansionamento, nuovo atto del fascismo aziendale In evidenza

articolo di Giorgio Cremaschi dal sito contropiano.org



Il quotidiano Il Sole 24 Ore anticipa i contenuti del decreto sul demansionamento, che il governo si prepara a varare. Già questo è un fatto significativo, ma non è una notizia perché è oramai scontato che gli esperti ministeriali di Renzi e Poletti operino sotto la dettatura dei tecnici della Confindustria. Il cui quotidiano ci comunica la gioia delle imprese e dei loro uffici legali per il fatto di poter finalmente fare tutto ciò che era proibito dall'articolo 13 dello Statuto dei Lavoratori; senza dover incorrere in costose e spesso perdenti azioni legali. Un regalo ai profitti d'impresa ai danni dei diritti e del salario dei lavoratori, una sanatoria per tutti gli abusi ai danni della professionalità delle persone, la licenza di mobbizzarre e ricattare , questa l'infamia di un provvedimento che realizza un altro sogno della Confindustria e produrrà incubi per chi deve subire il potere dell'impresa.
Si potrà degradare il lavoratore per ragioni tecniche e organizzative, cioè quando al padrone serve, di una qualifica, ma con deroghe anche di due. Il salario teoricamente dovrebbe rimanere lo stesso, ma senza le indennità. Ad esempio un operaio montatore, che fa i turni o va in trasferta, può essere degradato a facchino nei magazzini e si vedrà ridotta la paga del 30%.
I lavoratori licenziati per ragioni economiche potranno conciliare con l'azienda se accettano di riprendere a lavorare a mansione inferiore. Questo è proprio il corollario che mancava al contratto senza articolo 18. Una misura che farà risparmiare alle imprese sull'indennità di licenziamento, rispondendo chiaramente ad un calcolo preciso degli uffici studi confindustriali. Come si sa gli incentivi di 8.000 euro all'anno che sono alla base delle assunzioni secondo il jobsact finiranno. A quel punto le imprese si troveranno lavoratori licenziabili sì, ma pagando una indennità. Se però quei lavoratori verranno licenziati e poi riassunti con il demansionamento, l'indennità la pagherà il lavoratore con la qualifica più bassa e per l'impresa sarà come se gli incentivi continuassero.

Infine se il padrone può degradare quando vuole, il lavoratore non può rivendicare la promozione. Con l'articolo 13 dello statuto, se si operava per 3 mesi in mansioni superiori, si aveva diritto alla qualifica corrispondente. Con il demansionamento bisognerà aspettare il doppio del tempo, salvo accordi peggiorativi nei contratti .
Insomma dopo il diritto alla tutela contro il licenziamento ingiusto salta anche quello alla qualifica e in ogni azienda le direzioni potranno fare di tutto ai propri sottoposti . E questo è il risultato più importante per i padroni: la licenza di mobbing. Le minacce di licenziamento o degradazione in molti caso saranno sufficienti per imporre di lavorare di più e peggio senza chiedere nulla. Il sadismo di certi capi e capetti avrà piena possibilità di dispiegarsi .
Quando si dice che quello di Renzi e del suo sponsor Marchionne è fascismo, per ora, aziendale, non si esagera, si descrive semplicemente quello che si sta giuridicamente realizzando misura dopo misura con il Jobsact.

http://contropiano.org/interventi/item/31270-il-demansionamento-nuovo-atto-del-fascismo-aziendale?utm_source=dlvr.it

giovedì 4 giugno 2015

TTIP: il trattato che rafforza le Multinazionali


Vogliono rendere le multinazionali private immuni alle legislazioni nazionali sovrane, con l'argomento che sono 'restrizioni al commercio'. [Paul Craig Roberts]


I trattati su commercio e investimenti, rispettivamente detti transatlantico e transpacifico, non hanno niente a che vedere con il libero mercato.
"Libero mercato" è,come spesso accade, una formuletta per cercare di nascondere la questione reale: il potere che tramite questi accordi di fatto verrà ceduto dagli Stati direttamente alle grandi multinazionali. Il potere di poter citare in giudizio gli Stati fino a rovesciare leggi sovrane che regolamentano questioni di primaria importanza, tra queste: inquinamento, sicurezza alimentare organismi geneticamente modificati, salario minimo.
La prima cosa che innanzitutto occorre capire è che tali, cosidette ''partnerships'' non sono leggi scritte da membri del Congresso (USA). La Costituzione degli Stati Uniti conferisce al Congresso l'autorità legislativa, ma queste leggi si stanno di fatto scrivendo senza la partecipazione del Congresso. Queste leggi le stanno scrivendo le multinazionali stesse nell'esclusivo interesse ad ampliare il proprio potere e a stimolare i propri profitti. L'ufficio US trade representative (Ufficio di rappresentanza per le questioni commerciali) fu creato proprio come escamotage per consentire alle multinazionali di scriversi da sole leggi che servono i loro esclusivi interessi. La truffa ai danni della Costituzione e della gente tutta è coperta dal fatto che invece di chiamarsi leggi in questo caso si chiamano "Trattati".
Il Congresso infatti, non è nemmeno autorizzato a conoscere il contenuto di tali leggi e il suo ruolo si limita solo a poter accettare o respingere il testo finale, già bell'e fatto, che gli verrà sottoposto una volta pronto. Generalmente il Congresso accetta questo perché  "è stato già fatto così tanto lavoro" e perché "il libero commercio porterà vantaggi per tutti quanti".
I giornalisti prezzolati hanno distolto l'attenzione dal contenuto dei decreti verso la procedura "fast track" (iter velocizzato). Quando il Congresso vota con la procedura fast track, altro non significa che sta accettando il fatto che le corporazioni si scrivano le leggi che credono senza nemmeno consultare il Congresso. Persino le critiche rivolte a questi trattati di "partnership" sono solo una cortina di fumo. Paesi accusati di avere condizioni lavorative schiavistiche potrebbero essere esclusi dagli accordi ma non lo saranno. I superpatrioti si lamentano che la sovranità USA è violata da "interessi esteri", ma la verità è che la sovranità americana è violata dalle corporazioni americane. Altri lamentano che ancora più posti di lavoro finiranno per essere delocalizzati, ma come dato di fatto, non c'è bisogno di "trattati" del genere per continuare nella perdita di posti di lavoro in USA perché non c'è assolutamente nulla che impedisca o disincentivi la delocalizzazione del lavoro nella legislazione vigente già adesso.
Quello a cui mirano queste cosiddette "partnership" è rendere le multinazionali private immuni rispetto alle legislazioni nazionali sovrane, avanzando l'argomento che le leggi degli Stati hanno un impatto negativo sui profitti e rappresentano "restrizioni al commercio".
Ad esempio, secondo il Trattato Transatlantico la legislazione Francese contro gli OGM è destinata ad essere rovesciata in quanto "limitazione al commercio" non appena arriverà una pioggia di cause legali dalla Monsanto.
Le compagnie che producono sigarette potranno fare causa contro gli avvertimenti stampati sui pacchetti, dal momento che gli avvertimenti scoraggiano il fumo e quindi sono un'ipotetica "limitazione al commercio".
Anche gli sforzi per controllare le emissioni nocive all'ambiente saranno bersaglio delle cause indette dalle compagnie che si sentono "danneggiate".
Sotto il TTIP le multinazionali saranno compensate con regulatory takings (concessioni regolate, la definizione corporativistica per protezione ambientale). Altro non significa, guarda un po', che saranno i contribuenti a dover pagare i danni provocati dalle corporazioni lasciate libere di inquinare a piacimento.
Gli Stati che prevedono controlli qualità sul cibo importato, ad esempio sulla carne suina che può essere affetta da trichinellosi o trattata con agenti chimici, sarebbero ugualmente bersagliati da cause, perché tali regolazioni aumentano i costi delle importazioni.
Gli Stati che non prevedono protezioni monopolistiche per i farmaci commerciali o i prodotti chimici, e consentono la vendita di farmaci generici, potranno pure essere denunciati dalle corporazioni per danni.
Inoltre, sotto il TTIP soltanto le multinazionali potranno denunciare. I sindacati invece non saranno autorizzati a denunciare ogni volta che i loro membri sono danneggiati dalla delocalizzazione del lavoro, e i cittadini non potranno denunciare quando la loro salute o le loro riserve idriche saranno messe a rischio dalle emissioni delle multinazionali.
Lo stesso Obama non ha parte nelle procedure. Ecco cosa sta succedendo: il rappresentante per il commercio USA è un complice delle multinazionali che serve le corporazioni private in cambio di un lauto salario di un milione di dollari l'anno. Le multinazionali hanno corrotto i leader politici di ogni paese per cedere la propria sovranità e il benessere generale dei loro popoli alle multinazionali estere. Le corporazioni hanno pagato ingenti somme ai senatori USA per trasferire il potere legislativo che legittimamente appartiene al Congresso sempre nelle mani delle solite multinazionali.
Quando questi accordi di "partnership" passeranno, nessuno stato che avrà firmato avrà più alcuna autorità legislativa di emanare leggi o far rispettare leggi esistenti che le multinazionali considerano avverse ai loro bilanci.
Il presidente che si è  fatto eleggere con lo slogan "change", promettendo cambiamento, sta portando per davvero il cambiamento: sta consegnando gli USA, l'Europa e l'Asia alla legge delle multinazionali.
Il primo presidente nero degli Stati Uniti si sta dimostrando lo zio Tom delle grandi società multinazionali: tutto e di tutto ai proprietari delle piantagioni di cotone e niente di niente per gli schiavi.
Soltanto gente che si sia venduta la propria integrità per denaro potrebbe firmare accordi simili. A quanto pare la Merkel, vassallo di Washington, è tra questi.
Stando alle notizie riportate, entrambi i maggiori partiti politici Francesi si sono venduti alle multinazionali, ma non il Fronte Nazionale di Marine Le Pen. Alle scorse elezioni europee i partiti dissidenti, quali il partito della Le Pen o quello di Nigel Farage, hanno prevalso sui partiti tradizionali, ma i dissidenti non riescono ancora a prevalere nell'ambito dei propri paesi.
Con amara ironia, l'unico leader europeo che ha parlato del problema è il segretario del Fronte Nazionale Francese (estrema destra) Marine Le Pen, che si oppone alla segretezza degli accordi per imporre la legge delle multinazionali:
"E' di vitale importanza che la popolazione francese sia al corrente dei contenuti del TTIP e le sue motivazioni, in modo da possedere gli strumenti per opporsi. I nostri concittadini hanno diritto a scegliere per il loro futuro, ad avere la possibilità di scegliere un modello di società che risponda alle loro necessità e non uno imposto dalle multinazionali in considerazione solo della loro avidità di profitto. I tecnocrati di Bruxelles sono venduti alle lobbies, e i politici dell'UMP (partito dell'ex presidente Sarkozy) sono subordinati a questi tecnocrati''.
E' ugualmente vitale sapere anche per la cittadinanza americana, peccato che neanche lo stesso Congresso sia autorizzato a sapere.
Dunque, com'è che funziona questa solfa della "Libertà e Democrazia" che noi americani sosteniamo di avere, mentre nel frattempo né alla gente né ai suoi rappresentanti eletti è consentito partecipare alla stesura di leggi che consentono alle multinazionali di negare le funzioni legislative dei Governi e innalzare il motivo del profitto delle compagnie multinazionali più in alto del benessere generale sulla scala dei valori?



Fonte originale:  http://www.informationclearinghouse.info/article42017.htm.
Tratto da: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15127.

mercoledì 3 giugno 2015

Vigilanza Expo: “Turni massacranti, stipendi da fame”

Dal sito : milanoinmovimento.com

La testimonianza di un lavoratore al Punto San Precario Rho-Fiera



Mercoledì scorso allo Sportello biosindacale è passato a trovarci Mario (il nome ovviamente è di fantasia), un addetto alla vigilanza che attualmente presta servizio all’interno del sito di Expo 2015. Abbiamo pensato di trascrivere sotto forma di intervista la chiacchierata che abbiamo fatto sulle condizioni di lavoro sue e di tutti i lavoratori assunti dagli istituti di vigilanza. L’intento non è certo quello di enfatizzare la “sfiga dello sfruttamento” in modo da cullarsi in una malinconica autocommiserazione oppure così da autocompiacersi per la vibrata denuncia. Lo sfruttamento si combatte con la lotta: rendere visibile il mondo sommerso delle lavoratrici e dei lavoratori di Expo 2015, dietro la vetrina dell’Esposizione universale, è solo il primo passo per attivare percorsi di lotta che restituiscano ai lavoratori diritti e reddito negati.
D: Allora Mario, andiamo con ordine. Con che contratto sei stato assunto e quali erano le tue mansioni? Quali erano le condizioni generali di lavoro?
R: Il mio è un contratto di 6 mesi, classe F del CCNL Vigilanza e Sicurezza, con una paga oraria di 5 euro lordi all’ora. Netti, più o meno, fanno la miseria di 4 euro all’ora. Facendo i calcoli, con 40 ore settimanali, al mese arriverei a 800 euro lordi: è, né più né meno, uno stipendio da fame. Ma è pur sempre meglio di niente. Come gran parte dei dipendenti, avevo il compito di gestire gli ingressi ai tornelli. Il contratto consiste di 40 ore settimanali, divise su 5 giorni lavorativi da 8 ore, con 2 giorni di riposo consecutivi; questo è quello che dice il contratto, ma la realtà è ben diversa: di certo 2 giorni consecutivi di riposo non li ho mai fatti! Il primo giorno ho lavorato dalle 18 di sera alle 7 di mattina. Sì, stiamo parlando di 13 ore, pressoché consecutive! Nel resto della prima settimana invece ho fatto 12 ore di lavoro al giorno, per poi passare a un turno notturno “normale” di 8 ore nella settimana successiva. Dei primi 25 giorni ne ho lavorati 22, e dei restanti 3 solo uno era realmente “di riposo”, mentre negli altri due smontavo la mattina dal turno della sera prima. Nel primo mese ho accumulato oltre 250 ore di lavoro. Insomma, i turni sono massacranti e capisco benissimo i miei colleghi che hanno mollato il colpo dopo la prima settimana. A causa di simili carichi di lavoro, abbinati a una paga così magra, si dice che quasi 150 persone abbiano rinunciato all’impiego.

D: Insomma, non proprio la vetrina dell’”eccellenza italiana” cantata dalla propaganda, quantomeno nei rapporti di lavoro..
R: O forse sì: Expo forse è davvero specchio dell’Italia di oggi, soprattutto nei rapporti di lavoro. Comunque guarda, la disorganizzazione all’interno del sito è davvero totale. Il luogo di lavoro in sè, quindi Expo 2015, benchè nuovo di zecca, è incompleto e anche per questo insicuro; le condizioni di sicurezza sono incerte. La flessibilità di orario, invece, è totale, completamente a discrezione dell’azienda. Occorre infatti tener presente che, con una paga così bassa, siamo costretti a fare straordinari per poter portare a casa uno stipendio un minimo decente. Quello della paga da fame è il ricatto peggiore. L’azienda ovviamente ne approfitta. So di alcuni lavoratori che fanno turni totalmente casuali: a volte di 6 ore, a volte di 18, e ad alcuni è stato proposto uno spezzato con 3 ore di pausa. A proposito di pause, su questo aspetto non c’è nessuna regolamentazione: vengono decise in loco dai supervisori in maniera più o meno sensata. Mi è capitato di dover pranzare in 15 minuti così come di non pranzare affatto. In questa situazione di arbitrarietà, a volte la pausa è stata concessa solo dopo lamentele. Inoltre, alcuni hanno iniziato a lavorare direttamente in Expo senza fare i corsi di formazione e sicurezza che ho fatto io nelle settimane precedenti all’apertura, o senza portare tutta la documentazione necessaria per fare il contratto. Si fanno tanti discorsi sulla sicurezza, e noi stessi siamo videosorvegliati per tutto l’orario di lavoro, ma almeno per tutto il periodo di prova sono entrato nel sito Expo senza pass: all’ingresso, anche se avrei potuto essere chiunque, bastava la divisa per essere riconosciuto come addetto ai tornelli ed esser fatto entrare in un “Sito di interesse strategico nazionale”.
Come sempre invitiamo le lavoratrici e i lavoratori di Expo a contattarci e a condividere le loro esperienze così da volgerle al conflitto.
Al Punto San Precario di Rho-Fiera da anni offriamo assistenza legale gratuita e una consulenza integrata – creativa, legale, politica, sindacale, comunicativa, sociale – capace di definire al meglio la strategia per far valere i propri diritti e gli strumenti per metterla in pratica. Puoi contattarci per chiedere un parere, per fare una vertenza, per leggere la busta paga, per raccontarci la tua storia.Per trattare con un’azienda, a volte, basta trattarla male

http://lavoroexpo2015.com/2015/05/28/hello-world