venerdì 30 settembre 2016

La memoria è nostra

Di Pablo Bartoli

Guardavi coi miei occhi
Col mio cuore sentivi                                                                                                                                                         
Combattevi con le mie stesse nude armi

Garofano reciso
giovane sacrosanta rabbia
Sogno spezzato dalla peste nera
diffusa dallo Stato             

Adesso dov'è la memoria?

Sta negli occhi di Piero Bruno                
nella penna di Valerio Verbano
nel cervello di Tonino Zibecchi
nel cuore di Claudio Varalli

nella dolcezza di Giorgiana Masi
nel petto di Elena Pacinelli
nella barba di Francesco Lo Russo
nella giovinezza di Fabrizio Ceruso
nell'urlo di tutti gli altri

Sta nell'appartenenza condivisa

Finchè avrò respiro lotterò
per ricomporre il mosaico dei nostri sogni

Ciao Walter

mercoledì 21 settembre 2016

LE VOCI DEL PADRONE

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo comunicato della CUB Trasporti di Roma.



CUB Sanità Salerno: Attacco di massa ai lavoratori ospedalieri a Salerno

E’ in discussione in Parlamento da gennaio 2016 la contro-riforma della pubblica amministrazione che si trova nelle grinfie del ministro Madia. Ora c’è il secondo passaggio estivo annunciato da Renzi con i licenziamenti cattivi (parole sue).
Si tratta del più duro e complesso attacco ai lavoratori della p.a. condotto dal dopoguerra ad oggi. Si introducono punizioni economiche ai singoli dipendenti (6 mesi di stipendio); il deferimento alla Corte dei Conti per reato di danno d’immagine (siamo al reato “immaginario”); il licenziamento in tronco.  I dirigenti sono accusati di complicità, con conseguente arresto e condanna 2 anni di carcere. E’ introdotto il reato difalsa attestazione di presenza in servizio: dunque è ininfluente la presenza reale e il lavoro effettivamente svolto: basta un piccolo errore o un leggerezza al marcatempo che si rischia il licenziamento. Sono legalizzate misure di spionaggio poliziesco dei dipendenti. I luoghi di lavoro diventano prigioni. A sostegno di questa campagna reazionaria da circa un anno sono in corso in tutta Italia persecuzioni: uno slip diventa un reato da fucilazione, la mera cortesia di attivare il marcatempo  per un altro lavoratore –sebbene in servizio- fa rischiare il posto di lavoro.
E’ così che si spiegano le accanite campagne giudiziarie e di stampa in corso: distruggere ciò che rimane delle tutele dei lavoratori della p.a., impedire che possano chiedere il rinnovo dei contratti fermi da dieci anni, impedire che esigano diritti e tutele. Far accettare il lavoro subordinato come una condizione afflittiva e farglielo sembrare normale. Rendere onnipotenti i burocrati.
E’ così che si spiega il gigantesco attacco ai lavoratori dell’Ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno: 850 avvisi di garanzia contro infermieri, medici, tecnici,  guarda caso tutti lavoratori di corsia, mentre nulla è rilevato circa cortigiani e impiegati di palazzina. Sono stati attivati spioni e delatori, telecamere, intercettazioni: un attacco in grande stile. Tutti gli 850 nomi sono stati resi pubblici facendoli filtrare alla stampa di regime. Molti lavoratori ignorano perché i loro nomi appaiano negli elenchi: sono certi di non aver commesso reati. Due dipendenti si sono suicidati, uno dei quali in ospedale; un’infermiera è stata trovata vagare in stato confusionale in un’altra città. Contemporaneamente i padroni dell’Ospedale danno la caccia anche alle auto dei lavoratori se parcheggiate male, minacciando provvedimenti disciplinari (ma la materia della sosta esula dai loro poteri): sono ubriachi di dispotismo.
Tutto ciò accade nell’indifferenza e nella sottovalutazione dei sindacati ufficiali. Si è tenuta poche settimane orsono un’assemblea generale indetta dalle maggiori sigle sindacali, molto partecipata, nella quale il Fronte Unico di lotta No Austerity ha portato solidarietà a tutti i  dipendenti e ha proposto la creazione di un Comitato di Difesa dei Lavoratori. Ma la Cgil e le altre sigle si sono ben guardati dall’aderire. Non sia mai che il loro potere filo padronale possa essere messo in discussione.
Cub Sanità Salerno   http://www.cubcampania.org/


lunedì 19 settembre 2016

Ebd Elsalam: Il comunicato di solidarietà della FILT CGIL di Vicenza

Dopo la rabbia, il cordoglio e la solidarietà. La tragica morte di Abd Elsalam Ahmed Eldanf, l’operaio della logisticarimasto ucciso da un camion della Gls nella notte tra mercoledì 14 e giovedì 15 settembre 2016 a Piacenza, mentre partecipava a un picchetto di lotta promosso dal sindacato Usb, ha scosso anche la segreteria della Filt Cgil di Vicenza, che in una nota esprime a nome di tutti i lavoratori iscritti «un messaggio di cordoglio e solidarietà alla famiglia del lavoratore rimasto senza vita a Piacenza, in un episodio che ci lascia atterriti per le modalità in cui è avvenuto, proprio nel mezzo di una rivendicazione sindacale».
In questa epoca dove anche noi siamo nei cantieri insieme ai lavoratori, per perseguire il diritto al lavoro, a un salario dignitoso e al diritto a vivere una vita dignitosa che rispecchia in ogni modo i principi della nostra costituzione e che negli ultimi anni inevitabilmente nei cantieri dove sono presenti gli appalti non avviene.
La vita te la tolgono in un modo o nell’altro, lo chiamano dumping contrattuale furbescamente, ma ha molto più a che fare con la disonesta’ di quei pseudo imprenditori che si improvvisano tali e rubano la vita dei lavoratori partendo proprio dal salario e quindi dalla dignità. Quello che preoccupa maggiormente e la completa ritorsione dei dirigenti di molte aziende verso una classe operaia che nella legittimità di una protesta sempre più spesso viene soppressa prima, durante e dopo le manifestazioni, con azioni che non si possono certamente accostare alla democrazia e alla libertà.
Anche qui a Vicenza viviamo situazioni analoghe, serve l’impegno di tutti per far si che queste vicende non possano e non debbano più accadere, certamente non con le parole, ma con azioni e se questa è la tendenza noi tutti abbiamo il dovere di cambiarla con la lotta nei tavoli, nei cantieri e nelle strade. Con immenso dolore l’ultimo saluto è per il lavoratore deceduto, che di fatto è un eroe dei nostri giorni.

venerdì 16 settembre 2016

Ciao Ebd Elsalam, la tua lotta vivrà per sempre!

Faremo parlare le immagini, perché crediamo sia il modo migliore per ricordare un valoroso compagno che si è battuto per i diritti dei lavoratori.
Caricheremo in questo post le immagini dei cortei e delle mobilitazioni in onore di Abd Elsalam che i nostri lettori ci invieranno.
CUBlog si unisce al dolore dei familiari e dei compagni di lotta di Abd.



La redazione di CUBlog



da MILANO

















da Firenze



domenica 11 settembre 2016

Intervista a Diego Bossi a cura di Fabiana Stefanoni per PROGETTO COMUNISTA*

Quali prospettive per il sindacato di classe e di lotta?
La crisi del sindacalismo di base in Italia e lo sviluppo del Fronte di lotta No Austerity


Intervista a cura di Fabiana Stefanoni


Intervistiamo Diego Bossi, operaio Pirelli, membro del coordinamento nazionale del Fronte di Lotta No Austerity.



1) Diego, tu da anni sei un attivista del sindacalismo di base in Pirelli, precisamente della Cub. Sei anche ideatore e redattore di CUBlog http://cub-log.blogspot.it/, che ha sempre dato voce a tutte le lotte,  privilegiando l'unità di classe alla specifica collocazione sindacale. Quali credi siano i principali limiti del sindacalismo di base in Italia?

Prima di tutto vorrei ringraziarvi per questa intervista, il vostro è tra i partiti più vicini ai lavoratori nelle fabbriche e più attento alle questioni sindacali che mi sia capitato di incontrare nei miei vent’anni da operaio e attivista, con le compagne e i compagni del Pdac vanto una preziosa e proficua collaborazione che ha dato e sicuramente continuerà a dare ottimi risultati.
Veniamo ora, ahimè, ai limiti del sindacalismo di base in Italia. Sulla base della mia esperienza personale, in prima battuta il sindacalismo di base dà una connotazione conflittuale che si differenzia nettamente dalla concertazione a perdere tipica dei confederali.  Quello che manca è una visione di classe che realmente si traduca dai proclami alle azioni. L’immagine che ci si presenta davanti oggi è pietosa: un insieme di compartimenti stagni e non comunicanti tra loro, governati da anziani che non lasciano il trono, dove conduzioni familiari e clientelari basate su introiti economici  ed espansione di fette di mercato (lavoratori!) hanno bloccato qualsiasi tentativo di ricambio generazionale e di genuina democrazia della base. Una galassia di piccoli centri di potere concorrenti fra loro: dividono i lavoratori, anziché unirli. La moltitudine di sigle può essere un valore aggiunto solo nell’ambito di una comune prospettiva di classe. Oggi, in Italia, il sindacalismo di base è ancora molto distante da questa prospettiva.


2) Recentemente su CUBlog sono apparsi molti articoli critici di attivisti della Cub che non condividono alcune scelte degli attuali dirigenti sindacali. Tu cosa pensi di queste vicende interne al sindacato?

Per CUBlog, dare voce al dissenso verso settarismi e burocrazie antidemocratiche è una missione naturale, e naturale è la sua adesione al Fronte di Lotta No Austerity.
Le ultime vicende che hanno riguardato la Cub negli ultimi mesi segnano uno dei punti più bassi che abbia mai toccato il sindacalismo di base in Italia. Passiamo dall’imposizione di delegati estranei alla categoria al congresso della Cub Trasporti, all’esclusione, nella fase preparatoria dell’assemblea nazionale, dell’Unione inquilini, organizzazione tra le fondatrici della Cub, che in polemica non ha inviato delegati all’assemblea stessa. Per un resoconto impeccabile vi rimando a questo bellissimo articolo di Pippo Gurrieri pubblicato su Sicilia Libertaria che potrete trovare a questo link: http://cub-log.blogspot.it/2016/07/dove-sta-andando-la-cub-postiamo-e.html. Su tutto, basti pensare che quello che si vanta di essere il più grande sindacato di base italiano ha cambiato il proprio statuto nello stesso modo in cui io ho cambiato maglietta questa mattina: all’improvviso e senza dire un cazzo a nessuno. Di più: ha soffocato ogni possibile discussione mettendo ai voti le modifiche statutarie al primo giorno dell’assemblea nazionale. Non è solo una questione democratica. Dovremo fare i conti con un impatto psicologico devastante che ha gettato nel baratro la già esigua fiducia nei sindacati. Tutto il percorso congressuale è culminato ai primi di luglio nell’assemblea nazionale, dove è scoppiata una pentola a pressione che rimaneva chiusa da anni, così sono saltati fuori allo scoperto tutti: i burocrati, gli autoritari, i maiali orwelliani, i ricattati, i sudditi, senza farci mancare liste di proscrizione enunciate dal pulpito nel silenzio complice della presidenza. Ma è saltata fuori anche tanta indignazione, mettendo in risalto un’ampia parte sana del nostro sindacato. CUBlog sarà il megafono di chiunque abbia a cuore la democrazia partecipativa della base e l’autonomia dalle ingerenze del potere centrale.

3) Al di là della Cub, l'accordo della vergogna ha segnato uno spartiacque importante. Come hai vissuto la capitolazione all'accordo da parte di numerosi settori del sindacalismo conflittuale? Pensi sia servita la campagna di No Austerity?

Con il testo unico sulla rappresentanza siglato da Cgil, Cisl e Uil con Confindustria, i padroni hanno ottenuto il risultato di cacciare fuori dalle rsu i sindacati conflittuali. Dobbiamo spiegare ai lavoratori cos’è in realtà l’accordo della vergogna: un patto di non belligeranza coi padroni e di fedeltà assoluta dei delegati alle proprie segreterie, in cambio della concessione padronale di agibilità sindacali e dei fiumi di soldi provenienti dagli enti bilaterali. I padroni hanno capito che l’investimento più proficuo sarebbe stato comprarsi i sindacati. E l’hanno fatto.
Francamente mi sarei aspettato che la cortina di ferro dividesse i firmatari da tutti gli altri; purtroppo così non è stato. La mia personale opinione è che quel testo sia irricevibile per chiunque voglia realmente rappresentare i lavoratori; firmarlo, significa cessare di essere un sindacato, anteponendo interessi di bottega alla lotta di classe, unica via possibile per contrastare l’avanzata dispotica del capitale.
In quel periodo buio che è succeduto alla firma dell’accordo, si respirava un’aria di smarrimento e una propensione – diciamolo! – alla capitolazione. Credo che non solo la campagna di No Austerity sia servita, ma sia stata determinante, dando forza e voce a quanti si stavano opponendo a quello scempio.

4) Tu sei tra i principali volti noti del Fronte di Lotta No Austerity, che ha recentemente svolto la sua prima conferenza nazionale per delegati. Fai parte del coordinamento nazionale e, soprattutto, ne rappresenti l'anima operaia. Credi che il Fronte di Lotta No Austerity abbia la possibilità di diventare un punto di riferimento importante per la costruzione di un ampio e radicato fronte unitario di lotta?

Il Fronte di Lotta No Austerity è frutto di un lavoro straordinario di sinergie tra le migliori anime del sindacalismo italiano. Abbiamo fatto tanta strada e il nostro percorso è ancora lungo e non privo di ostacoli. Nella conferenza nazionale di Firenze ci siamo dati regole e princìpi; a settembre, a Modena, si riunirà il coordinamento nazionale col compito di dare attuazione al regolamento approvato.
Ci sono due immagini del Fronte di Lotta No Austerity, entrambe legittime ma diametralmente opposte. La prima raffigura No Austerity come somma aritmetica di una moltitudine di addendi  rappresentati dalle varie sigle del sindacalismo conflittuale, un grande padiglione, per intenderci; dove chi vuole entrare si porta con sé il proprio bagaglio sindacale, fatto di esperienze, tradizioni, conoscenze e lotte, aspettandosi di contribuire a dare forma e volto al nostro Fronte di Lotta.
La seconda – quella che preferisco – le persone le raffigura in uscita dal padiglione e il loro bagaglio è quel modo di essere e di concepire la politica e il sindacato così ben definito dalla nostra Carta dei princìpi. Persone che escono dal Padiglione No Austerity, entrano nei loro sindacati e si annidano in essi come un cancro positivo, un embrione di democrazia operaia e di unità di classe che cresce e si espande fungendo da anticorpo per burocrazie, settarismi, autoritarismi e discriminazioni.
Se questa seconda immagine prevarrà, se il Fronte di Lotta No Austerity saprà considerarsi come elemento indipendente e se saprà concentrarsi sui suoi obiettivi e sulla genetica che lo costituisce, anziché sulle tante provenienze che lo compongono, credo fermamente che diventerà un riferimento imprescindibile su cui convergeranno le lotte in Italia.

5) Quali secondo te dovranno essere le priorità del Fronte di Lotta No Austerity in questo autunno?

Due Priorità: prodigarsi per la costruzione di uno sciopero generale nazionale unitario di tutto il sindacalismo conflittuale e riportare in auge, rinnovandola, la campagna contro l’accordo di rappresentanza, che rischia di diventare legge per mano di un decreto governativo.

6) Per concludere, una domanda più generale. Come operaio che conosce direttamente la condizione di vita e di lavoro della sua classe, pensi ci sia una via d'uscita nel capitalismo?

Ho passato una lunga fase della mia vita in cui avrei risposto di sì, per molti anni ho creduto che lottare all’interno di questo sistema per migliorarlo fosse l’unica strada percorribile. Non ho mai chinato la testa sui libri sacri del comunismo, né ho avuto mai dimestichezza e familiarità con gli ambienti accademici e dottrinali. Sono un operaio e un semplice militante attivista, lo dico dando tutta la solennità possibile a questa espressione, perché credo non esista posizione e condizione più alta e importante della semplice passione di migliorare il mondo e la società. Oggi, quello che so e che sono lo devo ad anni di lotta ed esperienza e a compagni eccezionali che con pazienza hanno colmato molte mie lacune, formando in me consapevolezza e coscienza di classe. Rispondo quindi alla vostra domanda: no. Non esiste giustizia in un sistema ingiusto. Il capitalismo si sorregge sullo sfruttamento dei popoli per arricchire i padroni.
Se potessi fare un appello a tutti lavoratori, sarebbe questo: attenti che il capitalismo è più pericoloso proprio nei momenti in cui vi sembra più docile e attraente, non saranno i proclami leghisti che vi scaglieranno contro altri lavoratori e sfruttati migranti distogliendo la vostra attenzione dal vostro nemico di classe, non saranno le crociate grilline contro il sistema a cui sono funzionali tenendovi all’interno dello stesso, non sarà niente e nessuno a liberarvi dalla vostra condizione di sfruttati. L’unica possibilità che avete è scriverla voi, la vostra storia. E non leggerla scritta da altri.
Ora che mi ci fate pensare qualcosa sul comunismo l’ho letta. Fa più o meno così: Proletari di tutto il mondo, unitevi!


*Mensile del Partito d'Alternativa Comunista


(17/08/2016)

domenica 4 settembre 2016

Sciopero IESU Firenze dalle 09:00 alle 17:00 dell'11 settembre 2016

COMUNICATO SCIOPERO 11 SETTEMBRE 2016 per il Personale Mobile-Impianti Equipaggi Servizio Universale (IC, ICN, EXP) di Firenze. 
La Cub Trasporti Toscana ha dichiarato sciopero per l'11 settembre dalle 9 alle 17, con uguali modalità, dunque, dello sciopero già dichiarato dalle altre OO.SS.
Come CUB siamo arrivati al quinto sciopero per l'Impianto e da sempre la nostra idea è stata di riunire le forze per affrontare problematiche tanto palesi quanto urgenti, spesso ciò non è stato possibile per i diversi percorsi scelti delle Segreterie che, ora, convengono giustamente sull'unica forma di rivendicazione che può dare forza dopo anni di incontri e rinvii che sono la strada maestra per l'azienda per far passare i tagli.
Non nascondiamo assolutamente che i metodi e parte delle rivendicazioni di gran parte delle altre OO.SS. non ci trovano d'accordo (vedi accordo del 4 Marzo 2016), nonchè l'enorme ritardo con il quale sono arrivati ad una azione di sciopero. Ma tant'è.
Scioperiamo perchè davanti all'urgenza ed ai continui attacchi aziendali abbiamo deciso di dare un segno di compattezza che altrimenti, anche questa volta, sarebbe mancato.
Scioperiamo perchè ci siamo sempre spesi per l'unità non solo in Impianto ma anche fra Impianti diversi e, casualmente o meno, l'11 settembre sciopereranno anche gli IESU di Genova e Bologna (su problematiche fatalmente simili) e per noi questo è molto ma molto importante.
Scioperiamo per ottenere ASSUNZIONI nell'Impianto, che ne garantiscano il futuro, la copertura della produzione e miglioramenti nella fruizione delle ferie e nei turni di servizio.
Scioperiamo contro i continui provvedimenti disciplinari e le "inchieste" ai danni dei lavoratori, ormai diventate solo un metodo di intimidazione.
Scioperiamo per una seria ristrutturazione dell'Impianto e non per piccoli interventi di facciata.
Scioperiamo per la copertura degli Impianti a terra che, ad oggi, hanno perso ben 6 posti di lavoro per le azioni unilaterali aziendali. Per il ripristino di tutte le figure professionali (resp. produzione, resp. qualità, distributori, programmazione PdM, tutor) che unilateralmente, e un pezzo alla volta, l'azienda ha eroso senza alcun accordo sindacale e quindi illegittimamente.
Nell'ultima decade i lavoratori hanno dimostrato che solo sostenendole concretamente le rivendicazioni possono prendere corpo ed avere un qualche effetto, la politica di gestione dei cambiamenti è solo un modo per accompagnare, inevitabilmente, i cambiamenti che intende l'azienda: i tagli e la soppressione dei posti di lavoro.
PER TUTTO QUESTO INVITIAMO I LAVORATORI AD ADERIRE CONVINTAMENTE ALLO SCIOPERO CHE DEVE ESSERE UN ULTERIORE PASSO NELLA DIFESA DELL'IMPIANTO.




SCARICA IL VOLANTINO



sabato 3 settembre 2016

Comunicato del comitato auto-organizzato C'È CHI DICE NO alla riforma costituzionale. Da diffondere.

Con preghiera di diffusione:

Oggi a Milano di fronte al ministro Boschi che parlava senza il minimo contraddittorio in un finto dibattito pubblico, abbiamo voluto portare a lei ma soprattutto agli elettori del PD qualcosa a cui non sono più abituati: la libera contestazione democratica e il diritto ad avere un discussione tra posizioni diverse.

Purtroppo, di fronte alla nostra contestazione, siamo stati spintonati e insultati prima da alcuni militanti del PD e poi circondati dal servizio d'ordine in modo aggressivo: alcune donne del comitato hanno riportato cadute e lividi, e solo grazie all'intervento della polizia la situazione non è degenerata.

Eppure non ci siamo fatti intimidire e siamo riusciti a fare sentire la nostra voce distribuendo centinaia di volantini. Il risultato è che parecchi elettori del PD hanno voluto conoscere le ragioni del NO puntualmente censurate dalla stampa e dalla televisione di "regime".

È ora quindi necessario in ogni occasione pubblica far trovare al ministro Boschi e al governo una forte opposizione a questa riforma.

La vera democrazia è partecipazione popolare.
Senza opposizione è solo dittatura.

Comitato auto-organizzato milanese "C'è chi dice NO" alla riforma costituzionale

Contatti: cechidicenoreferendum@gmail.com